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Il presepe luminoso e sanremese di Marco Lodola arriva agli Uffizi
Arte contemporanea
di redazione
I grandi personaggi della musica italiana e non solo, da Lucio Dalla a David Bowie, da Freddie Mercury a Caterina Caselli, nelle poco usuali vesti di pastori. Succede a Firenze, dove, per tutto il periodo delle feste natalizie, sarà ben visibile il Presepe pop realizzato da Marco Lodola, che illuminerà le passeggiate sui lungarni e le vetrate degli Uffizi. La prima accensione ieri pomeriggio, con il direttore degli Uffizi, Eike Schmidt, il sindaco di Firenze, Dario Nardella, e il critico d’arte (e molto altro) Vittorio Sgarbi.
«Con questo presepe pop e coloratissimo, gli Uffizi chiusi per la pandemia salutano dalle finestre i passanti. Ma soprattutto strizzano l’occhio ai presepi nei dipinti del Rinascimento, gremiti di celebrità del tempo, ai personaggi veri ritratti nelle figure sacre di tanti quadri famosi, quadri che saranno ad aspettare i visitatori quando riapriremo. Per questo l’installazione di Marco Lodola vale anche come un messaggio di speranza, durante la chiusura dei musei e di tante istituzioni culturali», ha dichiarato Schmidt.
L’allestimento di questa natività ha come tema la musica leggera italiana e propone, nei panni dei protagonisti, molti dei cantanti che hanno partecipato al festival di Sanremo. E infatti è stata la Rai, nella persona del direttore di Canone e Beni Artistici, Nicola Sinisi, a commissionare l’opera all’artista che, negli anni ’80, animò il movimento del Nuovo Futurismo. E però, secondo quanto riportato dal Giornale, sempre la Rai non solo ha rifiutato di esporre il presepe nella storica sede di Roma, in Viale Mazzini – dove peraltro era già stato trasportato – ma ha anche bloccato il pagamento di circa 30mila euro. La causa? A quanto pare, un certo timore nel presentare una scena della natività dall’intonazione decisamente laica, per quanto nazional pop.
L’occasione è stata invece colta al volo dagli Uffizi, dove il presepe è stato infine installato. Una parte, dietro le vetrate del Verone, visibile dal Ponte Vecchio, con le figure luminose di Lucio Dalla, nel ruolo di Giuseppe (considerando la barba) e di Gigliola Cinquetti, come Maria (che effettivamente non aveva l’età). L’altra, comprendente il gruppo dei re Magi e dei pastori, con un Renzo Arbore addormentato come Benino, invece, visibile dalla piazza degli Uffizi. La stella cometa splenderà al secondo piano della Galleria, in corrispondenza della finestra panoramica rivolta verso Ponte Vecchio.
«La condizione di sofferenza che viviamo oggi è stata l’ispirazione da cui sono partito per rappresentare una rinascita luminosa, un senso di speranza, la fiducia in un cambiamento. Come le figurine del presepe, noi siamo la manovalanza di un tempo sospeso, orchestrali senza pubblico, teatro senza copione, ribalta in attesa della sua star. Il collegamento con il Festival di Sanremo ha aggiunto un sapore pop, con i personaggi familiari che sono passati negli anni su quel palcoscenico. La grande stella cometa, conosciuta anche come “stella delle genti”, l’ho pensata appunto come un mare di facce in cui ognuno può immaginare la propria», ha spiegato Lodola.
A ristabilire il dialogo tra pop e religione ci ha pensato Sgarbi: «Arte e fede sono una cosa; ed è quindi inevitabile che tocchi al primo museo d’Italia, gli Uffizi, rappresentare, nel modo più luminoso, le festività natalizie», ha commentato il critico. «Il tentativo del Vaticano, con le ceramiche di Castelli in Piazza San Pietro, ha determinato discussioni. La scelta del pirotecnico direttore Eike Schmidt di chiamare l’artista della luce per eccellenza, Marco Lodola, a comporre il suo presepe nel Verone degli Uffizi perché domini e si rispecchi nell’acqua del fiume, e sia visibile dal Lungarno, è una intuizione moderna e originale nel pensiero della tradizione e dei valori cristiani. Nelle Natività di Rubens il bambino è un bozzolo di luce. Qui la luce è l’idea stessa di Dio. Sotto la stella cometa che tutti ci unisce nel pensiero del Santo Natale».