Nell’eccezionalità di quest’anno, l’edizione 2020 di Hypermaremma ha concentrato tutte le sue forze in un’unica grande installazione ambientale, un’opera al neon di Massimo Uberti diventata in poco tempo icona del territorio, visitata da migliaia di persone durante tutto l’arco dell’estate. Presentata lo scorso 26 luglio, nell’ eccezionale cornice della Terre di Sacra, proprio al centro dell’Oasi WWF di Burano, SPAZIO AMATO illuminerà fino al 30 settembre l’orizzonte di Capalbio antistante il Monte Argentario.
Aggiungendo una nota straniante all’immutabilità millenaria del paesaggio della Maremma, l’installazione di Massimo Uberti suggerisce l’inestimabile valore del territorio in cui sorge e l’imprescindibile necessità di preservarlo. Pensato per una fruizione solitaria, SPAZIO AMATO sorge infatti sulla strada litoranea tra la ferrovia e il lago di Burano che collega Orbetello a Capalbio, meta estiva tra le più rinomate del centro Italia. Visibile anche dal treno, l’opera realizzata da Massimo Uberti appositamente per l’edizione 2020 di Hypermaremma agisce come un’evanescente didascalia luminosa che risignifica l’intero campo visivo.
Rispetto all’edizione dello scorso anno molte sono le differenze. Nel 2019 Hypermaremma era riuscita a presentare ben sette progetti tra performances, concerti, installazioni e mostre, coinvolgendo più di 40 artisti ed equilibrando progetti istituzionali in luoghi museali, come Il Parco Archeologico dell’Antica Città di Cosa ad Ansedonia e la Rocca Aldobrandesca di Capalbio, con eventi in luoghi privati, come la Villa Di Lorenzo dell’architetto Martelli Castaldi o la tenuta Il Diaccialone a Pescia Fiorentina.
Focalizzata sulla scena nazionale ed internazionale contemporanea, l’edizione dello scorso anno dedicava inoltre un omaggio a Mauro Staccioli, con un’imponente installazione ambientale del 2003, I Prismoidi, situata al centro del foro dell’Antica Città di Cosa in occasione della mostra “La Citta Sommersa”. Un omaggio programmatico per il festival, dato il costante dialogo tra opera e paesaggio che caratterizza la ricerca dello scultore toscano.
Nonostante l’impossibilità di realizzare un programma serrato come quello dell’edizione 2019, anche quest’anno Hypermaremma riesce a lasciare un segno sul territorio, una traccia semantica di luce che nell’arco dell’intera stagione estiva ha superato i 30mila visitatori. Parlando della prossima edizione e della direzione che il festival intende prendere con i due fondatori del progetto, Carlo Pratis e Giorgio Galotti, a cui si affiancano Lorenzo Bassetti, Matteo d’Aloja e Massimo Mininni, riusciamo ad avere qualche anticipazione sul prossimo anno: «La volontà è quella di superare un’asse Capalbio-centrica spingendo il progetto da una parte verso Montalto di Castro con il meraviglioso Parco di Vulci, dall’altra verso il Monte Argentario, uno dei luoghi più magici e incontaminati della Maremma. Per poi magari in futuro immaginare qualcosa nelle isole, il Giglio e l’Elba innanzi tutto», ha detto Carlo Pratis.
Giorgio Galotti ha parlato invece di un maggiore coinvolgimento di artisti internazionali, non dimenticando ovviamente la storia del territorio e il suo paesaggio, che rimane il punto cardine su cui ruota tutto il progetto. A questo proposito Matteo d’Aloja ha rivelato l’idea di un grande omaggio a un artista che ha fatto della Maremma la sua casa e la sua cifra artistica, Giovanni Sanjust di Teulada, cui si affiancheranno una serie di interventi mirati sul paesaggio, con l’idea anche di creare un circuito tra le grandi aziende vinicole che hanno reso il Morellino una delle eccellenze del territorio.
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