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Hybrida Tales by Untitled Association #38: EMERGE Project Space e Marea Art Project
Arte contemporanea
di redazione
Hybrĭda Tales è la rubrica di approfondimento nata da Hybrĭda, il nuovo progetto con cui Untitled Association ha individuato oltre 200 tra spazi indipendenti, artist-run spaces, associazioni culturali e luoghi informali che stanno contribuendo significativamente ad ampliare gli sguardi sul Contemporaneo in Italia oggi.
Con un sistema di interviste a schema fisso, Hybrĭda Tales restituirà una panoramica delle realtà indicizzate, siano esse emergenti o ormai consolidate, e coinvolgerà artisti, operatori culturali, curatori, giornalisti, collezionisti, galleristi per dare vita a un archivio condiviso e collettaneo di riflessioni aperte sulle prospettive, attuali e future, del Contemporaneo.
Qui trovate tutte le puntate già pubblicate.
EMERGE Project Space
EMERGE Project Space è un progetto nato nel 2020 dalla mente creativa di Cristiano de Medio, Pierluigi Fabrizio, Giorgio Liddo e Maurizio Vicerè, con l’obiettivo di sviluppare un modus operandi curatoriale innovativo. Il loro Manifesto sta esplorando le possibilità di creazione e di pensiero artistico, svincolandosi dalle classiche etichette.
Cosa unisce la vostra attività, e quella del vostro spazio, alla ricerca attuale sul contemporaneo?
EMERGE è un progetto con appena un anno di attività, sviluppatosi nel periodo successivo al lockdown. La particolare gestazione unita al contesto di periferia in cui insiste, fanno sì che la ricerca si stia configurando in modo anomalo rispetto all’operato classico delle realtà indipendenti. Non c’è un motivo specifico, ma una serie di valutazioni e curiosità intorno ai temi dell’esposizione e della fruizione dell’opera d’arte. Ci stiamo concentrando sui “modi di guardare” e lo stiamo facendo senza compromessi, assumendoci i rischi di una ricerca di confine.
Quali legami sentite con la città/luogo in cui operate?
Pescara è una città in cui è tornata ad affermarsi una scena indipendente autorevole. Esistono diverse realtà che operano in modo professionale e molti di noi provengono direttamente da esperienze pregresse in alcuni di questi spazi-progetto. Questo è il motivo per cui abbiamo iniziato un percorso alternativo e multiforme in cui oltre l’esperienza visiva si aggiungono approfondimenti collaterali di moda, design, artigianato. Siamo un gruppo eterogeneo di professionisti il cui intento è anche quello di stabilire un legame e delle sinergie profonde con la comunità locale.
Cosa significa per voi sperimentazione?
Spingersi oltre i limiti e farlo con coscienza. Valutare ogni volta il senso di una scelta curatoriale e di allestimento. Comprendere soprattutto che ciò che facciamo oggi potrebbe avere qualche tipo di riconoscimento domani. Non si tratta di “fare centro” con la giusta mostra, ma di presentare ogni volta qualcosa che possa spostare anche di poco la direzione comune. Vogliamo operare in economia di mezzi e senza pressioni esterne, dedicandoci il giusto tempo di riflessione e approfondimento.
Marea Art Project
Marea Art Project è un programma di residenze artistiche italiane e internazionali in Costiera Amalfitana, nato dalle menti di Imma Tralli e Roberto Pontecorvo, in dialogo con Stefano Colicelli Cagol. Con l’obiettivo di riattivare la connessione tra gli artisti in residenza e le maestranze del territorio, Marea Art Project valorizza la costiera campana come luogo di ricerca e sperimentazione contemporanea su scala internazionale.
Cosa unisce la vostra attività, e quella del vostro spazio, alla ricerca attuale sul contemporaneo?
Nell’attuale ricerca contemporanea si riscontra una tendenza a esplorare nuovi linguaggi ed ecosistemi più aperti, fluidi e potenzialmente sconfinati. Ecosistemi vivi capaci di dialogare con le urgenze sociali contemporanee e di ampliare, in questo modo, la percezione del reale. Marea condivide quest’orizzonte di ricerca. Nascendo in costiera amalfitana, un luogo venduto al mondo come cartolina patinata cosparsa di glamour, intende riattivare la comunità locale che nell’ultimo decennio sembra essersi chiusa su se stessa. Uno degli obiettivi di Marea è, infatti, dar vita a nuovi spazi di incontro e confronto, a partire dalle peculiarità di questo splendido territorio e dalle persone che lo abitano.
Quali legami sentite con la città/luogo in cui operate?
Dopo anni trascorsi tra Bruxelles e Madrid, sentivamo di dover tornare al Sud per dar vita a Marea. Roberto è di Praiano, un paese affacciato sul mare tra Amalfi e Positano. Avevamo vissuto qui per diversi periodi, e sapevamo che la costiera amalfitana sarebbe stata una bella sfida, soprattutto d’inverno. Eravamo consapevoli dell’importanza di far nascere Marea in costiera perché abbiamo percepito un bisogno da parte delle persone che vivono qui. Quando cala il sipario della stagione estiva, infatti, si trasforma in un vuoto che abbiamo sempre voluto vedere come uno spazio pieno di possibilità. Allo stesso tempo, è uno dei luoghi più belli del mondo, con le sue atmosfere sempre cangianti e questa eterna distesa di mare. È tra le sue onde che secondo noi proviene quel canto delle Sirene, un canto di amore e vita, che attrae e respinge allo stesso tempo e tu sei lì che ti lasci travolgere dal suo ritmo.
Cosa significa per voi sperimentazione?
Significa porsi al di fuori delle rotte precostituite. Navigare in un mare aperto di possibilità nel tentativo di far emergere tutti quei linguaggi o posture che le gerarchie e dinamiche sociali vorrebbero lasciare ai margini. È costruire nuovi immaginari e orizzonti di dialogo e scambio tra le comunità, sperimentando insieme nuove forme di esistenza e modalità di vivere e lavorare collettivamente.
Significa riattivare aree marginali e spazi fuori dai circuiti preesistenti, portando la creazione in territori non ancora esplorati. È sondare nuovi spazi di creazione, attraverso un approccio transdisciplinare aperto alla contaminazione tra le arti e i saperi.