Hybrĭda Tales è la rubrica di approfondimento nata da Hybrĭda, il nuovo progetto lanciato da Untitled Association. Raccontando storie molteplici e prospettive plurali, Hybrĭda Tales costruisce uno spazio di dialogo, articolato e aperto su più livelli. A seguito della ricognizione di circa 150 tra spazi indipendenti, artist-run spaces, associazioni culturali e luoghi informali, Hybrĭda ha deciso di dar voce alle identità coinvolte nel progetto. Seguendo due format e con un sistema di interviste a schema fisso, Hybrĭda Tales restituirà una panoramica delle realtà, emergenti o ormai consolidate, che stanno contribuendo significativamente ad ampliare gli sguardi sul Contemporaneo in Italia oggi.
Insieme alle realtà indicizzate, verranno coinvolti artisti, operatori culturali, curatori, giornalisti, collezionisti, galleristi per dare vita a un archivio condiviso e collettaneo di riflessioni aperte sulle prospettive, attuali e future, del Contemporaneo.Territorialità, sperimentazione, ricerca, fluidità, ibridazione sono alcune delle parole chiave prese in considerazione per strutturare un dialogo che tenga conto della parzialità sia delle domande che delle risposte, per investire ulteriormente su una prospettiva che guardi alla possibilità di ampliare una dialettica ancora tutta da impostare. Hybrĭda Tales è un laboratorio di idee, un non-luogo votato allo scambio, all’incontro e alla partecipazione.
Francesca Referza fonda Quartz Studio nel 2014. Nato come spazio no-profit, Quartz è un luogo deputato alla produzione di arte contemporanea, fortemente improntato a una vocazione internazionale e aperto al confronto con linguaggi espressivi molteplici e multidisciplinari. Ciascuna mostra, dal 2014, è distinta dal supporto agli artisti attraverso la produzione di nuovi lavori presentati in anteprima.
Caratterizzato da un’architettura peculiare e da un’unica sala espositiva con vista sulla strada, lo spazio viene trasformato e adattato di volta in volta, a seconda delle esigenze di allestimento degli artisti chiamati a lavorarvi, ai quali viene offerta una totale autonomia nella ricerca e nella realizzazione di opere site-specific. Quartz Studio si propone, così, come uno spazio di libertà artistica, improntato al dialogo empatico con gli artisti, alla continuità nello scambio di idee e approcci, alla possibilità di innescare collaborazioni che coinvolgano nei progetti altri artisti e altri interlocutori.
Cosa unisce la vostra attività, e quella del vostro spazio, alla ricerca attuale sul contemporaneo?
«L’empatia, direi. Nella programmazione sviluppata in questi anni da Quartz Studio credo sia riconoscibile una posizione, uno sguardo, un atteggiamento nei confronti del contemporaneo che attrae chi si identifica nello specifico linguaggio formalizzato attraverso le numerose mostre prodotte».
Quali legami sentite con la città/luogo in cui operate?
«Torino è una città magnetica, al tempo stesso attraente e respingente. Quartz è una piccola isola e la città è a momenti un mare in tempesta, che richiede un’energia eccezionale, più spesso un lago alpino, calmo ed insidioso. In ogni caso Torino non è mai neutra, affatto banale. Bisogna sempre fare i conti con la città, la sua storia, la sua attitudine».
Cosa significa per voi sperimentazione?
«Sperimentare per Quartz vuol dire guardare in prospettiva nel senso etimologico di osservare, guardare chiaramente, riconoscere. Parlando in termini ottici, miopia e ipermetropia sono i difetti alternativi e complementari che Quartz ambisce a conservare nel tempo, di mostra in mostra».
Project space attivo dal 2003 a Milano, diretto da Andrea Lacarpia con la partecipazione di Deborah Maggiolo, Dimora Artica nasce con l’intento di promuovere l’arte emergente attraverso una selezione di artisti curata, con un’attitudine aperta alle nuove tendenze, un occhio di riguardo all’immaginario della cultura contemporanea e agli aspetti più rappresentativi dell’attualità, un profilo fortemente caratterizzato e una linea di ricerca ben definita.
Presentandosi come un progetto ibrido, a metà tra galleria d’arte e spazio espositivo indipendente, con alcuni artisti – tra i quali Flavia Albu, Paolo Arraiano, bn+ BRINANOVARA, Tania Fiaccadori, Nicola Gobbetto, Iacopo Pesenti – sviluppa un rapporto continuativo di promozione e supporto curatoriale. Dimora Artica propone un ricco programma di mostre, sia personali che collettive, organizzate nella propria sede e in altre location, come “Naturalia et Artificialia” a Cà Marsala per Bologna Design Week (2018); “Marcello Tedesco – Lamed” presso Surplace (2017); “Pathosformel” in collaborazione con Current (2017).
Tra i progetti speciali lanciati va senz’altro segnalato “Secret Cabinet”, un programma periodico di mostre dedicate ai multipli d’artista, alle serie in edizione limitata e alle opere uniche di piccolo formato, che per il 2020 ha coinvolto Flavia Albu, Matteo Antonini, bn+ BRINANOVARA, Luca Bosani, Daniele Carpi, Lorenzo D’Alba, Pietro Di Corrado, Matteo Gatti, Nicola Gobbetto, Matteo Messori, Iacopo Pesenti, Federico Polloni, Andrea Samory.
Cosa unisce la vostra attività, e quella del vostro spazio, alla ricerca attuale sul contemporaneo?
«Negli ultimi anni l’arte si mostra sempre meno inquadrabile in uno schema. Diverse modalità espressive, idee e citazioni si sovrappongono costruendo immaginari ibridi. Promuovere la ricerca artistica attuale significa navigare in questo affastellarsi di immagini e individuarne le dinamiche, cercando di selezionare ciò che si ritiene più rappresentativo del nostro tempo».
Quali legami sentite con la città/luogo in cui operate?
«Dimora Artica è fortemente radicata a Milano, città in cui ha sede. Capitale del design e della moda, Milano anima anche un circuito dell’arte contemporanea attivo e collegato con l’Europa, anche se ancora troppo poco attento ai giovani artisti. Il pubblico milanese si dimostra interessato a visitare le mostre e conoscere gli artisti, il nostro spazio è dotato di una grande vetrina su strada e ciò facilita il contatto con un pubblico abbastanza vasto».
Cosa significa per voi sperimentazione?
«La sperimentazione è ciò che conduce in territori apparentemente sconosciuti. Ciò non significa necessariamente produrre novità, piuttosto la sperimentazione è legata al piacere di agire senza vincoli, facendosi permeare dall’ambiente e nello stesso tempo facendo emergere la propria individualità».
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