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Hybrida Tales by Untitled Association #34: Spazienne Megazzino e Surplace
Arte contemporanea
di redazione
Hybrĭda Tales è la rubrica di approfondimento nata da Hybrĭda, il nuovo progetto con cui Untitled Association ha individuato oltre 200 tra spazi indipendenti, artist-run spaces, associazioni culturali e luoghi informali che stanno contribuendo significativamente ad ampliare gli sguardi sul Contemporaneo in Italia oggi.
Con un sistema di interviste a schema fisso, Hybrĭda Tales restituirà una panoramica delle realtà indicizzate, siano esse emergenti o ormai consolidate, e coinvolgerà artisti, operatori culturali, curatori, giornalisti, collezionisti, galleristi per dare vita a un archivio condiviso e collettaneo di riflessioni aperte sulle prospettive, attuali e future, del Contemporaneo.
Qui trovate tutte le puntate già pubblicate.
Spazienne
Spazienne è un progetto artistico inaugurato nel maggio 2014 che si fonda su principi di attivazione e autoproduzione, proponendo un lavoro che sviluppi nell’ambito del pensiero artistico la ricerca di nuove possibilità. Il confronto teorico e pratico confluisce in una procedura di lavoro che viene a comprendere l’aspetto installativo, la comunicazione grafica ed editoriale, talvolta l’aspetto autocuratoriale.
Cosa unisce la vostra attività, e quella del vostro spazio, alla ricerca attuale sul contemporaneo?
«Spazienne con il progetto Megazzino sceglie di attivarsi in una dinamica di ricerca e relazioni. Siamo artisti in dialogo tra artisti all’interno di uno spazio di creazione e non unicamente di restituzione.
Megazzino è un’espansione interna e contemporaneamente separata del nostro studio. È come attraversare il “dietro le quinte”, l’area di lavoro prima di giungere sul palcoscenico di un teatro, l’ambiente espositivo.
L’idea di questa attivazione nasce in primis da una nostra necessità: uno spazio dove potersi mettere alla prova, dove poter operare liberamente, uno spazio di confronto animato dalla voglia di creare e instaurare un dialogo che avvii in potenza un dibattito culturale.
Non vuole essere un’operazione curatoriale, ma una possibilità di fare in condivisione. Un luogo dove poter ospitare altre realtà, con la volontà ad aprirsi a una visione più ampia del pensiero contemporaneo accogliendone tutte le multidisciplinarità. Megazzino è un luogo di ricerca e sperimentazione allargata e condivisa».
Quali legami sentite con la città/luogo in cui operate?
«ll contesto in cui ci siamo attivati è Garbagnate Milanese nella provincia nord ovest di Milano. Lavorare in un luogo con un paesaggio più disteso e dilatato ci ha permesso di esplorare costantemente le aree naturali, zone industriali, e conoscere le attività produttive e artigianali che lo compongono, mantenendo comunque estrema vicinanza al centro città e alle sue dinamiche. Qui abbiamo trovato un habitat fertile che ha permesso lo sviluppo della nostra identità: lavorare in uno studio di grande dimensione, di poterlo ampliare con uno spazio espositivo e attivare anche una pratica legata alla stampa e all’editoria.
Dal 2014 abbiamo coltivato un pubblico trasversale, allargando il coinvolgimento alla vita dello studio, la cui curiosità va continuamente allenata e stimolata. Dedichiamo tempo alle persone perché raggiungerci è una scelta e non un inciampo».
Cosa significa per voi sperimentazione?
«Sperimentare è l’essenza di una ricerca al di là delle forme, dello spazio e del tempo. Un allenamento alla libertà. Il moto per poter allargare gli orizzonti del pensiero e contaminare il proprio percorso. La direzione necessaria per superare quelli che sono i propri limiti dando sempre più risposte a ciò che sono le proprie necessità. Un ideale in ascolto di sè stessi e del reale circostante.
Sperimentare significa non percorrere strade inflazionate per moda o facilità, ma intraprendere un proprio cammino, meglio condiviso, fatto di scelte sincere. Creare e saper osservare il proprio percorso».
Surplace
Surplace è uno spazio indipendente per la promozione delle pratiche artistiche contemporanee situato a Varese. Unisce e dissolve le figure culturali dell’artista, del curatore, del critico, del gallerista, dell’appassionato d’arte in qualcos’altro. È una stazione operativa in cui l’opera d’arte è sempre pensata come focus e centro privilegiato di attenzione. Una mostra o la presenza di un’opera idealmente può sovrapporsi nel tempo ad un’altra mostra o ad un’altra opera, intrecciandosi in armonia o in contrapposizione, per vedere cosa succede quando le cose interagiscono e dialogano, quando le idee e gli spiriti si mettono in gioco, quando si incontrano per assonanze e si confrontano o collidono sulla linea della prossimità o delle differenze. Surplace è stato fondato da Luca Scarabelli nel 2014. Con gli anni si sono affiancati Cesare Biratoni, Umberto Cavenago, Rossella Moratto, Joykix e Claudia Canavesi, che a tutt’oggi formano il gruppo operativo.
Cosa unisce la vostra attività, e quella del vostro spazio, alla ricerca attuale sul contemporaneo?
«Una dimensione distante dalla pressione del mercato e della riconoscibilità e la gestione in totale autonomia degli eventi e delle proposte. Il presente vede il progetto espositivo sotto questo denominatore: R+S/AK. L’acronimo indica tre spazi indipendenti che condividono lo stesso progetto ormai da qualche anno. A Riss(e) e Surplace, attivi dal 2014, si è affiancato AnonimaKunsthalle nel 2016, un microspazio sperimentale per un approccio alla presentazione dell’opera inedito e imprevedibile, gestito ogni anno da un curatore diverso. Il gruppo operativo di surplace è inoltre attivo con differenti progetti intrecciati e ramificati ad altri artisti, con l’organizzazione di mostre ed eventi esterni e iniziative editoriali, tra queste il foglio di critica con uscite aperiodiche “Strabismi” e la piattaforma on line “Bordi”».
Quali legami sentite con la città/luogo in cui operate?
«Surplace ha occasionalmente intrecciato la sua attività con il territorio circostante in diverse occasioni, organizzando mostre ed eventi anche in collaborazione con altre realtà attive in zona».
Cosa significa per voi sperimentazione?
«Aprirsi al dubbio e ai momenti in cui la sorpresa e lo sguardo sulle cose che ci gravitano attorno sono determinanti, anche l’attenzione a quello che ci sembra indecifrabile al momento. Porsi nella condizione di evidenziare la ricchezza delle prove e delle ricerche e in particolare l’apertura alle idee che mettono in discussione i modelli. Fare sperimentazione probabilmente non permette di essere neutrali».