Lo scorso 31 luglio in Val Ferret, a Courmayeur, è stata presentata al pubblico l’installazione di Michelangelo Pistoletto dedicata al Terzo Paradiso. Il progetto è stato curato da Fortunato D’Amico, stretto collaboratore e amico dell’artista, insieme alla Cittadellarte-Fondazione Pistoletto.
La Val Ferret è così «diventata una delle ambasciatrici del progetto culturale con cui Pistoletto, uno dei più importanti artisti italiani viventi, diffonde nel mondo un simbolo potente di pace e rigenerazione», hanno spiegato gli organizzatori. «Courmayeur e la Val Ferret entrano così a fare parte di una rete di località che si estende da Addis Abeba a Tokyo, da Medellin a Sarajevo – passando per varie città italiane – e che promuovono armonia, sostenibilità e rispetto per l’ambiente. Le Ambasciate del Terzo Paradiso costituiscono, infatti, una rete figurata, come un filo invisibile tra le varie località che si fanno portatrici di un’istanza per una nuova consapevolezza di civiltà e di modo di stare al mondo, insieme, in armonia».
«Il Terzo Paradiso – ha spiegato Pistoletto – vuole sottolineare il nesso tra il cielo e la terra e le sue biodiversità, così come il senso della misura, della proporzione, dell’armonia, da applicare non solo in termini quantitativi ma anche qualitativi ed etici. Il Terzo Paradiso significa il passaggio ad un nuovo livello di civiltà planetaria, indispensabile per assicurare al genere umano la propria sopravvivenza».
«L’installazione, ideata per una permanenza di almeno 15 anni, diventerà una delle Ambasciate Terzo Paradiso. Pistoletto – biellese ma cittadino del mondo, personalità tra le più rappresentative degli ultimi decenni – ha tracciato, appunto, il Terzo Paradiso, riconfigurazione del segno matematico dell’infinito, ai piedi del Monte Bianco, in una delle vallate più suggestive delle Alpi. L’opera, ampia 54 metri, è stata collocata tra il verde e il movimento del suolo, in delicato equilibrio: per la realizzazione è stato adottato un approccio focalizzato sul riutilizzo, impiegando tronchi di abete già tagliati e presenti in zona, alternati su alcuni ceppi con dischi di acciaio specchiante. L’installazione sottolinea, in questo contesto, il nesso tra cielo e terra. È un simbolo potente di pace e rigenerazione: i due cerchi esterni rappresentano tutte le diversità e le antinomie, come quella tra natura e artificio, mentre quello centrale è la compenetrazione fra i due estremi, e rappresenta il grembo generativo della nuova umanità».
«Il progetto nasce dall’idea di esaltare il contenuto naturalistico del sito, instaurando, con la sua presenza discreta, un dialogo equilibrato tra la condizione umana dedita alla trasformazione e la natura stessa. L’installazione, elemento artificiale dell’opera umana, trova collocazione tra il verde e il movimento del suolo, realizzandone così il delicato equilibrio. Attraverso gli elementi utilizzati per la sua costruzione, il Terzo Paradiso assume i lemmi del linguaggio e della dialettica propria del sito, selezionando i materiali già presenti nel contesto, in particolare tronchi di abete già tagliati e presenti nella valle, diversificati tra loro dall’intervento umano. Con le sue “frasi riflessive” il terzo paradiso vuole sottolineare il nesso tra il cielo e la terra e le sue biodiversità, così come il senso della misura, della proporzione, dell’armonia, da applicare non solo in termini quantitativi ma anche qualitativi ed etici. “Le parole” di questa installazione sono “empatiche”, congegnate imitando la natura ed esplicitate grazie all’intervento umano che si manifesta attraverso queste attività. Il progetto è stato curato da Fortunato D’Amico, stretto collaboratore e amico di Michelangelo Pistoletto, insieme alla Cittadellarte-Fondazione Pistoletto», hanno raccontato gli organizzatori.
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