Con una selezione di opere dagli anni Cinquanta agli Ottanta, Giulio Turcato (Mantova, 1912-Roma, 1995) sarà in esposizione a Roma negli spazi di Lorenzo Lombardi che abbiamo intervistato a pochi giorni dall’opening.
La tua è una galleria plurigenerazionale. Ci tracci un breve excursus?
«La prima galleria è stata fondata nel 1977 da mio padre Enrico, ma erano già presenti a Roma la galleria Nuovo Vertice di mio nonno Osvaldo e la galleria La vetrata di mio zio Roberto. Io ho preso la direzione della galleria nel 2015, seguendo quelle che erano le mie istanze culturali e le mie passioni».
Quali sono gli elementi distintivi della tua programmazione espositiva?
«Seguo con maggiore attenzione la pittura italiana degli anni sessanta e settanta, che amo e che è sempre molto ricercata, senza tralasciare gli esiti della pittura contemporanea. Sono anche attento alla tradizione storica. Penso all’importanza della Scuola Romana, che ha avuto una grande rilevanza nella storia della mia famiglia. Inoltre organizzo esposizioni in sedi museali, come la recente “I favolosi anni ’60 e ’70 a Milano”, curata per la Fondazione Terzo Pilastro all’Auditorium della Conciliazione a Roma, che sta riscuotendo un ottimo successo».
Stai per inaugurare una retrospettiva dedicata a Giulio Turcato. Come si articola il percorso espositivo?
«L’esposizione si intitola “La pittura si fa poesia”, una raccolta di opere che va dagli anni ‘50 agli anni ’80 e che mi è costata più di due anni di lavoro. Sono entusiasta di poterla finalmente mostrare al pubblico. I colori di Turcato sono cangianti e intensi, non si può non restarne affascinati, così come dalla sperimentazione dei materiali che Turcato ha portato avanti insieme a una rielaborazione tutta personale del dato reale».
Qual è l’opera che reputi più interessante in mostra?
«Di certo il “Paesaggio urbano” del 1951, pubblicato sul catalogo del Premio Michetti del 1988, uno dei quadri più rari, un vero capolavoro in grado di anticipare le future soluzioni e sviluppi della pittura di Turcato».
Qual è a tuo avviso lo stato di salute del mercato di Turcato?
«Date le sue indiscutibili qualità artistiche e culturali, ne prospetto a breve un grande riscontro a livello di mercato e di riconoscimento internazionale. L’arte italiana di questo periodo è oggetto di studio e ricerca da diversi anni in Europa e, di certo, avremo modo di poter “riscoprire” molti protagonisti del tempo».
Ci puoi già anticipare i prossimi progetti in calendario?
«Stiamo organizzando una mostra sugli artisti del gruppo Forma 1 e, poi, stiamo per portare a termine una mostra personale di Ugo Nespolo in un grande spazio espositivo, ma non posso anticipare di più».
Partecipi a fiere? Quali? Che tipo di riscontri hai avuto da queste fiere?
«La galleria Lombardi ha presenziato a varie fiere nel corso di questi decenni e sta per partecipare alla prossima edizione di Roma Arte in Nuvola, che ci vedrà protagonisti con due personali, una dedicata a Franco Angeli e l’altra a Mario Schifano».
Quali sono le tue strategie digital? Utilizzi e-commerce o piattaforme dedicate (Artsy, ecc.)?
«Come piattaforma primaria utilizziamo Instagram, che sta dando ottimi riscontri, ma solo per invitare le persone a venirmi a trovare in galleria. Penso che il mio mestiere non possa prescindere dalla visione diretta delle opere e dal dialogo con i collezionisti».
Qual è l’identikit del collezionista a cui ti rivolgi?
«Un amante dell’arte con disponibilità medio-alte di acquisizione e una vera passione per la grande pittura italiana».
Un sogno nel cassetto da giovane gallerista?
«Un sogno ce l’ho e credo sia quello di qualunque giovane gallerista romano: fare una mostra di Giorgio de Chirico, uno dei più grandi artisti mai esistiti. Inoltre, sarebbe un modo per rendere omaggio alla famiglia di mia madre, restauratori del Maestro da generazioni, dal mio bisnonno a mio zio».
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