Il raglio dell’asino

di - 21 Agosto 2023

In una società post-industriale come la nostra, in cui il capitalismo avanzato non mostra il volto umano; in cui le minoranze annegano nelle paludi della politica sempre più lontana da una reale volontà di distribuzione della ricchezza; in cui pure l’arte – attorcigliandosi a volte su sè stessa – cerca la sua ragion d’essere, c’è chi pensa alle ‘qualità’ che, in tale mondo, l’uomo dovrebbe coltivare. Qualità che stando ad alcune testimonianze e – contrariamente a quanto si possa pensare – sono da individuare nella figura del somaro. E quindi ci si interroga sulla ‘somaritudine’, la cui essenza – secondo Paolo Portoghesi (scomparso a maggio del 2023) «è proprio nell’appartenenza alle minoranze e nella sua vocazione del Bastian contrario, pronto a schierarsi contro le definizioni maggioritarie, attratto, forse, da un mondo alla rovescia». Dunque «Qualità – come sostiene pure Goffredo Fofi, mitico fondatore delle riviste Ombre Rosse, de Lo Straniero e, attualmente, de Gli Asini – che ci affascinano, di cui si avrebbe bisogno oggi».

Così l’umile asinello dagli occhi dolci – che da un lato ispira tenerezza e dall’altro, sin dai tempi passati, incarna il paradigma della forza lavoro – si presenta agli uomini con la sua ‘personalità’, fatta di fedeltà e collaborazione, caparbietà e cocciutaggine. Un animale che a ben vedere è entrato a pieno titolo nella storia dell’arte, del cinema e della letteratura. Basti pensare ad Apuleio, alle sue metamorfosi, a Cervantes, a Giotto, Lorenzetti, Goya ed anche alla nostra contemporaneità con artisti come Antonio Sofianopulo, Paola Pivi, Zhang-Huan, Maurizio Cattelan, Marina Abramovic.

Carmine Calvanese, Barone, Museo del Somaro, Gualdo Tadino

Era tempo, dunque, che a questo meraviglioso quadrupede e alle sue straordinarie qualità venisse dedicato nel nostro paese il giusto tributo artistico; quest’ultimo concretizzatosi grazie alla lungimiranza e genialità di Nello Teodori, architetto e artista, autore di opere di architettura, del restauro di edifici monumentali, di importanti progetti museali tra i quali il Museo Civico della Rocca Flea di Gualdo Tadino, il Museo Capitolare e Diocesano di Foligno (con Giampiero Carini), il Parco della scultura a Gubbio, Il Museo della Ceramica di Casa Cajani a Gualdo Tadino, il Museo Archeologico e il Museo Rubboli a Gualdo Tadino (con Maria Carmela Frate) e di numerosi allestimenti di esposizioni temporanee.

Ernesto Jannini con Nello Teodori e la sua opera Avanti SomaroCosì ha preso forma Il Museo del Somaro in Umbria, presso il palazzo medievale in via Calai a Gualdo Tadino, voluto e realizzato dall’Amministrazione Comunale. Inaugurato nel settembre del 2021 dal curatore Nello Teodori e la coordinatrice Maria Grazia Fiorucci alla presenza del Sindaco Massimiliano Presciutti, dell’Assessore alla Cultura Fabio Pasquarelli, della Direttrice del Polo Museale Catia Monacelli, il Museo del Somaro Centro Arte Contemporanea si è mostrato subito all’attenzione dei media come realtà unica e particolarissima nel panorama dei musei nazionali. Inserito tra i musei «più meritevoli» da Corrado Augias che gli ha dedicato un servizio a cura di Federica Mura su Quante Storie (https://fb.watch/7VQLQifmlu/).

Come sostiene Francesco Galluzzi, direttore scientifico del museo, il somaro incarna “il mito dell’artista moderno e contemporaneo”; e quindi – aggiungiamo noi – dell’arte, che cerca e trova continuamente le sue forme per continuare ad esistere, con caparbietà e cocciutaggine; in cui la sfida, in pieno antropocene, sta nel non soccombere alla piattezza del mare magnum delle ‘immagini’, quanto piuttosto portarsi nella dimensione più propriamente dell’Arte, del pensiero riflesso che diventa Icona, il che implica lateralità e capacità di visione.

Ernesto Jannini con Nello Teodori e la sua opera Avanti Somaro, foto di Elena Rigotti

Come per l’uomo contemporaneo la sfida sta nel governare con saggezza il Pianeta con gli straordinari mezzi della tecnologia, riflettendo sui fini e sui fondamenti del suo stesso pensiero, (si pensi all’impatto dell’intelligenza artificiale), così per l’artista che recupera le qualità del somaro, la sfida sta nel portarsi oltre la morte dell’arte, comprendendo sempre più profondamente la riflessione hegeliana sulla storicità della stessa, il destino delle sue forme storiche, la sua dimensione critica, in un mondo in cui la scienza si pone davanti all’artista come la San Victoire davanti a Cézanne. Sull’artista che rifugge da una concezione ingenua dell’arte come puro divertimento e godimento soggettivo, grava la ‘soma’, il carico, il peso che comporta di cercare la sua necessità, la sua ragion d’essere in un mondo dominato dal paradigma scientifico.

Ad accogliere il visitatore del Museo del Somaro sono le opere di Karin Andersen, Antonella Mazzoni, Pablo Echaurren, Ugo La Pietra, Luca Matti, Carmine Calvanese, Giovanni Fontana, Luca Maria Patella, (Gruppo di Piombino, con Pino Modica, Cesare Pietroiusti, Stefano Fontana, Salvatore Falci), Eduardo Alamaro, Brigata Es, lo stesso Nello Teodori che ha raccolto tra le varie adesioni quelle di di Paolo Portoghesi, Gabriele Perretta, Goffredo Fofi e molti altri. Nelle sale superiori si è accolti dalla registrazione della voce di Ninetto Davoli, suadente e capziosa tra le varie opere, nelle molteplici declinazioni della parola somaro.

In un suo recente post, Mario Franco – noto regista, scrittore e sceneggiatore napoletano – ha riportato alla nostra attenzione Avanguardia e rivoluzione (Einaudi 1973) in cui Walter Benjamin indica le caratteristiche, le qualità che un intellettuale dovrebbe testimoniare; qualità, come si è visto, che ben richiamano quelle del nostro asino: «La mimetizzazione – sostiene Benjamin – è, per il mio modo di comprendere le cose, una delle categorie più penetranti per caratterizzare la falsa coscienza, la falsa politica, le false prove». «L’intellettuale – sottolinea poi Mario Franco nelle sue parafrasi – rimane intatto, integerrimo, solo se prende posizione. La caparbietà d’impegno fa sapere agli interlocutori che non si ammettono violazioni all’integrità. Il cosiddetto intellettuale “organico” non è nient’altro che un buffone di corte, “teatro” recitato ai fini del consumo di cultura di una società che paga l’obolo per tenersi lontana dai suoi problemi politico-morali». E poi, con caparbietà asinina aggiunge: «Bisogna invece ostinarsi a dir di no nelle sale dell’inchino, ostinarsi nella differenza, nell’idiosincrasia, nell’incessante ricerca: una testimonianza di marginalità contro la mimetizzazione».

Karin Andersen, Museo del Somaro, Gualdo Tadino

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