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Fotografare la saggezza: gli scatti di Cristina Mittermeier in mostra a Torino
Arte contemporanea
Si tratta della prima retrospettiva in Europa di Cristina Mittermeier, un personaggio dalle mille sfaccettature, insieme fotografa, biologa marina e attivista, cofondatrice e presidente di Sea Legacy, l’associazione nata nel 2014 con l’intento di difendere gli oceani e gli ambienti marini. Il percorso espositivo si snoda attraverso ben novanta immagini fotografiche e si configura come un percorso articolato attorno al tema della natura e del suo rapporto con gli esseri umani, soprattutto coloro che, per cultura e tradizione, vivono e interagiscono con il contesto ambientale in maniera armoniosa e piena di un ancestrale rispetto. Il titolo della mostra si rifà al senso della saggezza, poiché è certamente saggio relazionarsi con il mondo della natura secondo i principi del rispetto e dell’armonia. Tuttavia, ciò che più emerge dal percorso espositivo è piuttosto il rapporto con la bellezza che colma tanto la natura, quanto quei popoli che la abitano restando in stretto contatto con l’ambiente, secondo culture millenarie che regolano i propri ritmi vitali su quelli del clima, della flora e della fauna, senza stravolgimenti.
Le fotografie in mostra si caratterizzano per una quasi totale assenza di post-produzione e per il ricorso, da parte della fotografa, a tecniche non esageratamente elaborate, ma piuttosto ispirate a un principio di spontaneità. Questa scelta è volta ad esaltare il dialogo improntato alla spontaneità e naturalezza che la bellezza della natura riesce ad ispirare. L’idea di fondo è che la bellezza nasca e si realizzi massimamente proprio quando l’umanità vive in una sorta di stato di interconnessione con la natura, abitandola nel più totale rispetto delle sue leggi e dei suoi ritmi più profondi e antichi.
Interessante è il concetto di enoughness, a cui Mittermeier si ispira, parola che si traduce in italiano con il termine “abbastanza”. L’italiano però forse non rende la totalità di significati che il termine inglese porta con sé. L’enoughness, per Mittermeier, ha infatti a che fare non tanto con un “accontentarsi”, quanto con il mantenersi all’interno di un ritmo sostenibile, armonico e privo di qualsiasi violenza, che non mira a una sempre maggiore conquista di vantaggi e privilegi, ma si configura piuttosto con un trovare la propria voce armonica nel contesto più ampio della natura e dell’ambiente.
Sentirsi abbastanza vuol dire sentirsi all’altezza, non sentirsi da meno, ma anche soprattutto non sentire il bisogno di esercitare un qualche tipo di brutalità o prevaricazione, anche in diretta o sopita, per poter primeggiare o comunque esercitare un potere su cose e persone. Ma sentirsi “abbastanza” vuol dire anche fare propria una profonda autostima, in cui ci si accetta per quello che si è, senza pretendere di diventare altro o meglio (si pensi al Ken di Barbie di Greta Gerwig, per esempio).
A partire da questo concetto di enoughness è possibile allora pensare il rapporto con la natura e con l’ambiente in un modo nuovo, improntato non a uno sfruttamento sempre maggiore delle risorse, ma piuttosto alla ricerca di un’innovazione anche tecnologica che sia però capace di preservare equilibri naturali e culturali.
Questi concetti, come questo modo di vivere il rapporto con la natura e con le culture umane che la popolano, riverberano dalle immagini di Cristina Mittermeier, dando vita a una carrellata di figure, sguardi e ambienti che affascinano lo spettatore. Questo è vero in maniera particolare nelle immagini dedicate al mondo del mare e degli oceani, dove le creature degli abissi sembrano danzare nelle profondità disegnando figure che lasciano indovinare, pur nella staticità fotografica, vitalità, energia e movimento.