Sarà visitabile fino al 10 febbraio 2025 la mostra Brainstorming ospitata presso ieedificio57 di San Gimignano, un nuovo spazio culturale destinato ad accogliere eventi di carattere nazionale e internazionale. L’idea progettuale nasce dall’artista Michelangelo Consani, che intende mettere in correlazione le proprie opere con quelle di artisti a lui vicini per generare percorsi virtuosi di arte e cultura. ieedificio57 deriva dalla parola giapponese “ie” e significa “casa”: la sua sede si trova infatti in una casa padronale a più piani, riadattata a spazio pubblico. Brainstorming è l’evento iniziale di questo nuovo spazio e vede le opere di Consani in dialogo con quelle di Loris Cecchini.
La visione che Michelangelo Consani ci offre nell’ambito del nuovo spazio espositivo di ieedificio57 è profondamente connaturata all’umanità e alla sua dimensione evoluzionistica, esistenziale e di rapporto ancestrale con l’universo. Consani attinge ai grandi pensatori del nostro tempo, nello specifico al teologo austriaco Ivan Illich, per chiarire l’esigenza immediata di una rivoluzione silenziosa che riguardi il futuro di tutti, basata sulla ricerca di un equilibrio globale. La rilevazione semantica che si può cogliere in Consani riguarda il rispetto che deve essere esercitato verso ogni forma di vita per ristabilire il valore intrinseco di ogni essere vivente: dagli animali alle piante, dagli uomini agli elementi della natura, dalle gerarchie ai sistemi sociali minoritari, con l’intento di allontanare quel tracollo della storia moderna che rischia di distruggere tutto.
I titoli delle opere hanno sempre come incipit Il seme dell’uomo, a cui Consani accosta un altro termine didascalico, e rappresentano un’esplicita allusione al film omonimo di Marco Ferreri del 1969. Attraverso questo parallelismo, l’artista mette in scena un’esposizione che parla proprio di umanità e all’umanità si riferisce costantemente. Come Dora e Cino – protagonisti del film – che devono loro malgrado proseguire la specie, Consani propone passaggi silenziosi che rimandano costantemente alla sceneggiatura: tramite il verso delle cicale, attraverso gli sguardi delle due statue che si incontrano quale germoglio del prosieguo del genere umano, per mezzo di una casa – ora spazio espositivo – che diviene palcoscenico di un albero genealogico da ricostruire e salvaguardare, esattamente come nel film di Ferreri. Consani parafrasa con materiali e tecniche il senso della pellicola, e attinge costantemente anche al pensiero di Masanobu Fukuoka, come indicato nell’ultima opera.
La mostra si distribuisce al primo piano di una casa padronale, riadattata a nuovo spazio espositivo. Gli ambienti un tempo a uso abitativo ora assumono un altro profilo, quasi estetico, e da luoghi privati divengono pubblici, atti a esporre il pensiero dell’artista. Al primo piano di ieedificio57, a cui si accede serviti da una scala in pietra, si aprono gli ambienti ancora colmi di quel tepore domestico in cui vivevano gli affetti più cari.
La prima opera di Consani è esposta a parete e consiste in una riflessione sui primati. Le scure figurine sono rese con il nero della grafite e riguardano gli albori del nostro percorso evolutivo. In Il seme dell’uomo [Costellazione], 2024 l’analisi delle prime forme di ominidi è accostata ad una particolare dislocazione dei disegni che rimanda ad una costellazione. Gli studi infatti formano un arcipelago di stelle silenti, una summa del tanto lontano nel tempo – alle origini del nostro genere homo – e del tanto lontano nell’universo – ossia verso l’ignoto che non conosciamo. La cornice piuttosto profonda in cui sono inseriti i piccoli disegni suggerisce la distanza siderale tra noi e il cosmo. Rimandi ancestrali, avveniristici e fantascientifici convivono in questi lavori in cui è palese il riferimento al film 2001 Odissea nello spazio di Stanley Kubrick.
Nelle sale successive le opere di Consani aprono a un dialogo costruttivo utilizzando alcune sedie iconiche della storia dell’arte e del design: su ognuna di esse infatti insiste una testa in marmo realizzata dall’artista. Le sedie diventano base delle sculture e introducono ad una conversazione autentica, un lamento di ciò che manca al mondo moderno.
Nella sedia Hill House 1 che Charles Rennie Mackintosh realizza nel 1902 è collocata la testa di Golia incisa da Consani in marmo nero nel Belgio, l’opera ha titolo Il seme dell’uomo [Hill House 1], 2024. L’utilizzo di una pietra la cui cava è in via di estinzione consente un passaggio sui temi dell’imminente fine di alcune risorse. Nella stessa stanza, Il seme dell’uomo [Red & Blue], 2024 sulla sedia Red & Blue di Gerrit Thomas Rietveld compare la protome di un coccodrillo di fiume, anch’esso avviato ad una sparizione dalla serie degli animali conosciuti.
Dalle opere dell’artista emerge la consapevolezza di un uso indiscriminato della natura, di una perdita costante di energie su cui l’uomo non interviene consapevolmente attraverso pratiche orientate alla sostenibilità, adottando invece un’azione basata su meri scopi utilitaristici.
