HybrÄda Tales è la rubrica di approfondimento nata da HybrÄda, il nuovo progetto con cui Untitled Association ha individuato circa 150 tra spazi indipendenti, artist-run spaces, associazioni culturali e luoghi informali che stanno contribuendo significativamente ad ampliare gli sguardi sul Contemporaneo in Italia oggi.
Con un sistema di interviste a schema fisso, HybrÄda Tales restituirĂ una panoramica delle realtĂ indicizzate, siano esse emergenti o ormai consolidate, e coinvolgerĂ artisti, operatori culturali, curatori, giornalisti, collezionisti, galleristi per dare vita a un archivio condiviso e collettaneo di riflessioni aperte sulle prospettive, attuali e future, del Contemporaneo.
Qui trovate tutte le puntate giĂ pubblicate.
Casa Vuota è un appartamento allâinterno di un condominio nel quartiere del Quadraro a Roma. Abitato per quarantâanni e poi dismesso, dal 2017 Francesco Paolo Del Re e Sabino de Nichilo lo fanno diventare uno spazio espositivo che ospita progetti personali e collettivi di arte contemporanea, lasciando inalterato lâaspetto della casa con tutti i segni dellâusura e del tempo. Uno spazio privato che diventa pubblico, di accoglienza e condivisione, sottratto alla logica dellâutile che coltiva pratiche di resistenza, riempiendo il vuoto che si insinua negli interstizi della nostra scordevolezza. Con la complessitĂ scritta sulla pelle di Casa Vuota, gli artisti invitati sono chiamati a confrontarsi tramite interventi necessariamente site-specific, cuciti su misura per gli strappi e le cicatrici della casa, immaginando non soltanto una mostra, ma unâesperienza di fruizione, coinvolgente per i visitatori.
Per vocazione intima che sa di festa e ospitalitĂ , Casa Vuota chiede infatti una premura affettuosa nelle sue manifestazioni, la stessa che si usa nellâintimitĂ degli scambi domestici.
Cosa unisce la vostra attivitĂ , e quella del vostro spazio, alla ricerca attuale sul contemporaneo?
ÂŤQuestioni cruciali per il nostro presente sono lâabitare, la cittadinanza, il senso di appartenenza e di comunitĂ che si fonda su pratiche condivise e su scelte di autodeterminazione, piĂš che su retaggi imposti. E allo stesso modo, in un ribaltamento semantico, questo presente è il tempo dello sradicamento, del nomadismo, della migrazione e del transito, della ricerca di un posto e di unâidentitĂ che si fanno franosi, inospitali e sfuggenti. La casa può essere un luogo privilegiato e una cornice appropriata allâinterno della quale affrontare queste istanze divergenti. Noi abbiamo scelto di osservare il mondo di oggi, i suoi fatti estetici e le sue pratiche relazionali allâinterno delle mura di una Casa Vuota: un recinto preciso e circoscritto che è lo spazio degli affetti, della memoria, delle gioie e dei dolori quotidiani, in cui la ricerca identitaria si mescola ai grandi flussi del racconto collettivo. E qui, dentro questa Casa Vuota, abitiamo a modo nostro lâesperienza estetica contemporanea, inventando modi peculiari per rendere significativa una presenza dellâarte allâinterno delle pieghe del vissutoÂť.
Quali legami sentite con la cittĂ /luogo in cui operate?
ÂŤLâintero progetto di Casa Vuota è profondamente radicato tra le mura che lo racchiudono e lo ispirano, nel quartiere in cui abbiamo scelto di operare e in una cittĂ , Roma, che ha fame di spazi e proposte culturali che escano fuori dalle logiche imposte. Tanto profondo è il legame con Roma e con le storie che la attraversano, quanto è interessante per noi il confronto con percorsi di ricerca fatti altrove e mai arrivati nella Capitale. Per questo, nella scelta dei progetti ospitati, abbiamo spesso deciso di invitare e di accogliere artisti che non hanno mai esposto a RomaÂť.
Cosa significa per voi sperimentazione?
ÂŤI progetti espositivi che Casa Vuota ospita sono costruiti su misura rispetto allo spazio domestico e dialogano profondamente con la storia dellâappartamento e con le tracce che sono rimaste impresse sulle sue superfici. Questi elementi â lâimportanza cardinale dello spazio che guida ogni progetto e la presenza incombente della sua memoria â costituiscono dei limiti precisi entro il quale la ricerca dellâartista, che viene invitato a operare nello spazio e sullo spazio di Casa Vuota, deve calibrarsi in maniera millimetrica. Lâesperienza del limite, secondo noi, può trasformarsi in un esercizio di libertĂ , capace di amplificare energie profonde nel lavoro di ciascun artista. Sperimentazione per noi è immaginare un turbinio di universi allâinterno della consapevolezza precisa di una finitezzaÂť.
Marktstudio è uno spazio espositivo, ma anche progetto artistico in sĂŠ. Prendendo in prestito come luogo fisico un laboratorio e negozio di cornici situato nellâarea della cittĂ denominata Manifattura delle Arti a Bologna, si pone lâobiettivo di indagare i cortocircuiti interni alle tradizionali concezioni di spazio espositivo e di vendita, in rapporto alla dimensione artigianale e di bottega.
Cosa unisce la vostra attivitĂ , e quella del vostro spazio, alla ricerca attuale sul contemporaneo?
Marktstudio è un gruppo composto da un artista (Giuseppe De Mattia), due fotografi (Carlo Favero ed Eleonora Ondolati), un curatore indipendente (Enrico Camprini) e una curatrice indipendente / giornalista / social media manager (Federica Fiumelli).
Siamo tutti impegnati, con diverse funzioni, nel sistema dellâarte contemporanea. Lâidea nasce da Giuseppe De Mattia come âopera funzionaleâ che mette in dialogo lâopera dâarte con la mercificazione, argomento molto presente anche nella ricerca personale dellâartista barese che vive a Bologna da ventâanni. La gestione parziale dello showroom di una bottega di cornici rimette in atto il principio della galleria dâarte, negozi finalizzati alla vendita di opere nati proprio nelle concerie e negli antiquariÂť.
Quali legami sentite con la cittĂ /luogo in cui operate?
ÂŤIl progetto può essere replicato in qualsiasi cittĂ . Spesso le cornicerie si auto-definiscono anche âgallerie dâarteâ organizzando, al loro interno, quadrerie per la vendita e per la promozione della loro attivitĂ commerciale. Nel nostro caso lâidea è nata nel terreno fertile della piena disponibilitĂ della proprietaria della bottega artigianale. Tutto questo è coinciso anche con la posizione ottimale del negozio che è praticamente di fronte al MAMbo â Museo dâArte Moderna di BolognaÂť.
Cosa significa per voi sperimentazione?
ÂŤSignifica mettere alla prova continuamente tutto il sistema del contemporaneo, dallâartista allo spettatore, passando per il pubblico, il fruitore casuale, lâeconomia, la critica e la comunicazioneÂť.
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