Hybrĭda Tales è la rubrica di approfondimento nata da Hybrĭda, il nuovo progetto con cui Untitled Association ha individuato circa 150 tra spazi indipendenti, artist-run spaces, associazioni culturali e luoghi informali che stanno contribuendo significativamente ad ampliare gli sguardi sul Contemporaneo in Italia oggi.
Con un sistema di interviste a schema fisso, Hybrĭda Tales restituirà una panoramica delle realtà indicizzate, siano esse emergenti o ormai consolidate, e coinvolgerà artisti, operatori culturali, curatori, giornalisti, collezionisti, galleristi per dare vita a un archivio condiviso e collettaneo di riflessioni aperte sulle prospettive, attuali e future, del Contemporaneo.
Qui trovate tutte le puntate già pubblicate.
Mucho Mas! è uno spazio espositivo sperimentale fondato da Luca Vianello e Silvia Mangosio nel febbraio del 2018. L’obbiettivo dello spazio sperimentale, assieme agli artisti, altri fondatori di gallerie e/o identità istituzionali, è quello di promuovere una visione trasversale e profonda di come oggi la fotografia e il mondo dell’immagine stia subendo un intenso processo di trasformazione, perdendo alcune connotazioni del passato e acquistando nuovi metodi di rappresentazione. Mucho Mas! oltre ad essere uno spazio espositivo è un artist-run space, sede, laboratorio e promotore dei soci fondatori.
Cosa unisce la vostra attività, e quella del vostro spazio, alla ricerca attuale sul contemporaneo?
«La capacità di osservare in maniera trasversale la metamorfosi che sta subendo l’immagine oggi. Spesso abbiamo presentato artisti che portano con loro una ricerca capace di stravolgere completamente un media, inoltre Mucho Mas! porta con sé il nome artist-run space: è anche laboratorio e fucina di idee per i nostri progetti personali».
Quali legami sentite con la città/luogo in cui operate?
«Mucho Mas! dalla sua nascita ha voluto essere uno spazio internazionale, che desse possibilità a giovani artisti di poter esporre, italiani e non. La connessione con la nostra città è quella di poter presentare una visione sulla fotografia e sull’immagine inconsueta rispetto agli standard solitamente presentati. Fin dalle prime mostre si è cercato di proporre una programmazione che potesse dare voce al forte momento di metamorfosi che oggi l’immagine sta subendo».
Cosa significa per voi sperimentazione?
«Per noi sperimentazione significa trasformazione, ovvero saper rielaborare. È un concetto difficilmente definibile, ma capace di portar con sé una grande consapevolezza del passato o un processo che ha portato l’artista a mutare e a trasformare il suo processo lavorativo o il medium principalmente da lui utilizzato».
Post Ex nasce da sei artisti mossi da esigenze condivise e dalla volontà di unire le proprie capacità per creare un luogo di crescita personale e di sviluppo di un’intelligenza collettiva. Il 20 luglio 2020, Eleonora Cerri Pecorella, Francesco D’Aliesio, Luca Grimaldi, Gian Maria Marcaccini, Lulù Nuti e Gabriele Silli affittano un grande spazio a Centocelle.
L’ex carrozzeria, di 1100 m2, ristrutturata dagli artisti stessi, si presenta tuttora come un cantiere in continua evoluzione. In breve, si uniscono al gruppo Federika Fumarola, Guglielmo Maggini, Alberto Montorfano e Azzedine Saleck, che partecipano attivamente al progresso dell’iniziativa.
Un ambiente di 64 m2 con accesso indipendente, costruito intorno a un lucernario, è destinato ad accogliere i contributi di professionisti romani, italiani e internazionali che intendano proporre e dare forma a progetti che arricchiscano la sperimentazione artistica nella capitale.
Cosa unisce la vostra attività, e quella del vostro spazio, alla ricerca attuale sul contemporaneo?
«Una visione che ci appartiene e che descrive in modo chiaro il nostro punto di vista a riguardo è presente in Che cos’è il contemporaneo? di Agamben: “Appartiene veramente al suo tempo, è veramente contemporaneo colui che non coincide perfettamente con esso né si adegua alle sue pretese ed è perciò, in questo senso, inattuale(…)”.
La contemporaneità è quella relazione col tempo che aderisce a esso attraverso una sfasatura e un anacronismo. questo rapporto sfasato con la propria epoca è necessario per percepirne le ombre.”
In questo senso la condivisione dello spazio e lo spirito con cui lo abitiamo, sono gli elementi che contribuiscono a dare forma a una possibile visione comune».
Quali legami sentite con la città/luogo in cui operate?
«I legami con la città sono vari quanto le nostre personalità. Siamo legati a Roma in modi diversi, chi per nascita, chi per adozione. In quanto figli di questi luoghi cerchiamo di elaborare e far dialogare le parti conflittuali che in questi anni ci hanno tenuto vicini, lontani e ci hanno fatto incontrare.
Ciò che sicuramente è comune a tutti noi e che caratterizza Post Ex è la volontà di creare strumenti di scambio con il territorio -e non l’imposizione di una visione o un’estetica unica e univoca in modo da far crescere la scena artistica della Città. Per questo la nostra attività è fluida e in ascolto, cercando di creare un terreno propizio all’incontro e potenziare lo scambio che permetta la nascita di progetti che vedranno luce anche all’esterno dello spazio fisico di Post Ex. Per dare degli esempi concreti sarà presente un’archivio/libreria aperta a tutti e che rappresenta per noi un luogo di scoperta, approfondimento e di incontro e uno spazio fisico di 64 m2 dove saranno ospitati artisti in residenza ed eventi proposti da terzi. La programmazione viene pensata in maniera fluida, senza bandi o scadenze né regole prestabilite. Post Ex muta insieme alla città e i suoi protagonisti».
Cosa significa per voi sperimentazione?
«La vera sperimentazione per noi risiede proprio in quello che stiamo facendo. Metterci insieme è stata la prima azione in questo senso e stiamo appena iniziando ad osservarne gli esiti. Condividere uno spazio così grande, in tanti, e con lo spirito che ci anima è di per sé un passo nel vuoto. Proprio com’era lo spazio la prima volta che siamo entrati. La prossimità che esiste all’interno di Post Ex è un elemento di valore che genera influenze, ibridazioni, idee, contrasti, stimoli, e che inquina, nel senso buono del termine, l’autonomia di ogni singolo».
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