-
- container colonna1
- Categorie
- #iorestoacasa
- Agenda
- Archeologia
- Architettura
- Arte antica
- Arte contemporanea
- Arte moderna
- Arti performative
- Attualità
- Bandi e concorsi
- Beni culturali
- Cinema
- Contest
- Danza
- Design
- Diritto
- Eventi
- Fiere e manifestazioni
- Film e serie tv
- Formazione
- Fotografia
- Libri ed editoria
- Mercato
- MIC Ministero della Cultura
- Moda
- Musei
- Musica
- Opening
- Personaggi
- Politica e opinioni
- Street Art
- Teatro
- Viaggi
- Categorie
- container colonna2
- container colonna1
Il rischio che unisce le comunità: Elena Mazzi al PAV di Torino
Arte contemporanea
di redazione
Il rischio come agente di relazione tra territorio e comunità: da questa connessione, che si estende su un crinale tanto pericolo quanto suggestivo, Elena Mazzi fa partire la sua ricerca, incentrata sulle dicotomie della modernità e sulle pratiche di incontro. Studi sul campo, luoghi di lavoro, laboratori portatili, sono alcuni dei contesti procedurali ed epistemologici nei quali far dialogare discipline e vocabolari, come quelli della conoscenza specialistica e quelli dell’esperienza del luogo, della scienza di stato e della scienza nomade, due ambiti la cui distanza continua a creare fratture dolorose. Parte di questo percorso sarà in esposizione al PAV – Parco Arte Vivente di Torino, in occasione di “On copper, wax, iron, wisteria and ice – Elena Mazzi: 10 years of smellscapes, labs and conversations”, mostra a cura di Marco Scotini.
Biografia e metodo di Elena Mazzi
Nata a Reggio Emilia nel 1984, Elena Mazzi, dopo gli studi presso l’Università di Siena e lo IUAV di Venezia, ha trascorso un periodo di formazione al Royal Institute of Art di Stoccolma. Le sue opere sono state esposte in mostre personali e collettive, tra cui der TANK a Basilea, MADRE a Napoli, ar/ge kunst a Bolzano, Sodertalje Konsthall a Stoccolma, Whitechapel Gallery di Londra, BOZAR a Bruxelles, Museo del Novecento di Firenze, GAMeC a Bergamo, MAMbo a Bologna, Sonje Art Center a Seoul, Palazzo Fortuny a Venezia, 16ma Quadriennale di Roma, 14ma Biennale di Istanbul, 17ma BJCEM Biennale del Mediterraneo, Fondazione Bevilacqua La Masa di Venezia. È vincitrice, tra gli altri, di Cantica21 promosso dal Ministero degli Esteri e dal Ministero dei Beni Culturali, della settima edizione dell’Italian Council promosso dal Ministero dei Beni Culturali.
«Mazzi si introduce in ambito artistico, antropologico e scientifico con un approccio “minore”, con un fare rizomatico in cui le circostanze, di volta in volta, fanno emergere i kit di strumenti, i concatenamenti disciplinari e gli interlocutori possibili», spiegano gli organizzatori della mostra. «L’obiettivo è quello di trovare una risposta non convenzionale alle urgenze ecologiche, all’estrattivismo neoliberista, al collasso delle biodiversità, cercando nuovi immaginari di interconnessione, intersezione e mutua dipendenza, oltre il monopolio cognitivo dei saperi occidentali. L’orizzonte strategico del suo lavoro, nei contenuti e nelle metodologie, è quello di sensibilizzare le soggettività coinvolte all’importanza della dimensione ecosistemica e delle “entità circolanti” (Bruno Latour) che popolano la società».
Materie prime al PAV
Alla base, le materie prime, tanto concrete, funzionali, quanto poetiche e poietiche: rame, cera, ferro, glicine e ghiaccio, come da titolo della mostra. Combinando le arti visive con soluzioni e tattiche deputate da discipline quali geografia, scienze sociali ed antropologia, nel lavoro di Elena Mazzi la pratica artistica diventa azione all’interno delle comunità.
Troviamo infatti la comunità ampia ma specifica degli scienziati incontrati nella realizzazione di Copperialities, progetto del 2022, nato nell’ambito di Scientific Visualizations: Impact on Practice, presso la Libera Università di Bolzano-Bozen. Ritroviamo quindi la comunità di api e umani, nel progetto sull’apicoltura nomade En Route to the South (2015), mentre con The Upcoming Polar Silk Road (2021), la nozione di comunità si espande alla dimensione geopolitica. Infine, la comunità locale è al centro del progetto Smellscapes, pensato per questa mostra al fine di valorizzare la dimensione olfattiva e la cultura materiale, botanica e gastronomica territoriale tramite la creazione laboratoriale di essenze che funzionino come rappresentazioni partecipative del quartiere.
Le attività aperte al pubblico e i workshop
Nel periodo di apertura al pubblico della mostra, si svolgeranno anche diverse attività. AEF Attività Educative e Formative del PAV propone alle scuole e ai gruppi l’attività laboratoriale “La città delle api”, sperimentazione naturalistica in ambito urbano dove la socialità di questi importanti insetti impollinatori è proposta come veicolo per giungere alla conoscenza dei meccanismi che regolano le popolazioni, in un’ottica ecologica.
Sempre nell’ambito della mostra, Elena Mazzi condurrà il workshop pubblico dal titolo “Smellscapes”, un percorso di esplorazione del territorio in cui è situato il PAV, che sorge nel quartiere Filadelfia di Torino, da un’idea dell’artista Piero Gilardi, realizzato nel 2008 in un’area precedentemente occupata da installazioni industriali. Scopo del workshop sarà la produzione di essenze di quartiere: dopo il primo appuntamento del 31 maggio, i prossimi incontri si svolgeranno il 28 giugno e il 5 ottobre 2022.
il 5 luglio il PAV ospiterà “Soils Matter”, un incontro interdisciplinare dedicato alla relazione tra pratiche artistiche, il suolo e le scienze del suolo, promosso e curato dal gruppo di ricerca del progetto “Scientific Visualizations: Impact on Practice” della Facoltà di Design e Arti della Libera Università di Bolzano-Bozen.