Ibrahim Mahama, Hannah Levy e il potere della musica, per il 2020 della High Line

di - 19 Febbraio 2020

La High Line, il parco pubblico costruito su una storica linea ferroviaria sopraelevata e progettato da Diller e Scofidio, sul lato ovest di Manhattan, New York, ha annunciato i progetti espositivi del 2020 e le nuove commissioni: si riparte da Ibrahim Mahama, Hannah Levy e da “The Musical Brain”. O coordinare i progetti artistici di High Line è High Line Art che, dal 2009, commissiona e produce mostre, performance e speciali interventi site specific, dedicati all’architettura e alla storia del parco ricavato tra i binari, salvato dalla demolizione grazie all’interessamento degli stessi abitanti dell’area. A dirigere High Line Art è Cecilia Alemani, che ritroveremo anche come curatrice della prossima Biennale d’Arte di Venezia, nel 2021.

Si parte il 23 aprile, con “The Musical Brain”, una mostra collettiva incentrata sulle potenzialità della musica come strumento per comprendere il mondo. Rebecca Belmore, Vivian Caccuri, Raúl de Nieves, Guillermo Galindo, David Horvitz, Mai-Thu Perret, Naama Tsabar, Antonio Vega Macotela, sono gli artisti invitati, impegnati in ricerche rivolte al sonoro e declinate tra diverse tendenze, dalla storiografia alla politica, dalla performance al gioco. Le installazioni e i paesaggi sonori saranno diffusi per tutto il parco della High Line. Il titolo della mostra è ispirato da un racconto di César Aira, scrittore argentino che, in questo testo, riflette sulla capacità della musica di unire le persone. La mostra è organizzata da Cecilia Alemani, Donald R. Mullen e Melanie Kress.

Rendering by Raúl de Nieves, courtesy of the High Line

Per le commissioni del 2020 della High Line, avremo modo di vedere anche la giovane Hannah Levy, nata nel 1991 a New York. In questa occasione, Levy presenterà Retainer, un grande apparecchio ortodontico composto da marmo e ferro. La scultura sarà realizzata in collaborazione con la Fondazione Henraux, storica società italiana, fondata nel 1821, con sede a Querceta, frazione del comune di Seravezza, provincia di Lucca, zona di marmi pregiati, usati da artisti come Michelangelo, Auguste Rodin ed Henry Moore.

Dopo la personale alla Fondazione Giuliani di Roma e l’intervento a Milano, a Porta Venezia, promosso da Fondazione Trussardi, ritroviamo con piacere Ibrahim Mahama, nato nel 1987, a Tamale, Ghana. 57 Forms of Liberty è il titolo del suo progetto per High Line: una cisterna prelevata da una ex fabbrica, ispirata alle strutture industriali arrugginite e invase dalla vegetazione che Mahama vedeva a Sekondi, un importante centro economico e industriale ghanese. Spesso Mahama, per le sue opere, usa materiali riciclati, riflettendo sugli spostamenti e gli attraversamenti compiuti dagli oggetti e dalle persone intorno al mondo. 57 Forms of Liberty, che sarà idealmente rivolta verso la torcia della Statua della Libertà, verrà installata nell’area del parco vicina alla 16ma Strada, dove ricorderà il passato industriale della High Line.

«Le commissioni di quest’anno dimostrano come gli artisti oggi riflettano sul mondo che li circonda, attraverso svolte giocose, riflessive e fiduciose. Dal potere della musica di trasformare e connettere le energie, all’immaginazione di un nuovo design per l’ambiente, fino all’analisi dello spazio intorno a noi, questi artisti attiveranno lo spazio pubblico della High Line in modi emozionanti», ha commentato Cecilia Alemani. Insomma, impegno ma anche empatia. Un’anticipazione di quello che vedremo alla Biennale di Venezia?

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Tag: Antonio Vega Macotela cecilia alemani David Horvitz Fondazione Henraux. Guillermo Galindo Hannah Levy high line high line art Ibrahim Mahama Mai-Thu Perret Naama Tsabar new york Raúl de Nieves Rebecca Belmore Vivian Caccuri

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