Non si ferma l’attività della Dep Art Gallery, lo spazio milanese fondato nel 2006 da Antonio Addamiano, dedicato, in particolare, all’arte italiana e straniera degli anni ’60 e ’70. Chiusa la sede in via Comelico 40, che riaprirà il primo settembre, dopo la pausa estiva, l’appuntamento è a Ceglie Messapica, in Puglia, con DepArt Out, programma espositivo che raccoglie idealmente il testimone, proponendo prima una mostra di Wolfram Ullrich, tra gli artisti più rappresentativi della ricerca di Dep Art, e poi un omaggio a Nam June Paik e Wolf Vostell, due pionieri della videoarte.
Si parte dunque il 22 agosto, con l’installazione site specific di Wolfram Ullrich, pensata appositamente per Dep Art Out. L’artista nato nel 1961 in Germania e formatosi nella temperie della “pittura-oggetto” degli anni ’80, in questa occasione presenterà una nuova produzione intitolata “GAP”, parola che indica lo spazio vuoto, lavorando in una alternanza di spazio e non spazio. L’opera è costruita in ferro, lasciato arrugginire proprio da quell’aria che lo attraversa. «Questo è l’omaggio al territorio di Wolfram Ullrich che, per una volta, presta la sua ricerca artistica che si esprime nel rigore della geometria di derivazione costruttivista, ad una interazione con la natura e al territorio», spiegano dalla galleria.
Il 29, 30 e 31 agosto, dalle 19 alle 21, occhi puntati sui pionieri della videoarte Nam June Paik e Wolf Vostell, in dialogo, anzi, in “Video Duet”, a cura di Gianluca Ranzi.
Nato nel 1932 a Seoul e morto a Miami nel 2006, Nam June Paik è stato uno degli artisti più influenti della seconda metà del XX secolo, a partire dalle sue sperimentazioni nell’ambito del movimento Fluxus. Per “Video Duet” sarà presentato l’omaggio di Nam June Paik all’amico Joseph Beuys, un filmato manipolato elettronicamente della loro performance tenuta il 2 giugno 1984 alla Sogetsu Hall di Tokyo. Il video, presente nella videoteca della Fondazione Mudima, che nel 1990 ha ospitato la personale dell’artista coreano e nel 1994 ha curato la sua mostra all’Arengario di Milano, evidenzia l’interazione performativa tra la vocalizzazione sciamanica di Beuys e l’esecuzione di Paik al pianoforte di motivi classici e di canzoni tradizionali giapponesi. «La visualizzazione del suono, l’intermedialità e la mobilitazione fantastica del linguaggio ottenuta attraverso la tecnologia, contraddistinguono l’opera di Paik e raggiungono in questo video una particolare intensità poetica».
Rimaniamo ancora nel Fluxus con Wolf Vostell (1932-1998), che fu tra i promotori dell’Happening in Europa e, dal 1959, iniziò a realizzare opere con il coinvolgimento attivo dei media tecnologici, manipolando televisori e apparecchi audio-visivi di ogni sorta, spesso inserendoli all’interno delle sue action-dé-coll/age. Nel video di Endogene Depression, qui nella versione presentata nel 1980 all’Institute of Contemporary Art di Los Angeles, la presenza dei televisori, inglobati nel cemento, alcuni dei quali accesi e con il suono e l’immagine manipolati elettronicamente, è associata al girovagare dei tacchini, a sottolineare il contrasto tra l’artificialità della macchina e la verità del mondo naturale. «A differenza di Paik, come emerge da questo video, Wolf Vostell si preoccupa quindi di criticare gli effetti imposti dalla televisione come rituale schizofrenico e alienante».
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