Ha aperto a Roma la grande mostra dedicata a Botero: l’omaggio a un anno dalla sua scomparsa

di - 18 Settembre 2024

Inaugurata a Roma a Palazzo Bonaparte la grande monografica Botero, ad un anno esatto dalla sua scomparsa. Curata dalla figlia Lina Botero e da Cristina Carrillo de Albornoz, storica dell’arte profonda conoscitrice dell’artista, sono in mostra 120 opere di cui alcune mai proposte al pubblico come Menina e Omaggio al Mantegna. Un’esposizione delle prime volte: la prima dopo la morte dell’artista, la prima della fondazione gestita dai figli, la prima per la varietà talvolta inedita delle opere pittoriche e scultoree. La mostra fortemente voluta dai figli Lina, Fernando e Juan Carlos, infatti, è testamento delle sue ultime volontà: portare la sua opera in giro per il mondo, affinché il suo stile, frutto di una meticolosa ricerca di volume e spazialità, potesse continuare oltre la sua morte e regalare «tregua spirituale e immateriale dalle difficoltà dalla vita».

L’artista colombiano Fernando Botero, nato a Medellin nel 1932, viene raccontato dai curatori e dai figli come un infaticabile artista, contromano e anticonformista, innamorato della famiglia e della pittura tanto da considerarli entrambi aspetti insostituibili della sua vita, fonte di ispirazione e suggestione. Un viaggio artistico di un’intera vita in un racconto di oltre sessant’anni di carriera, tra grandi tele, schizzi e bozzetti e sculture. La ricerca della felicità è manifesta nel colore che riporta alla sua amata Colombia, in cui ogni pigmento è vitalità e rinascita, allegoria del prezioso patrimonio sudamericano, colore per contrastare la cupezza di un’esistenza difficile. Nella quasi totalità delle opere, Fernando Botero dipinge suggestioni della sua infanzia, ricordi con un misto di nostalgia e ossessione, tasselli di esperienze, in cui il connubio delle influenze di lavoro e di vita sono considerate inestimabili ricchezze. Un immaginario poetico e completamente nuovo che affonda le radici nella sua patria e nel rinascimento italiano, con un esito che ripropone in veste moderna le tematiche del passato. Campiture piatte, sguardi persi nel vuoto, assenza di ombre – definite dall’artista “di disturbo” all’idea di colore – riempiono le voluttuose forme insolite, affascinanti, seducenti e monumentali. Queste carnali trasformazioni di una filosofica idea in deformazioni volumetriche segnano l’originalità dell’artista attraverso uno stile fresco e inusuale. Lo squilibrio nella deformazione ritorna armonico grazie al colore sapientemente modulato. Il suo fine non è dipingere la forma massiccia, ma comunicare, nella pienezza e generosità in un contenitore sensuale ed armonico.

Foto di Gianfranco Fortuna per Arthemisia
Foto di Gianfranco Fortuna per Arthemisia

Nelle undici sezioni proposte in questa mostra, la vita artistica di Botero appare scandita da disciplina e ricerca interiore del “quadro perfetto” e dall’ambizione di dipingere “…meglio di chiunque altro” facendo sì che la sua arte prendesse respiro internazionale pur mantenendo matrice locale nei soggetti e nelle tematiche come: America Latina, Il Circo, La Corrida, La Mitologia, La Natura Morta, sezioni della mostra. Sarà un oggetto, uno strumento musicale, un mandolino, a segnare l’inizio della sua necessità di rendere ogni elemento pittorico tridimensionale e tattile, plastico ma non eccessivo. In mostra i bozzetti, le sanguigne, i carboncini, i pastelli, disegni, bozzetti e schizzi preparatori trattati con rigore e attenzione come opere finite, nulla lasciato al caso, nulla lasciato incompleto. Arte come passione e come testimonianza: lo ricorda la sezione Violenza, in cui ci si allontana dall’idea che l’arte debba provocare piacere, denunciando le violenze in Colombia e le torture del 2004 in Iraq.

L’amore per l’Italia è presente in tutto il percorso museale, con le sculture bronzee che ricordano il suo soggiorno a Pietrasanta e per la visione di un’opera mai esposta: Omaggio al Mantegna, in cui vi è riconoscenza e stima verso il maestro italiano proponendolo in veste nuova ed esaltandone la monumentalità con il volume delle forme. Anche in La Menina da Velasquez propone un’inedita versione dell’infanta Margherita nuova e singolare, mantenendo la solennità del capolavoro originale. Non mancano le versioni dei capolavori della storia dell’arte come la Fornarina di Raffaello, i ritratti di Rubens e Van Eyck, fino ad arrivare alle ultime opere che Fernando Botero realizzò nel 2003 come il grande acquarello dell’Odalisca. La varietà dei temi proposti nelle grandi tele, è una rivoluzionaria evoluzione di un passato verso un futuro, comunicata con geniale sintesi della creatività del tempo nuovo, sfidando tradizioni e convenzioni come nella sezione Religione, in cui nella più completa libertà dipinge il Bagno del Vaticano. L’omaggio a Fernando Botero non si conclude nelle sale del Palazzo Bonaparte, ma continua con un percorso out door con sculture di uomini, donne e animali dalle fisicità corpulente esposte nelle maggiori piazze della capitale con otto grandi sculture di bronzo realizzate tra gli anni Novanta e i primi del Duemila. Una celebrazione al genio che unisce memorie culturali con espressioni artistiche attuali, stimolando una riflessione sulla volumetria senza confini.

Foto di Gianfranco Fortuna per Arthemisia

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