In occidente, il presidente iraniano Ebrahim Raisi è considerato un ultraconservatore. Uno degli ultimi decreti, firmato il 15 agosto, ha stabilito un nuovo elenco di restrizioni per le donne. L’artista e scrittrice Sepideh Rashno, che in televisione aveva ammesso di non aver rispettato la legge sull’hijab, è stata arrestata. Intanto, l’esercito della Repubblica islamica dell’Iran ha avviato una serie di esercitazioni militari su larga scala, facendo preoccupare gli Stati Uniti. Insomma, i rapporti tra lo Stato affacciato sul Golfo Persico e l’Occidente stanno raggiungendo momenti di tensione e di incompatibilità ma in Iran le contraddizioni sono all’ordine del giorno e, da un certo punto di vista, è una fortuna. Ha infatti aperto nelle scorse settimane al Tehran Museum of Contemporary Art una mostra che, per la prima volta dopo decenni, presenta al pubblico alcuni dei capolavori più influenti dell’arte contemporanea occidentale.
Le 132 opere in esposizione, realizzate da 34 artisti, fanno parte di una collezione raccolta prima della Rivoluzione islamica iraniana dell’Ayatollah Ruhollah Khomeyni, che trasformò la monarchia dello scià Mohammad Reza Pahlavi in una repubblica islamica sciita. Tra queste, anche Mariée mise à nu par ses célibataires, même, meglio nota come “Il grande vetro”, Le Grand Verre, opera del 1915 di Marcel Duchamp, a lungo interpretata come una rappresentazione erotica. In mostra anche opere dei campioni dell’arte statunitense, come quelle di Donald Judd, Sol LeWitt, Frank Stella e Robert Smithson. Tra i lavori, anche un collage di Michelangelo Pistoletto.
Il museo fu inaugurato negli anni ’70 per volontà di Reza Pahlavi e di sua moglie Farah. All’apertura, esponeva opere di Pablo Picasso, Mark Rothko, Claude Monet, Jackson Pollock e altri grandissimi artisti, tutti parte della grande collezione messa su dallo scià, al cui regime si devono tante delle idiosincrasie ancora oggi leggibili nella società iraniana, tra istanze modernizzatrici e spietate repressioni. Nel museo sono attualmente conservate circa 3.500 opere, di cui molte realizzate da artisti internazionali e che, dopo la Rivoluzione di Khomeini, furono considerate “deviate” e poste sotto censura. Bisogna dire, però, che già nel 2015 il museo ospitò una mostra di 42 opere di artisti occidentali.
L’esposizione, dunque, segna un passaggio epocale e non solo nella storia museale locale. «L’accoglienza è stata meravigliosa», ha dichiarato il direttore del museo Ebadreza Eslami, commentando le fotografie che ritraggono i visitatori incuriositi dalle opere. Secondo i dati forniti dal museo, a oggi a mostra è stata visitata da circa 20mila persone.
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