HybrÄda Tales è la rubrica di approfondimento nata da HybrÄda, il nuovo progetto con cui Untitled Association ha individuato oltre 200 tra spazi indipendenti, artist-run spaces, associazioni culturali e luoghi informali che stanno contribuendo significativamente ad ampliare gli sguardi sul Contemporaneo in Italia oggi.
Con un sistema di interviste a schema fisso, HybrÄda Tales restituirĂ una panoramica delle realtĂ indicizzate, siano esse emergenti o ormai consolidate, e coinvolgerĂ artisti, operatori culturali, curatori, giornalisti, collezionisti, galleristi per dare vita a un archivio condiviso e collettaneo di riflessioni aperte sulle prospettive, attuali e future, del Contemporaneo.
Qui trovate tutte le puntate giĂ pubblicate.
Ideato e creato nel 2020 da Martha Micali e Klim Kutsevskyy, DITO Publishing è un casa editrice indipendente che nasce dal desiderio di voler dare spazio all’arte e alla fotografia contemporanea emergente, realizzando e sviluppando nuovi progetti editoriali in totale sinergia con gli artisti. Nel concepire i propri lavori DITO Publishing focalizza l’attenzione sul design del libro e sulla accurata ricerca di nuovi materiali, producendo progetti editoriali a tiratura limitata ed edizioni speciali.
Cosa unisce la vostra attivitĂ , e quella del vostro spazio, alla ricerca attuale del Contemporaneo?
«DITO Publishing nasce con l’intento specifico di dar voce a quei linguaggi photography-based e paper-based media, cercando di creare un ponte tra l’ambiente strettamente fotografico e quello dell’arte contemporanea. Man mano ci siamo aperti a collaborazioni con artisti e curatori che operano in una direzione uguale o assimilabile e che utilizzano nella loro ricerca il mezzo fotografico e/o la carta, esplorandone possibilità , soluzioni e ibridazioni».
Quali legami sentite con la cittĂ /luogo in cui operate?
«Poter far parte in questo momento di una scena in fermento e continuo divenire come quella romana è un enorme privilegio, e anche una sfida che ci pone in costante ascolto e osservazione. La relazione con il territorio è stata fondamentale già al momento della nascita della casa editrice, che forse non sarebbe mai esistita senza quella costellazione di momenti, occasioni e rapporti che abbiamo attraversato prima di concretizzarne l’idea».
Cosa significa per voi sperimentazione?
«Come editori, sperimentare, per noi vuol dire iniziare da capo ogni volta. Accogliere ogni progetto nella sua specificità e quindi captare, sentire e poi elaborare e creare una spazio d’espansione adeguato. Spesso questo ci è permesso con quei linguaggi che, rimanendo ai margini dell’epicentro estetico del consumo, manifestano un valore di flessibilità , indipendente e libero. Valore che si traduce attraverso un lavoro plurale, arricchito dal confronto diretto tra noi e l’artista o il curatore».
NEUTRO è un progetto espositivo situato nel centro di Reggio Emilia, composto da sei bacheche che hanno cambiano funzione e veste diventando un luogo dove i passanti e i cittadini possono imbattersi nelle mostre presentate. La ricerca di NEUTRO si focalizza su artisti e fotografi contemporanei, il cui lavoro è capace di insediarsi nello spazio e dialogare con il pubblico. L’attenzione è posta sul metodo e sulle relazioni e interpretazioni che essi danno dello spazio, partendo dalla propria pratica, di come l’opera non abbia senso solamente nel suo essere, ma anche nel porsi in relazione con gli altri.
Cosa unisce la vostra attivitĂ , e quella del vostro spazio, alla ricerca attuale del Contemporaneo?
«La ricerca di NEUTRO si focalizza su artisti e fotografi contemporanei il cui lavoro è capace insediarsi nello spazio e dialogare con il pubblico.
L’attenzione è posta sul metodo e alle relazioni e interpretazioni che essi danno dello spazio partendo dalla propria pratica, di come l’opera non abbia senso solamente nel suo essere ma anche nel porsi in relazione con gli altri».
Quali legami sentite con la cittĂ /luogo in cui operate?
«NEUTRO si trova nel centro di Reggio Emilia, sei bacheche che hanno cambiato funzione e veste diventando un luogo dove i passanti e i cittadini possono imbattersi nelle mostre che presentiamo. Il legame è con i suoi abitanti che quotidianamente attraversano il passaggio e senza preavviso le trovano mutate, costretti a rallentare così il loro cammino».
Cosa significa per voi sperimentazione?
«NEUTRO non segue una traiettoria predefinita ma ogni mostra è un capito differente. Le sei bacheche che cambiano aspetto attraverso la sperimentazione dell’artista che è libero di interpretarle e di relazionarsi con esse liberamente. Non poniamo vincoli agli artisti, pensiamo che debbano essere liberi di sperimentare».
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