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Il crocevia dell’arte contemporanea: tutto pronto per la 17ma Biennale di Istanbul
Arte contemporanea
di redazione
Da una parte all’altra del mondo, inseguendo manifestazioni d’arte contemporanea: arrivata ormai agi sgoccioli Documenta a Kassel, con un lunghissimo strascico di polemiche e chiusa l’attesissima prima edizione di Frieze Seoul, ci spostiamo giusto a metà strada, in un’area che, appunto, è considerata, a ragione, un crocevia tra le culture. È tutto pronto per la 17ma Biennale di Istanbul, organizzata dalla IKSV – Istanbul Foundation for Culture and Arts, in apertura il 17 settembre e visitabile fino al 20 novembre 2022.
Originariamente prevista per il 2021 ma poi spostata causa Covid, curata da Ute Meta Bauer, Amar Kanwar e David Teh, questa Biennale metterà insieme più di 50 progetti specificamente pensati e realizzati per l’occasione, a partire da un lungo processo di ricerca e di collaborazioni varie. Ibridando linguaggi e intrecciando suggestioni, si va da una composizione musicale per bufali d’acqua a spettacoli di marionette giganti diffusi in tutta la città, fino a ricerche su archivi femministi e un canale di poesia che ha invitato 15 poetesse a scrivere una nuova poesia al mese, per un anno. I testi saranno poi raccolti in un volume e pubblicati. «Questa Biennale è soprattutto un invito a trascorrere del tempo insieme, pensando, parlando, leggendo, guardando e ascoltando in pubblico, un invito a porre domande e risposte», spiegano i curatori.
Proprio per questo, è nutritissima la lista dei partecipanti, tra artisti, pensatori, scrittori, ricercatori, esperti di ambiente, architetti, pescatori, attivisti, comici, etnomusicologi, ornitologi e altro ancora. «Tutti hanno contribuito alla Biennale individualmente o attraverso un lavoro collettivo, in ogni caso insieme alle comunità locali di Istanbul e di altre zone della Turchia», continuano.
Tra gli autori, il fisico John Bell, scomparso nel 1990, l’artista e compositore Tarek Atoui, il Bread and Puppet Theater di New York, il regista Carlos Casas, il collettivo di arte relazionale Cooking Sections, il Disobedience Archive di Marco Scotini e Can Altay, i filippini Adlaw Sang Mananagat Fisherfolks’ Day. Ritroviamo, tra i molti altri, anche l’italiano Renato Leotta, l’artista brasiliana Alice Miceli, la fotografa cinese Sim Chi Yin, la cineasta libanese Lamia Joreige. Insomma, un vero crocevia di esperienze e competenze, che troveranno a Istanbul un fertile terreno di incontro e dialogo.
Eterogenea anche la mappa dei luoghi. Oltre al Museo Pera della Fondazione Suna e İnan Kıraç, anche un ex liceo greco femminile della fine del XIX secolo, la residenza per artisti SAHA Studio, una centrale elettrica di 130 anni recentemente trasformata in un museo, il Müze Gazhane, un giardino di piante medicinali a Zeytinburnu, un tunnel della metropolitana. E poi, l’arthereistanbul, uno spazio artistico fondato da artisti siriani, l’atelier di un calligrafo. Non potevano mancare gli hammam, il Küçük Mustafa Paşa, uno dei più antichi bagni turchi della città, e il Çinili Hamam, progettato dall’architetto ottomano Mimar Sinanun.