Un decennio che si apre con i movimenti di indipendenza dei Paesi dell’Africa e si chiude con la normalizzazione della ostpolitik tra la Germania dell’Est e dell’Ovest. Una parentesi cronologica densa di avvenimenti e foriera di cambiamenti, quella compresa tra il 1960 e il 1970. Ed è attraverso questo periodo che si ripercorre una parte ben definita della carriera di una delle figure più carismatiche dell’arte italiana della seconda metà del Novecento. È una impostazione metodologica molto precisa, quella seguita da Germinal, la nuova mostra che Magazzino Italian Art di Cold Spring, New York, dedicherà a Mario Schifano, artista, regista e musicista dalla travolgente inventiva. Curata da Filippo Fossati, direttore di Magazzino, in collaborazione con l’Archivio Mario Schifano e la Fondazione Maurizio Calvesi, la mostra sarà visitabile nel Padiglione Robert Olnick, dal 23 marzo al 9 agosto 2024.
«Questa mostra presenta “opere germinali” realizzate nell’arco di un decennio, dal 1960 al 1970, un periodo di grande fermento sociale, economico, politico e artistico, al quale Schifano partecipò attivamente. In quegli anni, con il suo forte carisma e la sua effervescenza, Schifano si distinse come uno degli artisti più famosi in Italia e come figura altrettanto apprezzata all’estero. La sua è un’arte concepita per tutti e non soltanto per una ristretta élite», ha spiegato Fossati. In linea con questo spirito dinamico e proseguendo la sua vocazione, aperta alla diffusione dell’arte italiana negli Stati Uniti, Magazzino sta progettando anche una serie di eventi e attività, tra cui proiezioni di film, pubblicazioni, dibattiti e altro ancora, che si svolgeranno sia nella sede di Cold Spring che presso le istituzioni partner, per tutta la durata della mostra.
Il riferimento temporale copre dunque una serie di tappe seminali nella vicenda di Schifano. Nato a Homs, in quella che era la Libia italiana, il 20 settembre 1934, nel 1961 vinse il Premio Lissone per la sezione Giovane pittura internazionale ed espose per una delle sue prime personali alla storica Galleria La Tartaruga di Plinio De Martiis a Roma. Lo ritroviamo poi, artista affermatissimo, nel 1969, con i Rolling Stones che gli dedicarono un brano, Monkey Man, contenuto nell’album Let It Bleed: «Well, I am just a monkey man / I’m glad you are a monkey, monkey woman too». Cosa era successo nel frattempo? Tra le altre cose, un lungo viaggio negli Stati Uniti, dove conobbe Andy Warhol, e la partecipazione alla 32ma Esposizione internazionale d’arte di Venezia nel 1964.
Germinal si apre con una serie di quadri monocromi con cui Schifano si presentò nel 1960: campiture di un solo colore, dipinte a smalto. I titoli, destinati ad accendere l’immaginazione del visitatore, rivelano la poliedricità del pensiero di Schifano, dal jazz (Musica di Ornette) al movimento e all’eccitazione della Roma contemporanea (Piazza del Popolo) passando per la storia dell’arte (Venere di Milo). Al lato opposto dei dipinti monocromi, si trovano alcune opere dei primi anni Sessanta in cui le superfici monocromatiche, come osserva Fossati, «Cominciano a popolarsi di segnali, numeri, lettere, segni, forme, marchi e note». Tra queste, anche i dipinti che hanno incorporato il famoso logo della Coca-Cola, considerato da Schifano una “propaganda” per la penetrazione in Italia del consumismo industriale statunitense.
Germinal prosegue con opere realizzate tra il 1965 e il 1970, periodo in cui Schifano raggiunse lo status di superstar della Pop art italiana. Tra queste opere spiccano i dipinti della serie Futurismo rivisitato, in cui Schifano guarda al movimento d’avanguardia italiano del primo Novecento per trarne ispirazione, sostenendo che i futuristi sono stati «Pionieri nel catturare il silenzio, il rumore o l’essenza di uno stato d’animo». Accogliendo questa sfida, come ci ricorda Fossati, Schifano si chiede in effetti se sia possibile «Rappresentare la vita come un caleidoscopio» e allo stesso tempo «Indicare le intrinseche strutture di questo apparente caos».
Germinal è dedicata alla memoria del critico e storico dell’arte Maurizio Calvesi (1927-2020) e di sua moglie, la scrittrice, editrice e direttrice di museo Augusta Monferini (1934-2022), che per primi hanno proposto una mostra negli Stati Uniti incentrata sull’opera di Schifano. Magazzino ha ripreso questo progetto per la prima volta con la mostra Mario Schifano: The Rise of the ’60s, a cura di Alberto Salvadori, tenutasi dal 14 settembre 2023 all’8 gennaio 2024.
Avvalendosi di molte delle stesse 80 opere, Germinal ci offre una visione completamente nuova e diversa del lavoro di Schifano, vista dalla prospettiva di Filippo Fossati che per 40 anni ha rappresentato un ponte tra l’arte contemporanea italiana e quella internazionale.
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