Hybrĭda Tales è la rubrica di approfondimento nata da Hybrĭda, il nuovo progetto con cui Untitled Association ha individuato oltre 200 tra spazi indipendenti, artist-run spaces, associazioni culturali e luoghi informali che stanno contribuendo significativamente ad ampliare gli sguardi sul Contemporaneo in Italia oggi.
Con un sistema di interviste a schema fisso, Hybrĭda Tales restituirà una panoramica delle realtà indicizzate, siano esse emergenti o ormai consolidate, e coinvolgerà artisti, operatori culturali, curatori, giornalisti, collezionisti, galleristi per dare vita a un archivio condiviso e collettaneo di riflessioni aperte sulle prospettive, attuali e future, del Contemporaneo.
Nell’ambito della partnership tra Hybrĭda e LAB, la sezione di ArtVerona 17 dedicata alle realtà no-profit più sperimentali sul territorio italiano, Hybrĭda Tales dedicherà sette tappe speciali agli spazi coinvolti dal progetto fieristico per questa edizione 2022.
Qui trovate tutte le puntate già pubblicate.
Unpae, nato come “Un paese tutto per te”, è un progetto di residenze ideato nel 2018 da Andrea Croce, che ha luogo nel villaggio di Roccacaramanico, tra le montagne abruzzesi. Il progetto pone l’accento sullo scambio libero tra vari attori: il contesto mutevole del paese montano – che da ghost town diventa luogo di villeggiatura – e gli invitati – artisti, curatori o ricercatori di ogni sorta – che si trovano liberi nell’indagare il luogo in un clima generale di libertà e spontaneità. Oggi il team è più ampio ed è composto da Alessia Delli Rocioli (co-curatrice) e Michele Sablone (graphic designer).
Qual è stato il vostro approccio al contesto fieristico di ArtVerona?
«È la prima volta che ci approcciamo a un contesto fieristico, come progetto di residenze non ci siamo mai trovati a confrontarci con uno spazio di questo genere – che a volte può sembrare molto diverso dalla nostra realtà. Tuttavia è sicuramente un’opportunità stimolante per ripensare all’intero progetto e ai suoi obiettivi, ma anche – più nello specifico – all’identità stessa di Unpae, e agli elementi che la compongono (tra questi il paesaggio, i villeggianti, la nostra stessa presenza nel paese).
Realizzare quindi un progetto per un altro spazio ci permette di riflettere sulla nostra linea curatoriale, che si nutre dei vari elementi presenti sul territorio, ma che è anche indipendente da questi. Ci siamo resi conto di poter dare una visione, delle suggestioni anche non essendo direttamente presenti sul luogo. Inoltre, è la prima volta che non lavoriamo con un gruppo di artist* ma con un singolo, quindi la situazione cambierà ulteriormente.
L’idea è quella di costruire un progetto insieme: noi saremo molto presenti in tutte le fasi del suo sviluppo (questa modalità di interagire con gli artist* è la stessa della settimana di residenza). Il punto di forza di Angelo Licciardello – l’artista selezionato per il nostro spazio in fiera – è quello di non essere mai stato fisicamente a Roccacaramanico. La relazione tra l’artista e il luogo rimarrà sul piano immaginativo: un fantasticare sull’identità, ricostruire delle narrazioni – che siano anche fittizie – all’esterno del paese. Il progetto in tal modo assumerà le sembianze di un intruso, un mondo che per qualche ragione ha saputo muoversi altrove.
Come il vostro contesto di provenienza, e nel quale la vostra realtà è radicata, sarà presente all’interno di LAB?
«Come già accennato, il luogo per noi è un elemento essenziale per lo sviluppo creativo di idee. Sarà inevitabile portarlo all’interno di LAB, in quanto ha avuto un’importanza centrale nella costruzione dell’immaginario di Unpae. Sarà interessante indagarne le modalità.
Nei primi momenti di progettazione dello spazio espositivo con l’artista – dalla creazione di moodboard alla discussione di questioni teoriche – il nostro contesto di provenienza, il paesaggio rurale dell’Abruzzo interno, è emerso spesso. Ci siamo trovati a parlare della relazione tra uomo e animale; della rappresentazione dell’animale in modo infantilizzato, o ridotto a icona; delle abitazioni come luoghi familiari creati da relazioni. Abbiamo condiviso tra di noi immagini e storie legate all’immaginario di Roccacaramanico, o in generale della montagna abruzzese: la trattoria con i quadri di paesaggi, il souvenir con le foto di orsi e lupi, il diorama nel panificio di montagna, il Pinocchio e altre illustrazioni di fiabe.
Questo processo di scoperta di un altro luogo, diverso dal quello così connotato da cui proveniamo, ci permette di riflettere sui suoi simboli, sui suoi aspetti antropologici e sociali; e quindi ricostruire un’identità a limite tra il reale e il fantastico, una costellazione di immagini che insieme creano un’atmosfera familiare e intima, che richiama la memoria di Roccaramanico. A volte siamo sorpresi del forte legame che gli artisti sviluppano con Unpae e con il luogo, pur avendolo vissuto solo per il tempo di una residenza».
Cosa significa per voi Riscrivere la mappa?
«È parte del nostro progetto l’intento di creare nuove connessioni tra persone, luoghi e situazioni. Pensiamo che il carattere principale di Roccacaramanico sia quello di essere luogo all’apparenza periferico, benché ci piaccia pensare che – per brevi periodi – Roccacaramanico diventi un luogo centrale: un posto dove rifugiarsi, creando nuovi legami e una comunità. Per gli artist* Unpae diventa uno spazio di ricerca, ma anche un luogo nel quale nascono legami affettivi. Non abbiamo mai ragionato nello specifico sul discorso legato alla riscrittura della mappa, ma forse la scelta in sé di operare lontano dalla città ci permette di pensare all’idea di una mappa più estesa, senza luoghi polarizzati.
Forse riscrivere la mappa – cambiando prospettiva – per noi significa poter sviluppare un progetto che possa trascendere la dimensione locale, potendo sperimentare verso nuove direzioni slegate dalla presenza fisica sul luogo. È evidente come Roccacaramanico negli anni abbia influito in modo determinante nella costruzione dell’identità di Unpae, e perciò sentiamo l’esigenza di far evolvere il progetto, aprendo a nuove realtà, senza dimenticare da dove veniamo».
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