Per i londinesi amanti dell’arte contemporanea, delle passeggiate tra gli alberi e delle atmosfere autunnali, Regent’s Park è una vera mecca in questi giorni: in attesa degli stand di Frieze, che aprirà le porte dall’11 al 15 ottobre, ha infatti già inaugurato la sua costola di arte pubblica, Frieze Sculpture. Questa prima edizione curata da Fatoş Üstek, già direttrice della Biennale di Liverpool, ha coinvolto 20 artisti, le cui opere sono allestite open air, negli storici giardini all’inglese, fino 29 ottobre 2023. Ghada Amer, Leilah Babirye, Sanford Biggers, Jyll Bradley, Catharine Czudej, Ayşe Erkmen, Yuichi Hirako, Suhasini Kejriwal, Tony Matelli, Louise Nevelson, Temitayo Ogunbiyi, Zak Ové, Li Li Ren, Hans Rosenström, Tomas Saraceno, Yinka Shonibare, Josh Smith, Amy Stephens, Holly Stevenson e Hank Willis Thomas. E non solo di sculture si tratta, almeno nel senso classico del termine: la curatrice ha voluto introdurre, infatti, un’idea più ampia di scultura, includendo un programma di arti performative, appuntamenti live e conferenze, per mettere in evidenza alcune peculiarità meno evidenti del linguaggio scultoreo, come il senso del movimento.
«Sono entusiasta di invitare londinesi e visitatori internazionali a prendere parte a una nuova visione della scultura», ha dichiarato Üstek. «Frieze Sculpture quest’anno riunisce un’ampia gamma di pratiche artistiche provenienti da tutto il mondo. I Giardini saranno ricchi di opere d’arte che accentuano il contrasto tra il monumentale e l’effimero, interagendo con gli aspetti di altri mezzi artistici», ha continuato la curatrice.
Frieze Sculpture 2023 presenta dunque artisti che espongono per la prima volta opere importanti in ambito pubblico, insieme a giovani autori che stanno spingendo il medium oltre i confini. Con lavori e progetti site-responsive e site-specific, Frieze Sculpture affronta il modo in cui la scultura può essere sia monumentale che effimera, evidenziando l’ampiezza degli approcci utilizzati dagli artisti contemporanei.
You will carry dreams, memories, and new beginnings (48 Days), è la nuova opera dell’artista originaria di Lagos, Temitayo Ogunbiyi. L’opera è composta da varie pietre usate per macinare piante e vegetali e durante la performance di apertura i visitatori sono stati invitati a sedersi in cerchio con l’artista. Ad alcuni è stato chiesto di recitare una preghiera, un desiderio o un incantesimo, in silenzio o ad alta voce, passando la pietra a destra e lasciando il cerchio, per consentire ai nuovi partecipanti di unirsi. Una volta terminata la performance, Ogunbiyi ha raccolto tutte le pietre e le ha unite in fila, dando forma all’opera.
Basata su un progetto già presentato alla Hayward Gallery di Londra nel 2022, The Hop è un’opera scultorea di Jyll Bradley che collega la grandiosità di Regent’s Park ai giardini di luppolo rurali del Kent attraverso una struttura vibrante e interattiva. Composta da 16 elementi reattivi alla luce, l’opera crea riflessi brillanti e proietta uno spettro di colori sull’ambiente circostante.
I piani angolari e le forme curvilinee di Model for Celebration II, dipinti nel caratteristico nero, sono i tratti distintivi della pratica della grande scultrice di origini ucraine Louise Nevelson. Ispirata dalle innovazioni cubiste di Pablo Picasso e Henri Matisse, Nevelson reinventava il cubismo pittorico come un’occasione scultorea.
L’artista britannico-nigeriano Yinka Shonibare lavora spesso su questioni di razza e di classe attraverso i linguaggi della scultura, della pittura, della fotografia, delle immagini in movimento. Material (SG) IV rappresenta l’idea di imbrigliare il vento e congelarlo in un momento preciso. Pervasa da un senso di dinamismo, la scultura ricorda un lenzuolo fluttuante e si propone come un’alternativa imponente ai monumenti convenzionali, statici, esplorando invece l’esperienza del cambiamento in atto. La scultura è nata dalla commissione dell’artista per il Fourth Plinth, Nelson’s Ship in a Bottle, per Trafalgar Square a Londra, nel 2010.
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