Il primo progetto di arte NFT di Damien Hirst vale 25 milioni di dollari, per ora

di - 26 Agosto 2021

Damien Hirst sta trascorrendo una delle estati più corroboranti della sua vita: “The Currency Project”, il progetto NFT che ha messo in vendita una serie da 10mila opere sulla blockchain, ha generato circa 25 milioni di dollari. Una cifra da record, considerando che il progetto è stato lanciato all’inizio di questa estate, poco più di un paio di mesi fa. A diffondere i numeri è stato lo stesso Hirst, che ha pubblicato su Instagram il grafico dell’andamento delle vendite, reinterpretato alla sua maniera, cioè con la sagoma di uno squalo. Solo che questa volta non è sotto formaldeide ma in una grande vasca di dollari. «Just when you thought it was safe to go back in the water», “Proprio quando pensavi che fosse sicuro tornare in acqua”, ha commentato l’artista inglese che, in un modo o nell’altro, casca sempre in piedi.

All’inizio della pandemia, infatti, Hirst fu costretto a cancellare una retrospettiva in programma all’Accademia Centrale di Belle Arti di Pechino. A seguito di un generale ridimensionamento della produzione di opere, causato dall’annullamento delle mostre e delle fiere, l’artista licenziò 63 dipendenti del suo staff, circa un terzo del totale, la maggior parte del team di pittura e modellazioni 3D, oltre che nel settore amministrativo e nel personale delle pulizie, nonostante la sua attività avesse beneficiato del piano di sovvenzioni speciali del governo inglese pari a 15 milioni di sterline, circa 21 milioni di dollari.

“The Currency” è la prima collezione NFT di Damien Hirst, 10mila Token Non Fungibili che corrispondono a 10mila opere d’arte fisiche uniche, dipinte a mano su carta, conservate in un caveau sicuro nel Regno Unito. La raccolta si trova sulla blockchain di Palm, una piattaforma che si basa sulla criptovaluta Ethereum. «Questo progetto è prima di tutto sull’arte e sulle persone, ma indaga anche la conoscenza e il valore in generale e, in particolare, il valore dell’arte», spiegava Hirst. Ciascuno degli NFT, disponibile per l’acquisto al prezzo base di 2mila dollari, è sottoposto a un contratto molto particolare: gli acquirenti devono decidere entro un anno se voler mantenere la proprietà dell’NFT oppure del lavoro fisico. Nel primo caso, l’opera cartacea verrà bruciata, similmente a quanto accaduto per l’opera di Banksy. Nella seconda ipotesi, invece, si perderanno i diritti sull’opera basata sulla blockchain. Insomma, NFT digitale oppure opera d’arte fisica? L’una è un’opera a sé stante e qualunque sia la scelta, l’altra viene persa. Un’operazione concettuale, amletica, nella quale Hirst ha coinvolto direttamente i suoi collezionisti, implicando una scelta netta, di campo: a quale supporto si dà più valore, più credito?

HENI Analytics, società che ha collaborato con Hirst al progetto, ha comunicato alcuni dati sulle vendite. Nelle scorse 24 ore sono state registrate 14 vendite per un totale di quasi 400mila dollari, con un prezzo massimo di 43.204 dollari e un prezzo minimo di 3.694 dollari. Da quando il progetto è stato lanciato, a luglio, ci sono state un totale di 1571 vendite sulle piattaforme NFT del mercato secondario, che fanno arrivare la cifra totale a 26.345.475 dollari.

Il prezzo massimo pagato per una delle opere è 120.614 dollari: si tratta di un lavoro intitolato Yes che, secondo gli algoritmi usati da HENI, che si basano su vari parametri quali la densità dei pois e il colore usato, è considerato uno dei più rari delle serie da 10mila, perché il titolo è composto da una sola parola. Secondo quanto confermato da Open Sea, altra piattaforma dedicata al mercato NFT, il prezzo più basso per un token di The Currency è fissato a 8,8 Ethereum, quindi 28.500 dollari, più di 10 volte il suo prezzo originale.

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