Dare voce a numerose storie di donne, con uno sguardo premuroso per le singolarità , è tra le motivazioni che hanno condotto Fabio Imperiale verso Marginalia, la personale alla Fondazione Luciana Matalon di Milano. La mostra, a cura di Sandra Sanson e promossa dalla Cris Contini Contemporary, racchiude ventuno ritratti che dialogano con le sale espositive. Significativo è il parallelismo con la Fondazione, che porta il nome di Luciana Matalon, il cui patrimonio artistico entra in contatto con i lavori di Imperiale. La ricerca, che ha richiesto due anni e mezzo di studi e residenze, è partita nel corso del 2021, un periodo complesso in cui i legami interpersonali erano ridotti al minimo e risultava difficoltoso anche solo incontrarsi. L’artista, nonostante gli ostacoli, ha deciso di superare i confini per esplorare gli scenari intimi delle figure coinvolte, con uno sguardo calmo e curioso, mai indelicato o invadente.
Definita come «gentile e delicata» da Vera Agosti, autrice del testo critico insieme a Pasquale Lettieri, la mostra si caratterizza per la presenza di ventuno nuove opere che l’artista ha realizzato negli ultimi anni. Ognuna di esse racconta la storia di una donna, appartenente a una specifica regione italiana, coinvolte durante le residenze. Così come gli scrittori annotavano al margine della pagina, il termine Marginalia è stato usato per indicare l’intenzione di affiancarsi a queste figure ma senza invadere il loro spazio.
Le narrazioni, emerse dal confronto, hanno portato alla vita i dipinti di Imperiale. Per usare le parole di Agosti: «Il ritratto prende forma su una tela di cartoline antiche che narrano le storie di molteplici persone». Paure, speranze, disegni, notizie: ognuna di esse si mostra come parte peculiare di una grande coralità . Nonostante i toni scuri del bitume, del caffè e dell’inchiostro, impiegati per la resa del colore, i lavori sono tutt’altro che pesanti. Le velature, infatti, lasciano che siano le stesse figure ad emergere dallo sfondo, come se i racconti, segnati nelle cartoline, stessero per prendere vita.
Oltre ai venti ritratti, Imperiale dipinge Mamy (2021), che parla di Princess, fondatrice e mediatrice culturale del Centro Accoglienza Piam di Asti. Durante l’incontro, il racconto verte sulle speranze che l’hanno portata a spostarsi dalla Nigeria all’Europa, che si sono tradotte in bugie e incubi. Da questa ricostruzione grave e travagliata, Princess e il compagno Alberto, che ha giocato un ruolo importante nella sua storia, hanno deciso di mettersi a disposizione del prossimo. Ed è a partire da questa necessità che nasce il Piam, con lo scopo di accogliere e supportare le donne che ne fanno richiesta.
A completare questo studio anche un podcast, contenente il diario di viaggio dell’artista nelle regioni d’Italia. Con l’intento di sensibilizzare su tematiche come la parità di genere e l’empowerment femminile, la mostra ha visto la collaborazione con la Circle Dynamic Luxury Magazine e l’Associazione Scarpetta Rossa APS. L’esposizione resterà aperta negli spazi della Fondazione Luciana Matalon fino al 1° dicembre 2023.
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