Quando fu venduto, per la cifra record di 450 milioni di dollari, fece enorme scalpore ma oggi nessuno sa dove sia. Stiamo parlando chiaramente del Salvator Mundi, che potrebbe anche non essere di Leonardo da Vinci ma sicuramente merita un NFT. E così, anche il controverso dipinto che ritrae Cristo con un globo di cristallo trasparente sarà “trasformato” in un Non Fungible Tokens, che sarà coniato dalla piattaforma di risorse digitali ElmonX, in collaborazione con la società di licenze di immagini Bridgeman Images.
E quanto costerà dunque questa versione digitale unica dell’opera più costosa al mondo? I 660 oggetti da collezione digitali saranno disponibili per l’acquisto fino a esaurimento scorte, a 150 sterline, pagabili tramite carta di credito oppure in Ehereum. Contestualmente saranno coniati anche altri 13 oggetti da collezione digitali, chiamati della serie Artist Proof, Prova d’artista, disponibili per l’acquisto a 1100 sterline. In questo caso, l’acquisto sblocca anche una stampa di qualità museale, con una riproduzione perfetta dei dettagli, corrispondente alle stesse dimensioni dell’originale fisico, 65,7 x 45,7 cm. Le edizioni Artist Proof fisiche e digitali sono numerate sul retro.
«Come principali specialisti mondiali nella concessione di licenze per supporti artistici, culturali e storici per la riproduzione, siamo lieti di collaborare con ElmonX, esperti in prima linea nella creazione di arte NFT», si legge in una nota diffusa da Bridgeman Images. La partnership offre «Un’opportunità unica ed esclusiva per creare NFT di alta qualità basati sulla vasta collezione di Bridgeman Images». Grazie alla collaborazione con Brigeman, ElmonX ha già coniato NFT di altre iconiche opere d’arte di enorme valore, come la Mona Lisa di Leonardo da Vinci, realizzata in 330 esemplari ognuno venduto a 150 sterline e tutti sold out, oltre alla Notte stellata di Vincent Van Gogh, al Pensatore di Auguste Rodin e alle Ninfee di Claude Monet.
Basterà l’opera fisica più costosa al mondo per risollevare il mercato dell’arte NFT? Dopo un periodo di estrema effervescenza, i volumi degli scambi di NFT sono diminuiti del 97%, rispetto ai 17,2 miliardi di dollari del gennaio 2022. I dati pubblicati sulla piattaforma di analisi Nansen hanno mostrato che le royalties mensili cumulative tra agosto 2021 e maggio 2022 avevano raggiunto 1,5 miliardi di dollari, con un picco di 269 milioni nel gennaio 2022. Il mese scorso, le royalties ammontavano a soli 4,3 milioni di dollari. In questa situazione, i marketplace stanno cercando di correre ai ripari e nel tentativo di ridurre i costi delle transazioni, le due società leader nel settore, Blur e OpenSea, hanno ben pensato di tagliare i diritti d’autore riservati agli artisti, quando la proprietà dei loro NFT cambia. Si tratta però del classico caso del cane e della coda: il mancato introito potrebbe infatti disincentivare gli artisti nella realizzazione di nuove opere, paralizzando il mercato. Potrebbe anche non essere un male, arrivando alla creazione di un mercato più stabile ma, per il momento, l’aria sembra essersi fatta pesante. Paradossale, per delle opere così “leggere”.
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