HybrÄda Tales è la rubrica di approfondimento nata da HybrÄda, il nuovo progetto con cui Untitled Association ha individuato circa 150 tra spazi indipendenti, artist-run spaces, associazioni culturali e luoghi informali che stanno contribuendo significativamente ad ampliare gli sguardi sul Contemporaneo in Italia oggi.
Con un sistema di interviste a schema fisso, HybrÄda Tales restituirĂ una panoramica delle realtĂ indicizzate, siano esse emergenti o ormai consolidate, e coinvolgerĂ artisti, operatori culturali, curatori, giornalisti, collezionisti, galleristi per dare vita a un archivio condiviso e collettaneo di riflessioni aperte sulle prospettive, attuali e future, del Contemporaneo.
Qui trovate tutte le puntate giĂ pubblicate.
Balloon Project è una piattaforma di studio e ricerca nell’ambito della cultura visiva contemporanea attiva dal 2012. Promuove e diffonde le arti visive attraverso progetti di curatela, comunicazione e micro-editoria indipendente. Si occupa anche di design, moda, musica, progetti intermediali, mantenendo sempre un approccio trasversale e dialogico.
«Cosa unisce la vostra attività , e quella del vostro spazio, alla ricerca attuale sul contemporaneo?
Siamo una comunità di curatori indipendenti per idee e formazione, legati da un nomadismo conoscitivo e da una curiosità innata che ci porta a rinnovare, senza mai saziare, la nostra urgenza di sapere, conoscere e approfondire la cultura visiva contemporanea. Crediamo che tutte queste attitudini assimilino, se così lo vogliamo definire, il nostro approccio a quello inter/trans-disciplinare di un certo filone di ricerca che predilige la coralità del pensiero agli schemi rigidi e circoscritti».
Quali legami sentite con la cittĂ /luogo in cui operate?
«Catania è la città da cui è nato tutto e dove siamo tornati dopo aver vissuto tra Milano e Venezia. Catania per noi è casa, relazioni umane e rete professionale anche se, spesso, ci fa sorridere che Balloon Project sia più seguito in altre regioni (Lombardia, Piemonte, ecc) che in Sicilia. Siamo una piattaforma glocale che studia e mappa la cultura visiva contemporanea: “definizione” questa che potremmo adattare alla Sicilia, basti pensare alla sua storia fatta di incontri tra popoli e culture diverse».
Cosa significa per voi sperimentazione?
«Sperimentazione è per noi, prima di tutto, studio, conoscenza e approfondimento.
Sperimentare per noi vuol dire anche confrontarsi con un territorio, quello siciliano, in cui l’arte contemporanea non è pienamente presente e rappresentata. Sperimentare, dunque, diventa incontrare, proporre e sfidare in senso critico e propositivo un pubblico che non sempre conosce e riconosce il linguaggio da noi usato e proposto nella nostra piattaforma, nei nostri progetti curatoriali e anche in radio…».
La Portineria è uno spazio progettuale per l’arte contemporanea nato a Firenze nel 2020, ideato e diretto da Matteo Innocenti con il sostegno di Palazzo Poli. Come centro di produzione di attività culturali, La Portineria si prefigge l’intento di portare avanti una programmazione diversificata, in continuo dialogo con il quartiere e la città , coinvolgendo artisti appartenenti ad ambiti e generazioni differenti. Con il ciclo A Solo ha lanciato nel 2020 un programma di quattro mostre personali che si concentrano su una serie di opere di artisti internazionali, accompagnate da un dialogo testuale tra gli artisti e il curatore rivolto alla conoscenza critica di alcune ricerche in ambito contemporaneo.
Cosa unisce la vostra attivitĂ , e quella del vostro spazio, alla ricerca attuale sul contemporaneo?
«La Portineria è uno spazio dedicato alla ricerca e alla sperimentazione attraverso progetti che realizza sia in forma autonoma che in collaborazione. In questo senso sentiamo l’attualità del nostro discorso, nell’elaborazione progressiva che portiamo avanti con artisti già esperti, quale approfondimento sulle loro opere, e con artisti esordienti.
A questa considerazione non è estraneo il fatto di aver recuperato degli spazi all’interno di un contesto residenziale: dapprima La Portineria, poi altri due luoghi di identica metratura che ospitano Satellite Florence (project space gestito da Francesco Ozzola) e Studio (luogo di lavoro messo a disposizione degli artisti per periodi variabili, tramite una open call sempre attiva).
Ricerca, attività , recupero spazi, rapporto con le persone, crediamo che siano pratiche e valori strettamente legati al presente e al futuro prossimo».
Quali legami sentite con la cittĂ /luogo in cui operate?
«Il rapporto con il contesto è fondamentale: ovvero la città Firenze, il quartiere Campo di Marte, e Palazzo Poli che è l’edificio abitato in cui ci troviamo. La Portineria cerca a ognuno di questi livelli di instaurare una relazione dialogica – siamo coscienti che per riuscirci servono tempo e dedizione, non è qualcosa che basti dichiarare o che si possa dare per implicito senza davvero ascoltare le sensazioni e le riflessioni delle persone. Sin da principio il fatto di trovarci in un’area metropolitana residenziale, curata ma quasi priva di attività culturali, ci è servito da stimolo all’azione, sentendo la responsabilità “sociale” del nostro stesso agire (si consideri che città turistiche come Firenze vengono considerate, e sono conosciute, praticamente solo per il loro centro storico).
A ciò si aggiunge una visione che non ha limiti particolari; lavorando sulla solidità dei legami locali, ci apriamo a un orizzonte assai più ampio, nazionale e internazionale (da cui le collaborazioni che già dal primo anno abbiamo avviato)».
Cosa significa per voi sperimentazione?
«Significa porsi in rapporto di ascolto reale con il presente e cercare di restituirne delle visioni – visioni necessarie alla trasformazione del tempo attuale e di quello futuro. Ciò, per la verità , è cio che pensiamo possano fare gli artisti e le loro opere, noi siamo un’occasione favorevole all’interno di un processo più ampio».
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