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Il catalogo ragionato di Gianfranco Zappettini. Le parole di Marco Meneguzzo
Arte contemporanea
di redazione
All’inizio dello scorso maggio, a Milano, nelle sale di Fondazione Corrente, è stato presentato il Catalogo Ragionato (1960-2021) di Gianfranco Zappettini.
«La notevole produzione dell’artista trova in questo catalogo ragionato – che raccoglie oltre duemilacinquecento lavori sino al 2021 – uno strumento di verifica utilissimo al collezionista e al conoscitore, nonché di conoscenza per lo storico e lo studioso», ha spiegato la galleria Mazzoleni, che rappresenta l’artista.
La pubblicazione del cofanetto in due volumi è curata da Marco Meneguzzo, che ci ha parlato di questo lavoro nell’intervista qui sotto, ed edita in duplice lingua (italiano-inglese) da Skira.
Come è nato il progetto del catalogo ragionato dedicato al lavoro di Gianfranco Zappettini? Qual è stato il ruolo di Fondazione Corrente in questo progetto editoriale?
«Il progetto di un catalogo ragionato con un artista che ha raggiunto ormai 50-60 anni di attività è un’evoluzione fisiologica. Naturalmente sappiamo che i cataloghi ragionati, così come i cataloghi generali, servono adesso soprattutto per mandare dei segnali al mercato dell’arte o al sistema dell’arte. Questi segnali sono quelli che permettono di capire che c’è un gruppo di lavoro che si sta occupando dell’artista e che se ne occuperà, perché un catalogo ragionato o un catalogo generale sono un’impresa non da poco. Questo indica l’attenzione particolare intorno all’artista, da parte di studiosi, critici e galleristi.
Il ruolo di Fondazione Corrente è stato quello di semplice ospite nella presentazione milanese, anche perché il movimento di Corrente è stato antitetico a quello della pittura di Gianfranco Zappettini, ed è curioso vedere come oggi antitesi un tempo inconciliabili si siano ricomposte».
Il catalogo copre un arco temporale che va dal 1960 al 2021. Quali aspetti della ricerca di Zappettini l’hanno mantenuta attuale fino ad oggi?
«Zappettini è stato noto soprattutto negli anni ‘70 per le sue posizioni sulla pittura analitica. Le sue erano le posizioni più intransigenti all’interno di quella strana galassia chiamata oggi “pittura analitica” e che un tempo si chiamava anche “pittura pittura” o “nuova pittura”. L’analiticità del fare arte e del fare pittura è quella che l’ha caratterizzata. In lui c’è un prima e c’è un dopo questi anni ’70, il periodo prima viene caratterizzato da una specie di astrazione geometrica, ancora legata alla tradizione astratta, che sfocerà poi in una sorta di monocromia, per raggiungere il grado zero della pittura negli anni ’70, per arrivare poi – dagli anni novanta ad oggi – a una riscoperta quasi emotiva della pittura, sempre con degli aspetti geometrici, e con un linguaggio e degli stilemi che si rifanno a quella grande stagione analitica, ma con un’attenzione completamente diversa. Questo è l’iter che ha percorso l’artista. La ricerca di Zappettini oggi è seguita sia dai collezionisti interessati alla pittura analitica degli anni Settanta, sia per le sue più recenti produzioni artistiche».
Come è strutturato il catalogo?
«Il catalogo, molto ricco, è strutturato in due volumi. Il primo volume è la monografia su Zappettini dove si trova il mio saggio, un’antologia critica, gli apparati completi di antologia critica, ecc, oltre naturalmente a una meravigliosa scelta iconografica di illustrazioni (sono più di 120 fotografie che ripercorrono tutta la sua attività attraverso le opere più significative, i cataloghi pubblicati nel corso degli ultimi anni, l’incontro con le persone…).
Il secondo è il vero catalogo ragionato. Le opere dell’artista sono più di duemila e sono state tutte catalogate seguendo i criteri dell’Archivio di Gianfranco Zappettini. Una sistemazione tradizionale che segue la stretta definizione di catalogo ragionato: uno strumento di lavoro che permette all’utente di poter individuare immediatamente gli elementi che sta cercando».