Un nuovo centro artistico e culturale ha aperto le sue porte alla città di Bergamo: gres art 671. Uno spazio destinato ai cittadini e all’arte, uno straordinario luogo di incontro esito di uno processo di rigenerazione dell’area industriale di San Bernardino, reso possibile dalla collaborazione di diversi attori, in particolare la Fondazione Pesenti, il gruppo Italmobiliare, l’architetto Mauro Piantelli (De8_Architetti) e l’Amministrazione Comunale di Bergamo.
Per l’occasione, il collettivo d’artisti NONEcollective, nato nel 2014 a Roma, presenta SOLARPUNK: una mostra immersiva transmediale che attraverso tre grandi installazioni – tutte realizzate con energie proveniente da fonti rinnovabili – tratta le sfide del cambiamento climatico lasciando che il pubblico le viva in prima persona. Pensare al futuro, cercare di immaginarlo tramite un approccio positivo senza negare la possibile incidenza dell’imprevedibilità: questa la chiave dell’esperienza artistica coinvolgente e profonda proposta agli spettatori e alla collettività, a cui si regala una possibile narrazione del domani, nonché uno spunto di riflessione e dialogo.
Una scelta espositiva accurata, quella della General Manager Francesca Acquati, che riflette i valori e la vision di gres art 671: la proiezione verso il futuro, l’ambizione alla multidisciplinarità e alla sperimentazione, l’indagine del contemporaneo attraverso le sue sfide più complesse e la volontà di rendere il fruitore protagonista di un’esperienza in cui arte e vita si intrecciano, indissolubilmente.
Segno della profonda connessione con la città che abita, questo luogo deputato all’arte dal sapore europeo, prende il nome dalla statale 671 e dall’ex fabbrica di Gres ed è composto da una zona dedicata all’accoglienza e dotata di un caffè che funge anche da co-working e di una sezione interamente pensata come spazio espositivo, ma anche di un giardino di 600mq.
Hub culturale preziosissimo per il tessuto urbano, architettonicamente un unicum nel territorio, è esito di un processo di trasformazione che ha visto la nostalgia lasciar spazio alla memoria e ad una lettura della preesistenza e delle sue possibilità evolutive: sono infatti la qualità spaziale dell’edificio esistente, i chiaroscuri creati dalla luce naturale e l’eleganza delle strutture in cemento ad aver guidato la riconversione.
Con la consapevolezza che è nella città del passato che si nascondono le tracce della città del futuro e che la crescita di una comunità e di un territorio non siano determinate esclusivamente dalla loro espansione, il sindaco di Bergamo, Giorgio Gori, afferma: “Il progetto di Bergamo e Brescia Capitale della Cultura nasce dall’idea che la cultura possa essere la chiave giusta per il rilancio di questo territorio dopo la vicenda del covid19. Abbiamo pensato al 2023 come a un’occasione per progettare pezzi di futuro del territorio, mettendo al centro il tema dell’innovazione: gres art va proprio in questa direzione, configurandosi come un’iniziativa che incide in modo fisico sulla nostra città, con la riqualificazione di un suo pezzo da tempo dismesso, rafforzando quel rapporto pubblico-privato decisivo e quanto mai necessario per costruire la rinascita della città nel periodo post pandemico.”
Anche Carlo Pesenti, Consigliere Delegato di Italmobiliare e Presidente di Fondazione Pesenti si pronuncia a riguardo: “gres art 671 è un progetto per Bergamo ma soprattutto con Bergamo. Nasce dall’attenzione verso la città, alla quale la mia famiglia è legata da oltre un secolo, e ha lo scopo di contribuire allo sviluppo artistico, culturale e sociale del territorio, in collaborazione con i cittadini che lo abitano. Da qui la scelta di non demolire ma ri-generare l’area attraverso un intervento che valorizza la storia del Gres, mantenendo l’edificio preesistente a testimonianza della vocazione industriale dell’area, e che conferisce al contempo nuova vita agli spazi intorno e dentro al fabbricato. Un’opera di ricucitura con il quartiere, del quartiere alla città, dalla storia al presente. Perché la visione del futuro parte dalla memoria delle nostre radici”.
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