Un mercoledì qualunque – precisamente il 30 settembre 2020 –, a Londra, tra lo stupore delle persone che attraversavano l’affollata St James’s, sono state scaricate 29 tonnellate di carote. Perché mai? Non si tratta di un fruttivendolo impazzito o di un emulatore di Maurizio Cattelan con una preferenza per gli ortaggi arancioni. Il Goldsmiths Art College della University of London, ha chiarito che gli ortaggi arancioni sono un’opera dell’artista spagnolo Rafael Pérez Evans: un portavoce del college ha dichiarato che «le carote sono un’installazione denominata Grounding». Tra i materiali compositivi dell’opera, nella didascalia fornita dall’artista, oltre alle 29 tonnellate di carote, compaiono anche un camion e l’edificio in vetro dell’università.
Classe 1983, Rafael Pérez Evans nel corso della sua carriera ha lavorato con diversi musei e gallerie, tra cui il MOCA Taipei e la South London Gallery. Nelle sue opere, che vanno da assemblaggi ready made a installazioni ambientali, si affrontano spesso temi legati al rapporto tra la ruralità e il mondo urbano, usando materiali organici. Stavolta, le sue carote, che poi sarebbero la sua tesi per la laurea in Belle Arti, nascono da un gesto di protesta. Ma non porteranno a uno spreco: Rafael Pérez Evans ha fatto in modo che le carote venissero rimosse alla fine del periodo di esposizione di Grounding, fino al 6 ottobre, e donate poi a diverse fattorie per il nutrimento degli animali, continuano dal College.
Le carote dell’installazione provengono dalle proteste degli agricoltori europei, spiega l’artista: «Il dumping è una forma di protesta, usata regolarmente dagli agricoltori europei che reagiscono contro il governo centrale che svaluta il loro lavoro. Una svalutazione che produce spesso un’invisibilità forzata, cui gli agricoltori a volte reagiscono con gesti ipervisibili, scaricando i loro prodotti svalutati. Verdure come carote o patate diventano barricate monumentali che possono bloccare edifici governativi o strade e, con esse, interrompere il normale flusso cittadino». Insomma, oltre alle carote c’è di più.
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