Ieri, domenica 29 maggio 2022, è stato inaurato a Firenze HZERO. L’impresa ferroviaria in miniatura, un inedito progetto museale dedicato all’immaginario del treno ospitato negli spazi rinnovati dell’ex cinema Ariston. L’idea si sviluppa attorno a un’opera unica nel suo genere: l’imponente plastico ferroviario realizzato da Giuseppe Paternò Castello di San Giuliano, a cui i figli Diego, Giulia e Maria hanno desiderato conferire una dimensione museale.
«La famiglia San Giuliano da molto tempo ha coltivato la bellezza di questo sogno con professionalità, artigianalità e competenza e la mette a disposizione con un progetto meraviglioso celebrando il treno che è un altro pezzo della storia di Firenze», ha affermato Federico Gianassi, assessore al commercio e alle attività produttive del Comune di Firenze.
Di origine siciliana, l’imprenditore Giuseppe di San Giuliano è stato un personaggio dai multiformi interessi culturali che hanno spaziato dall’ambito musicale a quello artistico, a quello dell’architettura dei giardini. Grande appassionato anche di ferromodellismo, il suo interesse si è indirizzato velocemente verso l’aspetto evocativo-immaginario del treno. Trasferitosi a Firenze nel 1968, l’idea del plastico ferroviario ebbe origine nel 1972 con l’acquisto del primo modellino prodotto dall’azienda tedesca Märklin.
Della genesi del progetto ha raccontato il figlio Diego Paternò Castello di San Giuliano: «Negli anni mio padre si rese conto della portata di ciò che stava realizzando e si convinse che questo progetto sarebbe dovuto diventare qualcosa di più importante. (…) E questo è diventato negli ultimi anni della vita di nostro padre il suo desiderio di fare proprio quasi un regalo per la città di Firenze che lo aveva accolto (…) come segno di amore e riconoscenza».
Sin dagli esordi il progetto si è rivelato di grande complessità: l’ideatore non si limitò semplicemente a immaginare un percorso di binari, ma concepì un vero e proprio scenario paesaggistico in cui i treni potessero viaggiare in un suggestivo panorama realistico. Frutto di oltre quarant’anni di lavoro e arricchito dal contributo di numerosi amici e conoscenti, la realizzazione del plastico prese avvio negli spazi della biblioteca della casa di Firenze. La struttura venne poi spostata nel 2001 a Scandicci dove progressivamente ha assunto le caratteristiche attuali anche grazie alla collaborazione dell’esperto modellista ferroviario, l’ingegner Carlo Brandolini d’Adda.
Il plastico, attualmente corrispondente a un’estensione di 280 mq, si presenta come un grande progetto narrativo in cui lo spettatore si diverte, incuriosito, a rintracciare un’infinità di differenti realtà. È un magico intreccio di scenari realistici e di fantasia in cui si alternano paesaggi che rievocano i profili montuosi delle Dolomiti, architetture d’ispirazione berlinese e paesaggi marittimi che evocano le coste dell’isola d’Elba.
L’ideatore e curatore del progetto museale, Alberto Salvadori, che ha creato un sistema di rappresentazione in grado di completare e valorizzare l’opera di Giuseppe di San Giuliano, osserva:
«I plastici hanno un elemento che è la fissità del paesaggio e noi volevamo che questa fissità del paesaggio andasse a dialogare con qualcosa di mobile, con qualcosa che diventasse sì materico ma anche impalpabile. Questi treni che girano sono all’interno di un ambiente visivo che ritorna al tema dell’immaginario»
Di grande effetto e coinvolgimento emotivo è la dimensione paesaggistica e narrativa in cui prendono vita una moltitudine di scene di vita quotidiana come, ad esempio, l’intervento dei pompieri atto a sedare un incendio in corso o quello della Polizia nell’ambito di un evento criminale.
Il suggestivo e articolatissimo scenario narrativo, che lo spettatore si trova a esplorare, distoglie dalla percezione della componente tecnologica estremamente avanzata, che consente anche l’attivazione dei meccanismi legati al movimento di alcune componenti del plastico.
La scenografia è arricchita dal sistema di proiezioni realizzato dallo studio di multimedia design Karmachina. A completare l’ambientazione è la componente sonora, ideata dal centro di ricerca, produzione e didattica museale Tempo Reale. Un’attenzione particolare è riservata al coinvolgimento dello spettatore, intensificato dalla diversità degli elementi sonori che è possibile cogliere a seconda della propria posizione nello spazio.
Il riadeguamento funzionale degli oltre 1000 mq dell’edificio è dell’architetto Luigi Fragola, il cui progetto mira a preservare la funzione originaria dell’ex cinema come spazio di intrattenimento e di cultura e, al contempo, a restituire alla città un luogo perduto.
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1000 mq non 100.