Il Rudolfinum è un imponente edificio ottocentesco neorinascimentale nel centro di Praga. È conosciuto principalmente per essere la sede della Filarmonica ceca, ma è anche una sede espositiva che in collaborazione con le più importanti istituzioni internazionali presenta esposizioni di arte contemporanea. Fino all’8 gennaio 2023 ospita “Fragilités”, una mostra curata da Elena Sorokina e Silvia Van Espen.
“Fragilités” è una mostra collettiva che raccoglie 17 artisti internazionali di diverse generazioni attorno al termine “fragilità”. L’obiettivo delle curatrici è stato quello di mettere alla prova il tradizionale significato di fragilità. Infatti, non si parla più di fragilità come debolezza, passività o impotenza, ma come di una fonte di forza e capacità di azione che incoraggia e sostiene le interdipendenze tra esseri umani, tra specie diverse o tra uomo e ambiente.
In merito a questi legami di dipendenza reciproca nella prima e nell’ultima sala della mostra sono proiettati due video al cui centro è posto il rapporto tra uomini e animali e la delicata convivenza tra questi.
Si contrappone alla ferocia infantile del primo video, in cui un gruppo di bambini gioca con delle cavallette staccando loro le zampe, (Francis Alÿs, Children’s game, 2011), la poeticità di un musicista che suona una viola tenendo una lumaca in bilico sull’archetto. In quest’ultimo video di Anri Sala (If and only if, 2018), è mostrato il maestro costretto a riadattare l’Elegia per viola sola di Igor Stravinskij in base ai movimenti della lumaca, per mantenerla in equilibrio.
Il tema della mostra è la fragilità, intesa anche come delicatezza. Un esempio è l’installazione dell’artista viennese Susanna Fritscher fatta di nastri trasparenti leggerissimi che piovono dal soffitto e che oscillano al passare dei visitatori. La leggerezza e la precarietà di quest’opera si contrappongono alla consistenza delle sculture dell’artista ceco Dominik Lang, provenienti dall’installazione Sleeping City, esposte alla Biennale di Venezia nel 2011. Lang usa il bronzo per rappresentare corpi umani e animali indissolubilmente legati, come una donna con il suo cane, una bambina con il suo uccellino.
In queste ampie sale della galleria Rudolfinum, tra le altre opere che affrontano il tema della fusione di corpi trova spazio anche un’opera di Louise Bourgeois intitolata Couple, in cui una coppia di amanti manichini di stoffa giace all’interno di una teca, formando un corpo unico, compenetrandosi. Queste opere sono un esempio di come alcuni artisti ritraggono l’instabilità della natura umana trattando l’ibridazione e la metamorfosi, e quindi il corpo come una cosa fragile non finita e transitoria.
La mutevolezza dei corpi è esplorata anche nel toccante video di William Kentridge intitolato Sibyl (2020). In questo video appaiono proiettate sulle pagine di un dizionario la sagoma della Sibilla danzante, versi profetici e forme astratte che svaniscono dopo pochi istanti in un susseguirsi turbinoso di immagini e parole sul destino e sulla mortalità.
Nella mostra “Fragilités”, le due curatrici hanno deciso di legare insieme opere d’arte molto diverse tra loro come sculture, installazioni, video e dipinti che apparentemente sembrano non avere molto in comune. Come suggerisce il titolo della mostra, ciò che le unisce è la chiave interpretativa, ossia il fatto che la vera forza delle relazioni sia data dalla connessione dei diversi corpi, e perciò dall’unione delle diverse fragilità e debolezze individuali, e queste opere, nella loro varietà, ne sono un esempio.
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