Gabriella Cardazzo, una delle curatrici insieme a Giuliana Carbi, definisce la mostra come innovativa, frutto di un lavoro di evoluzione artistica che porta ad un utilizzo del digitale mantenendo con la poesia un discorso concettuale. Ciò che intende esprimere Gabriella Cardazzo è riassunto nella prima sala espositiva, dove sono stati affissi disegni, fotografie e componimenti poetici. Essi costituiscono gli elementi che hanno ispirato Sillani nella sua ricerca artistica, che si è conclusa in questo collegamento poetico-fotografico.
Determinante è dunque il ruolo che assume la figura del poeta Friedrich Hölderlin il quale, affetto da Schizofrenia, cominciò a scrivere poesie che avevano per soggetto la natura. Egli si firmava con Scardanelli, nome da cui appunto deriva il titolo attribuito all’esposizione.
Mario Sillani si riconosce nella figura del poeta che, come quest’ultimo, percorreva i suoi sentieri con disinteresse per l’ambiente circostante, sollecitato unicamente dalla volontà di giungere ad una propria e piena consapevolezza interiore.
Le fotografie, raffiguranti i sentieri del Carso Triestino, non vogliono richiamare all’attenzione il soggetto rappresentato, ma alla disposizione d’animo dell’artista nel momento dell’impressione fotografica, impegnato ad indagare il significato di Esserci ed Esistere.
Questa ricerca si concretizza su carta nel concetto di “Vuoto” espresso dall’artista disegnando dei punti rossi al centro della fotografia, che distolgono l’osservatore dall’analisi del mero paesaggio raffigurato.
Le fotografie per Sillani devono essere utilizzate dall’osservatore come un mezzo per riflettere attorno alla questione di Vuoto, al fine di ricordargli di Essere nel presente ed Esistere. Passeggiata di Scardanelli in Carso è il punto di arrivo di una ricerca iniziata intorno agli anni ’70.
Mario Sillani Djerrahian non si è distinto solamente per la fotografia ma anche per la realizzazione di alcune performance, fra cui Alice through the double faced looking glass, casually flashing presentata alla Galleria Tommaseo ArteFiera di Bologna nel 1977. Sempre nello stesso anno presentò all’International Art Fair K45 Künstlerhaus di Vienna la performance Wien 138. Nel 1981 espose anche in una mostra collettiva nella storica Galleria il Cavallino di Venezia.
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