Partiamo dal primo Museo italiano d’Arte Contemporanea (il Castello di Rivoli) per visitare la mostra articolata tra Rivoli e Cuneo alla scoperta della poetica e del percorso artistico di Giuseppe Penone (Garessio/CN, 1947) tra gli scultori più importanti e conosciuti al mondo. Penone aderisce all’Arte Povera (termine coniato nel 1967 dal critico Germano Celant per definire il movimento di ambito torinese connotato dall’uso di tecniche e materiali eterogenei e non convenzionali, poveri appunto) dopo avere conosciuto Anselmo e Pistoletto frequentando negli anni ’60 l’Accademia di Belle Arti di Torino e privilegia sempre di più la natura dei boschi con gli alberi “idea di scultura perfetta”: non è forse la Natura Artista per eccellenza dell’esistente?
All’ingresso del Castello, elegantemente inserito tra alte piante svetta con le sue radici argentee Identità, albero in bronzo dalla realistica corteccia venata (tanto che alcuni si avvicinano a toccarla per rendersi conto del materiale) sul quale l’artista ha innestato capovolta una copia non speculare in alluminio con nelle ramificazioni specchi che creano una simmetria tra i due elementi: uno splendido simbolo dell’arte contemporanea che racconta il costante interesse di Penone per il mondo vegetale e insieme indica la riflessione tra vuoto e pieno. Tale riflessione continua nella sede di Cuneo dove si trova il modellino della scultura di Rivoli insieme a studi e disegni preparatori di quello che a buon diritto può essere considerato emblema di modernità.
L’articolata esposizione è frutto di una sinergia encomiabile che radica nella sensibile capacità curatoriale di Carolyn Christov-Bakagiev (Direttrice del Museo di Rivoli) che, accogliendo la proposta della Fondazione CRC di avviare congiuntamente eventi internazionali, crea un dialogo e un ponte tra Cuneo e Rivoli superando atavici campanilismi ancora serpeggianti in ogni dove e sensibilizzando il pubblico della ‘provincia Granda’ verso l’arte contemporanea.
Eccoci poi a Cuneo (sorta su un ‘cùneo’, dalla cui conformazione trarrebbe il nome, presso la confluenza tra i torrenti Stura e Gesso) nel Complesso Monumentale di San Francesco, parte dell’antico convento edificato dal XIII secolo, oggi monumento nazionale che testimonia un vivace passato medievale. All’interno dell’omonima Chiesa si dispiega in modo suggestivo, anche per il contrasto con le antiche strutture, la filosofia di Penone che modifica la natura per addizione e sottrazione di materia. La navata centrale è occupata da Matrice, scultura orizzontale ottenuta da un abete sezionato longitudinalmente in due e deprivato della sua essenza costituita dagli anelli concentrici: resta quindi il negativo riempito in parte da una scura forma bronzea parzialmente antropomorfa e lunga 170 centimetri, quindi quanto un uomo, stabilendo così una relazione tra vegetale e umano. Si tratta della spina dorsale della mostra in dialogo con le opere presenti nel resto della chiesa.
Nell’abside campeggia un po’ inquietante la monumentale Suture che rimanda alla struttura del cranio umano: divisa in quattro sezioni da lame di acciaio che ne uniscono i punti terminali, è sostenuta da una biforcazione a Y (formata da un cilindro di acciaio ricoperto di plexiglass) che imita le sinapsi e le nervature delle foglie.
Di grande levità e finezza Dafne (alloro in greco) in cui Penone rende duttile lamina la corteccia del legno di alloro per raccontare il mito di Apollo che invaghitosi a causa di una freccia scoccata da Cupido rincorre la ninfa Dafne la quale chiede al padre dio-fiume Peneo di salvarla: dopo la metamorfosi in pianta di alloro, Apollo considererà l’alloro sacro tanto da ornarne capo, cetra e faretra.
Un percorso espositivo da visitare con lentezza lasciando che ogni opera evochi in ciascuno riflessioni e pensieri.
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