Hybrĭda Tales è la rubrica di approfondimento nata da Hybrĭda, il nuovo progetto con cui Untitled Association ha individuato oltre 200 tra spazi indipendenti, artist-run spaces, associazioni culturali e luoghi informali che stanno contribuendo significativamente ad ampliare gli sguardi sul Contemporaneo in Italia oggi.
Con un sistema di interviste a schema fisso, Hybrĭda Tales restituirà una panoramica delle realtà indicizzate, siano esse emergenti o ormai consolidate, e coinvolgerà artisti, operatori culturali, curatori, giornalisti, collezionisti, galleristi per dare vita a un archivio condiviso e collettaneo di riflessioni aperte sulle prospettive, attuali e future, del Contemporaneo.
Nell’ambito della partnership tra Hybrĭda e LAB, la sezione di ArtVerona 17 dedicata alle realtà no-profit più sperimentali sul territorio italiano, Hybrĭda Tales dedicherà sette tappe speciali agli spazi coinvolti dal progetto fieristico per questa edizione 2022.
Qui trovate tutte le puntate già pubblicate.
POST EX è uno spazio di 1100 m2 fondato a Roma nel 2020, dedicato principalmente alla produzione e alla ricerca. Come spazio attivo è un luogo in continua evoluzione composto da 9 studi fissi e uno studio che accoglie a rotazione artisti italiani e esteri che desiderano interagire con la scena romana contemporanea.
Il dialogo costante tra artisti con ricerche individuali eterogenee e a volte molto distanti, e con curatori e scrittori invitati, favorisce e incoraggia uno scambio delle competenze trans-mediali, creando un terreno propizio alla creazione di progetti radicali che prendono forma dentro o fuori lo spazio fisico.
Attraverso incontri e visite in studio organizzate con classi di studenti delle accademie e dei licei artistici di Roma, l’obiettivo di POST EX è anche quello di contribuire al dialogo intergenerazionale e alla crescita della scena contemporanea locale.
A oggi, i membri di POST EX sono, in ordine alfabetico: Cristiano Carotti, Eleonora Cerri Pecorella, Francesco D’Aliesio, Federika Fumarola, Luca Grimaldi, Gian Maria Marcaccini, Guglielmo Maggini, Alberto Montorfano, Pietro Moretti, Jacopo Natoli, Lulù Nuti, LU.PA e Gabriele Silli.
Qual è stato il vostro approccio al contesto fieristico di ArtVerona?
«Nonostante la nostra natura sia più affine a quella di un co-working che di un collettivo, non è la prima volta che riceviamo inviti collettivi, ma questo ci ha colto abbastanza di sorpresa, soprattutto perché la nostra matrice è più “operativa” che curatoriale, paragonata agli altri spazi invitati nella nostra sezione. Mai prima, nella nostra breve storia, ci era successo di confrontarci con un contesto fieristico. È stata, nuovamente, l’occasione di unirsi per cercare una sintesi tra le nostre molte anime che, da un lato salvaguardasse le singolarità, ma potesse anche misurarsi col “tema” nel merito, (im)ponendosi adeguatamente in un contesto fieristico, in cui il display specifico, offre uno spunto eccezionale rispetto al tema offertoci».
Come il vostro contesto di provenienza, e nel quale la vostra realtà è radicata, sarà presente all’interno di LAB?
«Una delle cose più interessanti di cui ci siamo accorti, da quando esiste Post-Ex, è che le varie istanze e personalità iniziavano a dialogare, contagiandosi, inquinandosi, arricchendosi e svelandosi. Innanzitutto tra di noi, e poi POST EX, come organismo, in rapporto al contesto romano. Contesto che, sempre in subbuglio, ha indiscutibilmente influenzato le nostre posture rispetto al lavoro e alla realtà. Nel dialogo nel rapporto con altre realtà affini, in modo anche molto semplice, abbiamo scoperto di poterci concedere una maggiore libertà rispetto ai nostri approcci abituali, che non contraddice e non nega le individualità».
Cosa significa per voi Riscrivere la mappa?
«Cos’è una mappa e cosa significa riscriverla? Tracciare o scrivere una mappa, significa, innanzitutto, definire uno spazio secondo un determinato criterio che, più o meno consapevolmente, diventa anche un filtro. In questo senso la mappa mente o, meglio, non dice tutto quello che gli si chiede o che sembra pretendere. Per questa ragione, quando guardiamo la mappa di un territorio, prima vediamo il filtro che la mappa pone, e solo dopo (forse) il territorio. Dietro la presunta innocenza delle mappe c’è forse il pensiero che possano sostituire il territorio perché più docili e maneggevoli. Solo che non si conosce un territorio finché non ci si entra».
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