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Hybrida Tales by Untitled Association #19: Casa Capra e linea
Arte contemporanea
di redazione
Hybrĭda Tales è la rubrica di approfondimento nata da Hybrĭda, il nuovo progetto con cui Untitled Association ha individuato circa 150 tra spazi indipendenti, artist-run spaces, associazioni culturali e luoghi informali che stanno contribuendo significativamente ad ampliare gli sguardi sul Contemporaneo in Italia oggi.
Con un sistema di interviste a schema fisso, Hybrĭda Tales restituirà una panoramica delle realtà indicizzate, siano esse emergenti o ormai consolidate, e coinvolgerà artisti, operatori culturali, curatori, giornalisti, collezionisti, galleristi per dare vita a un archivio condiviso e collettaneo di riflessioni aperte sulle prospettive, attuali e future, del Contemporaneo.
Qui trovate tutte le puntate già pubblicate.
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Casa Capra
Dal 2018 Casa Capra è un artist-run space dedicato alla ricerca e alla produzione artistica; inserito nel quartiere di Magrè di Schio, si trova immerso tra i luoghi del quotidiano: l’edicola, l’alimentari e il bar del paese. La posizione non convenzionale rivela il desiderio che ne è alla base, quello di trovare un terreno diverso, uno spazio tendenzialmente fuori dagli ordinari circuiti dell’arte per raccontare nuove storie attraverso i lavori de* stess* artist* che ne fanno parte. Fondata e curata da Saverio Bonato, ha all’attivo 14 mostre, 11 luoghi e 34 artistə coinvoltə.
Cosa unisce la tua attività, e quella del tuo spazio, alla ricerca attuale sul contemporaneo?
«Casa Capra è nata dall’esigenza di trovare uno spazio dove poter mettere in atto le pratiche artistiche della giovane scena artistica italiana e non solo. Provenendo dal background della scena artistica veneziana, molto diversa da quella milanese e torinese, cercava una risposta all’assenza di luoghi, proposte e dinamiche nate dal basso da artistə che oggi invece cominciano sempre più a riunirsi, costruire progettualità e diffondersi».
Quali legami senti con la città/luogo in cui operate?
«Situata al centro del quartiere di Magrè a Schio, Casa Capra è l’ex salone di parrucchiera di mia nonna, il luogo in cui sono cresciuto e dove tuttora passo la maggior del tempo.
Il legame dello spazio con la città è forte, si lavora qui con la consapevolezza che non si è da soli e il contesto in cui opero ne è una prova: tante infatti sono le realtà, sociali e culturali giovani di diversa natura che caratterizzano in positivo questo territorio.
Non viviamo in una città universitaria o in un contesto che richiede una modalità di porsi a cui qualcuno si è abituato. La gente della zona quando assiste ad un opening o ci si imbatte, si pone delle domande, si chiede cosa stia succedendo e interagisce, indice che qualcosa sta funzionando».
Cosa significa per te sperimentazione?
«La sperimentazione risiede nella capacità di poter sorprendere lo spettatore attraverso la proposta di un contesto sempre nuovo grazie ad uno spazio che ogni volta muta la sua forma e appare sempre diverso.
La maggior parte di coloro che visitano Casa Capra non sanno mai bene cosa aspettarsi, fanno esperienza a scatola chiusa di qualcosa di inaspettato e il contesto attorno contribuisce alla formazione di quest’atmosfera.
Toccare con mano più immaginari possibili, dalla pittura alla musica, dal cinema alla performance, dalla scrittura alla poesia ci garantisce di non rimanere ancorati a una dimensione univoca della ricerca artistica».
linea
linea è uno spazio di produzione, studio e ricerca sui linguaggi e le pratiche del contemporaneo e scuola di formazione professionale sulla fotografia e l’immagine contemporanea, con sede a Lecce. Nasce nel 2020 su iniziativa di Alice Caracciolo e collabora attivamente con Caterina Quarta, Marco Vitale, Mariantonietta Clotilde Palasciano. Attraverso un programma pubblico di mostre, live performance e incontri, indaga pratiche e linguaggi della ricerca artistica più attuale con l’obiettivo di creare uno scambio dialettico tra artisti, curatori e pubblico e colmare, così, la distanza esistente tra quest’ultimo e l’opera d’arte.
Cosa unisce la vostra attività, e quella del vostro spazio, alla ricerca attuale sul contemporaneo?
«Partiamo con una scuola che intende focalizzare l’attenzione sulla fotografia anche come mezzo privilegiato per l’arte contemporanea, collaborando con personalità come Mario Cresci, Filippo Romano, Niccolò Fano, Fiorenza Pinna e molti altri. Inoltre, attraverso uno spazio espositivo, ci interessa lavorare proprio con gli artisti emergenti, ripensando con loro all’evento “mostra” come a un laboratorio dove sondare più linguaggi: artistici, musicali ed extra».
Quali legami sentite con la città/luogo in cui operate?
«Stiamo assistendo a un generale proliferare di nuovi spazi indipendenti per l’arte contemporanea, soprattutto nel Sud dove le gallerie sono assenti e gli spazi indipendenti sono gli unici luoghi in cui esistere, prender parte, praticare. Linea partecipa a questo processo culturale, in piena apertura con gli altri spazi presenti tutt’intorno».
Cosa significa per voi sperimentazione?
«Significa reinventare i processi di produzione, soprattutto: pensare a delle modalità che da un lato amplifichino i punti di contatto fra le varie personalità impegnate in un unico progetto e dall’altro elasticizzino i vari ruoli di questo contesto specifico: l’artista, il curatore, il critico e così via, perché invece non soltanto la persona? Ovvero, perché non l’interscambio, l’addizione di singole gestualità fra più persone?».