Beyond the Visible è il primo contributo cinematografico che la regista Halina Dryschka ha realizzato nel tentativo di raccontare il ruolo che l’artista Hilma af Klint ha avuto nell’elaborazione dell’Astrattismo.
Nel 1971, la storica dell’arte americana Linda Nochlin si chiedeva perché nella storia dell’arte non esistessero importanti artiste donne. Secondo l’autrice, il problema dell’esclusione delle donne dal mondo della storia dell’arte e dei musei non era dovuto alla qualità del loro lavoro ma, piuttosto, ai criteri istituzionali, famigliari e gerarchici che hanno informato le varie epoche e le società. La regista Halina Dryschka si è posta la stessa domanda nel 2013, quando ha scoperto per la prima volta le opere di Hilma af Klint, ospitate dal museo Hamburger Bahnhof di Berlino per la mostra “Hilma af Klint: A Pioneer of Abstraction“.
«Mi sono quasi sentita insultata personalmente quando ho letto che questa era una nuova scoperta e che i dipinti sono stati nascosti per decenni», ha confessato in un’intervista. «Chi sarebbe interessato a emarginare i risultati di questa artista? E perché?».
Il primo grande passo per consolidare l’eredità dell’artista è stato la mostra di successo del 2019 al Guggenheim, tuttavia è solo in questi anni che si sta portando avanti un lavoro di rivalutazione dell’importanza di artisti mai considerati prima. L’establishment dell’arte si accontenta da tempo di una narrazione dominata dagli uomini e trascura così le innumerevoli figure femminili di primo piano che hanno costellato la storia.
Il Museum of Modern Art di New York, che era già stato criticato per la sua scarsa considerazione dell’inclusività, nel 2013 aprì al pubblico un esibizione dal titolo “Inventing Abstraction: 1910-1925”, nominando uno solo fra gli importantissimi lavori di Hilma af Klint. Ma indagando più a fondo appare ben evidente che Hilma af Klint era una trendsetter e un’artista pioniera che, all’interno della corrente dell’astrattismo, ha preceduto altri pittori più riconosciuti, come Wassily Kandinsky.
La cineasta Halina Dyrschka ha dunque realizzato un nuovo documentario che guarda all’importanza del lavoro di Hilma nel campo dell’astrattismo e cerca anche di riempire alcuni degli spazi vuoti storici nella sua narrazione.
«Ciò che mi ha ispirato sono stati i dipinti, quando li ho visti per la prima volta», ha detto la regista nel corso di un’intervista. «In realtà stavo leggendo il giornale un giorno e c’era un articolo in cui era scritto “La storia dell’arte deve essere riscritta”. Quello era il titolo di questo articolo, e poi l’ho letto. Si trattava di Hilma af Klint, una mostra a Stoccolma, mezzo anno dopo arrivò a Berlino. Così sono andata alla mostra a Berlino e sono rimasta senza parole quando ho visto quei dipinti. Ho pensato subito… fantastico, ma in secondo luogo ho pensato a chi sia il responsabile del fatto che vivo da così tanto tempo su questo pianeta e nessuno mi aveva mai parlato di questa artista. È così che è nata l’idea per il film. Pensavo fosse necessario girare un film sulla sua storia».
Palazzo Roverella espone fino al 26 gennaio 2025 “Henri Cartier-Bresson e l’Italia”, la più completa monografia incentrata sul rapporto tra…
Un’opera che dà vita alle visioni ultraterrene dell'artista, in scala umana. "La Grande Dame" andrà in vendita da Sotheby’s, a…
Dalla Costa Azzurra alla “luce morbida” delle città del Marocco: la fondazione elvetica mette in mostra la produzione del pittore…
L’artista ha realizzato per il gruppo di boutique hotel LDC una serie di otto lavori che ritrae le principali città…
Il Festival Lo Schermo dell’Arte è arrivato alla 17ma edizione e conserva intatta la magia dei sui film: una rapida…
Other Identity è la rubrica dedicata al racconto delle nuove identità visive e culturali e della loro rappresentazione nel terzo…