Hybrĭda Tales è la rubrica di approfondimento nata da Hybrĭda, il nuovo progetto con cui Untitled Association ha individuato oltre 200 tra spazi indipendenti, artist-run spaces, associazioni culturali e luoghi informali che stanno contribuendo significativamente ad ampliare gli sguardi sul Contemporaneo in Italia oggi.
Con un sistema di interviste a schema fisso, Hybrĭda Tales restituirà una panoramica delle realtà indicizzate, siano esse emergenti o ormai consolidate, e coinvolgerà artisti, operatori culturali, curatori, giornalisti, collezionisti, galleristi per dare vita a un archivio condiviso e collettaneo di riflessioni aperte sulle prospettive, attuali e future, del Contemporaneo.
Qui trovate tutte le puntate già pubblicate.
DRIM | Contemporary art ground nasce nel 2021 dalla collaborazione di Andrea Sbra Perego e Federica Patera con il negozio di belle arti RIM di Torino. DRIM è un terreno di scambio che si allarga e procede a ritroso per porre in risalto professionalità e competenze che appartengono alla sfera artistica. Un terreno fertile i cui capisaldi sono studio e ricerca, incontro, ibridazione e sperimentazione, nel tentativo necessario di uscire dalla propria comfort zone e di mettersi in discussione, rischiare; nella convinzione che il dialogo attraverso l’arte sia sempre possibile. DRIM è il terreno di un’opera in fermento, con una linea non solo estetica ma anche e soprattutto etica.
Cosa unisce la vostra attività, e quella del vostro spazio, alla ricerca attuale sul contemporaneo?
«La nostra volontà è di mettere in evidenza i legami; i passaggi e gli elementi che concorrono a dare un’idea della complessità e dell’ampiezza del mondo che ci circonda. È un work in progress perenne che segue un processo di conoscenza tendente per natura all’infinito. La scelta del luogo è coerente con questa spinta: un negozio di belle arti è una parte sommersa del lavoro artistico, un dietro le quinte per addetti ai lavori, che con DRIM diventa passaggio obbligato (il negozio deve essere attraversato per accedere allo spazio espositivo). Al contempo, fondando DRIM e in quanto artisti, abbiamo deciso che non avremmo esposto niente di nostro: sperimentiamo un ruolo diverso e mostriamo le opere di altri».
Quali legami sentite con la città/luogo in cui operate?
«Per un artista è quasi obbligatorio recarsi in un negozio di belle arti: entrambi si muovono nella stessa area semantica; il fatto di spiegare, in senso anche letterale, e riportare un po’ a terra l’arte, scegliendo un luogo che è il regno dei suoi strumenti pratici, ci sembrava un buon modo per avvicinare e rendere più comprensibile un linguaggio come quello artistico che spesso è in stallo tra due opposti asfissianti: lo scolastico e l’elitario. L’eccezionalità della dimensione artistica non si riferisce, secondo noi, alla sua ridotta diffusione, ma alla sua insistenza: il mondo intero si svolge in maniera artistica».
Cosa significa per voi sperimentazione?
«Mettersi nei panni degli altri, provare ruoli differenti, cercare di rendere evidente ciò che è ancora nascosto, e ampliare il più possibile la conoscenza per rafforzare ciò che si ha da fare».
Spazio Hangar è una proposta espositivo-laboratoriale che nasce dall’idea della curatrice Arianna Sera, della storica dell’arte Rosaria Madeo e dell’illustratrice Marialuisa Antonelli.
L’iniziativa, che prende anche il nome di Nuovo Laboratorio Sperimentale d’Arte, promuove artisti contemporanei e supporta l’arte emergente del panorama italiano.
Il progetto è nato a marzo 2021 per gli spazi del CityLab971, storica ex Cartiera di Roma ed attuale area rigenerata per progetti culturali. Lo scopo di Spazio Hangar è quello di generare connessioni tra e con differenti personalità creative, luoghi e città per temporanee esposizioni e/o residenze.
Il Nuovo Laboratorio Sperimentale d’Arte invita gli artisti a lavorare, per un breve periodo, in uno spazio adibito a laboratorio, con l’obiettivo di realizzare, durante la permanenza, opere site specific.
Lo spazio, oltre a diventare la sede espositiva delle opere dell’artista coinvolto è, al contempo, luogo di ricerca creativa e culturale diretta a sviluppare una riflessione poetica di ampio raggio.
Cosa unisce la vostra attività, e quella del vostro spazio, alla ricerca attuale sul contemporaneo?
«La nostra ricerca ha come scopo principale quello di radunare lo studio, la ricerca e l’esposizione d’artista in un unico luogo. In questi primi mesi di attività abbiamo ospitato 13 artisti differenti, chiedendo loro di lavorare e sperimentare insieme a noi. Non a caso lo spazio ha nella sua descrizione anche quello di laboratorio; un laboratorio aperto sette giorni su sette, nel quale poter chiedere direttamente all’artista qualsiasi curiosità. La nostra finalità, con una formazione composta da tre distinte personalità, (artista, curatrice e storica dell’arte) è quello di avvicinare quanto più pubblico possibile all’arte contemporanea».
Quali legami sentite con la città/luogo in cui operate?
«Roma non è la nostra città d’origine. Ognuna di noi ha, però, delle influenze e delle connotazioni che ci rendono a tutti gli effetti romane d’adozione. Siamo fortemente ancorate al nostro provincialismo, che ci invoglia ogni giorno a ricercare nella periferia quello stimolo creativo che spesso viene sottovalutato. La nostra indagine, artistica e stilistica, e il luogo in cui abbiamo scelto di lavorare, sono una sfida che ci siamo imposte quando abbiamo deciso di far nascere il progetto. Portare il nostro “provincialismo nobil-nomade” nella città capitolina ci aiuta a promuovere la periferia. Il viaggio che ogni giorno impieghiamo, percorrendo la Via Aurelia, dalle nostre città verso Roma, ci lega agli itinerari pasoliniani nomadi e cosmopoliti».
Cosa significa per voi sperimentazione?
«Con il nostro progetto sperimentiamo ogni giorno. Dal momento in cui abbiamo ospitato la prima artista era tutto un’incognita per noi, non sapevamo come gli artisti avrebbero lavorato nello spazio e tantomeno come questi avrebbero organizzato i mq a disposizione.
Abbiamo, letteralmente, sottoposto alcuni degli artisti a nuovi esperimenti, collaborando insieme a loro alla realizzazione di opere uniche. Riunendo personalità agli antipodi e con ricerche stilistiche differenti tra di loro, vogliosi di mettersi in gioco e di indagare se stessi».
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