Francesca Casale e la “street art olfattiva” da scoprire al MAU di Torino

di - 21 Maggio 2024

Come senso, l’olfatto è trascurato. Eppure, è davvero potente. È capace di suscitare reazioni molto individuali, talvolta subconscie o addirittura ancestrali. Può riplasmare la realtà che ci circonda in termini spazio-temporali, riattivando ricordi sopiti, oppure evocando ambienti e situazioni altre rispetto al qui ed ora. I confini fra il materiale e l’immateriale si rivelano labili.

Nell’odierna società dell’immagine e dell’AI, in cui il digitale tende ad avere il sopravvento sull’analogico e l’esistere sconfina sempre più nel mero apparire, ecco che l’olfatto ci riconduce ineluttabilmente alla fisicità, in una sorta di estrema resistenza del reale. Nel contempo, ha una stretta correlazione anche con l’interiorità, perché il bulbo olfattivo del cervello è connesso all’amigdala, che decodifica a livello emotivo gli stimoli provenienti dal mondo esterno.

La peinture dessons, bruits et odeurs -Manifeste futuriste Photo credits: Hanno Lans, CC BY 4.0 via Wikimedia Commons

Si può creare arte attraverso effimere sensazioni olfattive? Esibire l’invisibile sembra l’essenza stessa dell’arte olfattiva, la cui storia è piuttosto recente. Spesso se ne colloca l’inizio nel 1938, quando un’installazione riempì l’aria con l’aroma del caffè tostato all’Esposizione Internazionale del Surrealismo di Marcel Duchamp. Tuttavia, a dire il vero, ancora prima il futurista Carlo Carrà aveva già scritto un testo intitolato La pittura dei suoni, rumori e odori, che indagava i segni dell’espressione olfattiva e l’interpretazione degli stessi. In seguito, altri artisti – come Edward Kienholz, Takako Saito e Joseph Beuys, fra gli altri – hanno contribuito allo sviluppo dell’arte olfattiva, fino ad arrivare all’Olfactory Art Manifest di Peter Cupere. Oggi, mentre a New York l’Olfactory Art Keller è una galleria esclusivamente dedicata all’arte olfattiva, personalità come Clara Ursitti, Christophe Laudamiel, Wolfang Georgsdorf, Sissel Tolaas o Maki Ueda intraprendono sperimentazioni sempre più sofisticate.

E in Italia? Di recente, al MAU – Museo di Arte Urbana di Torino un’olfactory artist di talento, Francesca Casale, ha realizzato People Lines, una performance di pittura olfattiva. Fa parte di un originale progetto di street art olfattiva, che prevede nelle prossime settimane anche altri interventi, frutto della continua ricerca dell’autrice. Casale, infatti, ha ideato un’innovativa tecnica da applicare alla street art per trascenderne la fruibilità visiva ed esplorare una nuova dimensione percettiva. Per la sua opera, ha utilizzato un materiale che, a differenza delle vernici spray tradizionali, può veicolare degli odori. Applicato a una parete, non è permanente e col tempo si disidrata fino a scomparire. In tal modo, è a basso impatto ambientale e sostenibile. People Lines rielabora il contesto urbano a partire dall’interazione che gli individui hanno con l’ambiente stesso, nel lasciare traccia del loro passaggio sulle pareti della città. Una sorta di ritratto odoroso, insomma.

Pareidolia Sensoriale – Exhibition view Courtesy of the artist – Photo credits: Dario Fanelli

Sempre a Torino, presso Studio Sinapsi, Francesca Casale ha appena realizzato anche la mostra Pareidolia sensoriale, curata da Giulia Fanelli. La pareidolia è un fenomeno cerebrale, un’illusione subcosciente che tende a ricondurre forme casuali a forme note. L’esposizione, infatti, si articola come un gioco sensoriale, in cui il fruitore è invitato a decodificare elementi olfattivi fluttuanti e a riscoprire le proprie reminiscenze. Gli spettatori, che si addentrano in un vero e proprio labirinto di odori, superano così la mera contemplazione in un percorso tanto dinamico quanto intrigante.

Pareidolia Sensoriale – Exhibition view Courtesy of the artist – Photo credits: Dario Fanelli

Francesca Casale firma spesso le sue creazioni con un nome d’arte, Sensu, che rimanda al ventaglio pieghevole giapponese e al modo in cui i nez reggono in mano le mouillettes. È stato il suo background formativo e professionale ad avvicinarla all’olfactory art. I mezzi espressivi di cui si avvale sono molteplici: includono installazioni, sculture, dispositivi tecnologici, pipeline, supporti cartacei, strutture cosmetiche, ma soprattutto gli odori. Quegli odori che, ad esempio, le permettono di ricostruire il significato ultimo di un luogo, oppure di arricchirlo con un valore aggiunto. Quei sentori che, mentre pervadono il nostro quotidiano, esercitano una profonda influenza sui nostri stati d’animo.

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