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Il gioco delle coppie: Invernomuto fa risuonare i linguaggi delle sottoculture
Arte contemporanea
Simone Bertuzzi e Simone Trabucchi sono una coppia di artisti che lavora insieme dal 2003 con il nome di Invernomuto. Nella loro pratica spaziano tra diversi media, dalle immagini in movimento al suono, dalle azioni performative ai progetti editoriali per indagare sottoculture, mitologie contemporanee e culture orali, sempre con una attenzione al vernacolo e uno sguardo alla realtà mediato dai linguaggi documentaristici restituiti però attraverso processi di astrazione. Li abbiamo raggiunti per la nostra rubrica dedicata alle coppie artistiche.
Come intendete il vostro lavorare in coppia?
«Imprescindibile. Quest’anno celebriamo il ventennale, perciò sarebbe inimmaginabile pensarla diversamente».
Come vi siete conosciuti e quando avete deciso di collaborare e, da due dare vita a una singola personalità artistica?
«Ci siamo conosciuti nel corso di Nuove Tecnologie per l’Arte di Brera, a Milano, nella sede distaccata di Viale Marche. Il dipartimento era un laboratorio pionieristico nato da pochissimo, con un corpo docenti stratificato e transdisciplinare. Non c’è mai stata una decisione precisa rispetto alla generazione di una singola entità artistica, è un’attitudine generazionale: Invernomuto nasce sulla scia dei tardi anni ‘90, a metà tra un collettivo sperimentale e un’agenzia espansa, perciò raccogliere la nostra attività sotto un’unica sigla esoterica è stata soltanto una condizione naturale da assecondare».
Condividete sempre le vostre idee o vi è capitato, a volte, di sviluppare un progetto in autonomia?
«L’ideazione è sempre comune, a parte progetti individuali in ambito musicale (STILL, Hundebiss, Palm Wine), che naturalmente si intersecano al lavoro di Invernomuto. La condivisione non avviene solo internamente ma anche nei confronti di collaborazioni esterne e operazioni di networking che molto spesso sono alla base della nostra pratica».
Parlatemi del vostro più recente lavoro.
«VERNASCACADABRA, il nostro primo disco. Nonostante il suono sia sempre stato un elemento centrale di Invernomuto è la prima volta che ci misuriamo con quel formato, peraltro fisico, poiché parte della collezione in vinile Xong, curata da Xing, organizzazione bolognese con la quale siamo letteralmente cresciuti. VERNASCACADABRA è composto da una serie di composizioni per ocarina, uno strumento a fiato il cui nome deriva dalla sua forma, che ricorda una piccola oca senza testa. Si sostiene che lo strumento fu inventato nella provincia di Bologna da Giuseppe Donati, artigiano di Budrio, intorno alla metà del XIX secolo e da lì si diffuse in varie aree geografiche (Austria, Sud Tirolo soprattutto, ma anche Corea, Giappone, Perù e Ungheria). A parte gli utilizzi tradizionali e folkloristici, l’ocarina compare in alcune celebri colonne sonore di Ennio Morricone, nelle composizioni di György Ligeti, in una serie anime giapponese degli anni ’70 (Capitan Harlock), la utilizzarono i Duran Duran e nel seminale videogioco The Legend of Zelda: Ocarina of Time assume una funzione di macchina del tempo e teletrasporto».
Ci sono altre coppie di artisti a cui guardate o di cui vi piace il lavoro?
«Certamente, ma anche in questo caso guardiamo soprattutto al mondo musicale, dove gli pseudonimi utilizzati per definire un lavoro in dialogo tra più teste è una prassi ormai da molto tempo. Difficile fare nomi e nemmeno ci va di farlo, il consiglio è di spulciare gli archivi di Black Med (blackmed.invernomuto.info) dove certamente si trovano molti esempi».