La memoria e l’immaginazione, la condizione umana come materia da deformare, l’ambiguità della percezione come limite da sfidare. Questi alcuni dei temi e dei metodi che si richiameranno, come in un gioco di specchi, tra le mostre di Thomas Schütte e Tatiana Trouvé, presentate dalla Pinault Collection per la programmazione del 2025 a Punta della Dogana e Palazzo Grassi, a Venezia. Se Schütte, la cui ricerca è rimasta immune a qualsiasi definizione, ci invita alla riflessione facendoci immergere tra figure che si deformano e inquietano, Trouvé, che spesso gioca sul senso di disorientamento, costruisce universi complessi, dove memoria e immaginazione si sovrappongono.
A Punta della Dogana, la mostra dedicata a Thomas Schütte, visitabile dal 6 aprile al 23 novembre 2025, ripercorrerà oltre quattro decenni di ricerca artistica, rivelando la straordinaria capacità dell’artista tedesco di muoversi tra generi e materiali con un approccio proteiforme. La selezione, che attinge dalla collezione della Pinault Collection, affianca sculture in bronzo, acciaio, ceramica e vetro a disegni e incisioni meno noti ma essenziali per comprendere la genesi delle sue opere tridimensionali.
Il cuore pulsante del lavoro di Schütte è la figura umana: caricaturale, distorta, a tratti violenta, ma sempre intrisa di un’ironia tagliente. Le sue sculture sembrano interrogare la nostra condizione esistenziale, svelando un’umanità fragile e costantemente in bilico tra intimità e teatralità. La mostra, a cura di Camille Morineau e Jean-Marie Gallais e costruita in modo non cronologico, invita il visitatore a esplorare le metamorfosi formali che hanno segnato l’evoluzione dell’artista classe 1954, offrendo uno sguardo inedito sul rapporto tra scultura e disegno nel suo lavoro.
Lungo i tre piani di Palazzo Grassi, Tatiana Trouvé creerà un mondo immersivo e ipnotico. La sua monografica, la più grande mai realizzata in Italia, visitabile dal 6 aprile 2025 al 4 gennaio 2026, si dispiega come un viaggio tra dimensioni diverse, dove sculture e installazioni site-specific – tra cui dei lavori inediti e appositamente realizzati per dialogare con gli spazi – si intrecciano con disegni monumentali, in un continuo gioco tra realtà e finzione.
L’artista franco italiana, nata a Cosenza nel 1968, con il suo approccio sofisticato e stratificato, esplora temi come la memoria, il tempo e l’instabilità, invitando il pubblico a perdersi in un labirinto di riferimenti onirici e visioni speculative. Le opere, spesso caratterizzate da una tensione tra il materiale e l’immateriale, sono attraversate da un senso di sospensione: oggetti che appaiono e riappaiono, spazi che si trasformano e si ricostruiscono, sfidando il nostro senso di orientamento. A cura di Caroline Bourgeois e James Lingwood, in collaborazione con l’artista, la mostra è un invito a navigare attraverso le complessità della nostra esistenza, esplorando le connessioni sottili tra passato, presente e futuro.
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