La sedia Masters di Philippe Starck & Eugeni Quitllet in Il seme dell’uomo [Masters], 2024 diviene base di una testa in cemento che si pone in conversazione emotiva con l’altra scultura adagiata sulla sedia Mezzadro di Achille e Pier Giacomo Castiglioni in Il seme dell’uomo [Mezzadro], 2024. Ricostituire un dialogo tra i vari attori sociali è un’azione sempre più necessaria per una conservazione della specie. Gli sguardi di pietra tra i due volti costituiscono una speranza per l’intera collettività, un rimando all’esigenza di sopravvivenza. La forma di aratro della sedia allude ad una cultura ancestrale basata sull’agricoltura e oggi superata da una coltivazione intensiva.
Infine, un imballaggio in legno sostiene l’ultima scultura di Consani, Il seme dell’uomo [Masanobu Fukuoka], 2016/2024 raffigurante l’illustre agronomo giapponese. L’installazione è animata da un video che riproduce il verso di cicale, insetti queruli che impazziscono col loro canto, non indaffarati a costruire qualcosa poiché, come ricorda la favola di Esopo La cicala e la formica, sono dediti solo al canto e a una vita spensierata. Il riferimento a Masanobu Fukuoka e al testo La rivoluzione del filo di paglia rimandano all’esigenza di un’agricoltura più consapevole, fondata su un’autosufficienza alimentare e rispettosa della natura.
Può un filo di paglia rivoluzionare il mondo? Possono Dora e Cino salvare la razza umana? Qual è la speranza per il seme dell’uomo? Consani fa proprie queste domande e si inserisce nelle pieghe delle bugie contemporanee, nei silenti passaggi della storia minoritaria e auspica un cambiamento scismatico rispetto alla vulgata comune con l’unico obiettivo di riappropriarsi di un’umanità più pura, attinta dalle piccole cose cui conferisce cittadinanza evocativa.
Nel piano inferiore, ieedificio57 ospita le opere di Loris Cecchini perfettamente inserite nell’atmosfera antica della casa. In Thin things [Tropism], 2024 il modello ricorrente che Cecchini usa costantemente nelle sue opere iconiche interpreta lo spazio in maniera organica e introduce a un’immagine della natura come risultato di una geometria invisibile, quasi quantica. L’elemento d’acciaio lucido regolarmente riprodotto individua un archetipo strutturale della natura che, in maniera libera, restituisce forme astratte che emergono dal pavimento, pendono dal soffitto, abitano la casa. Cecchini produce una decentramento senza precedenti squarciando la fisica e riconoscendo nei suoi numeri unicellulari la forma micrometrica della vita. Solo l’interpretazione attenta dell’osservatore consentirà quel processo di assemblaggio che appartiene alla vita stessa.
In Zigzags particles (2023) il puntinato continuo costituisce il pixel naturale di cui sono fatti gli elementi della natura. Nelle sculture in alluminio raffiguranti uccelli la materia viene trattata come un puntinato granuloso per suggerire le attrazioni molecolari che generano la realtà. Cecchini indaga la costituzione chimica della biologia molecolare, un’idea lontana dalla visione convenzionale del mondo.
Nello spazio della cantina è infine installata l’opera KNO3C, 2024 un allestimento suggestivo che riecheggia l’immagine di cristalli. L’opera rielabora la conformazione di nitrato di potassio la cui formula chimica è molto simile al titolo dell’opera. Interessante notare come il nitrato di potassio appartenga da sempre alla storia dei sapiens. Plinio nella Naturalis Historia, libro XXXVI, 65, ricorda come i commercianti di una nave approdati sulle coste fenicie (fascia costiera siro-palestinese, in corrispondenza dell’odierno Libano) non avendo fornelli per riscaldare le pietanze, utilizzarono alcuni pezzi di salnitro e, essendosi questi fusi insieme alla sabbia del mare, diedero adito a un liquido sconosciuto: era il vetro.
Ci sembra il salnitro un interessante punto di contatto tra le opere di Consani e Cecchini, soprattutto per l’uso che l’elemento chimico ha avuto in tutti gli ambiti dell’esistenza umana. Il salnitro infatti è usato in agricoltura (uno dei punti di riflessione della poetica di Consani) come fertilizzante e nel settore alimentare per conservare i cibi, ma ancora, per tornare a Plinio, il salnitro è impiegato in certe soluzioni come prezioso rimedio per la cura di molti malanni che affliggono da sempre il genere homo.
L’accostamento delle opere di Cecchini e quelle di Consani nella mostra Brainstorming genera un dialogo suggestivo tra i due artisti. Se Consani esplora temi legati alla sostenibilità e al rapporto dell’uomo con la natura, Cecchini indaga le forme molecolari e le geometrie che regolano il mondo. I loro lavori sono complementari e invitano a una riposizionamento per cui l’uomo deve riconnettersi con la natura e con il cosmo.
Le loro opere riflettono la necessità di un cambiamento dei processi che governano la vita. Cecchini, con le sue strutture molecolari, e Consani, con la sua riflessione sull’umanità, offrono un ampio dibattito sulle diverse modalità di approccio al mondo moderno.
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