Tra i Padiglioni della Biennale d’Arte di Venezia 2024 da non perdere, al di fuori del canonico percorso all’Arsenale e ai Giardini, merita un’attenzione particolare quello della Nigeria che, anche se solo alla sua seconda partecipazione – la prima nel 2017 – desta interesse per la qualità degli artisti proposti. Annunciati recentemente, si tratta di autori di diverse generazioni, alcuni già molto noti a livello internazionale, attivi in gallerie d’arte e musei di primo piano: Tunji Adeniyi-Jones, Ndidi Dike, Onyeka Igwe, Toyin Ojih Odutola, Abraham Oghobase, Precious Okoyomon, Yinka Shonibare e Fatimah Tuggar.
Intitolata “Nigeria Imaginary”, la mostra avrà sede in un palazzo storico di Dorsoduro, vicino alle Gallerie dell’Accademia. Il commissario del padiglione è Godwin Obaseki, Governatore dello Stato Edo della Nigeria, per conto del Ministero Federale della Cultura e dell’Informazione della Nigeria. L’Edo Museum of West African Art – EMOWAA, che aprirà a Benin City su progetto di David Adjaye – archistar caduto in disgrazia per un caso di molestie sessuali – fa da organizzatore ufficiale e ospiterà la mostra del padiglione, in forma ampliata, nel 2025. A proposito di architettura, ricordiamo che il Leone d’Oro alla Carriera della Biennale di Architettura del 2023 è stato conferito proprio a Demas Nwoko, artista, designer e architetto nigeriano.
A curare il progetto espositivo del Padiglione Nigeria alla Biennale Arte 2024, la storica dell’arte nigeriano-britannica Aindrea Emelife, curatrice di arte contemporanea e moderna al MOWAA. Emelife ha proposto l’elenco degli artisti e il tema della mostra, che proporrà «Un modo per guardare al futuro guardando anche indietro: la loro modernità è ancora molto radicata in nella tradizione».
Eterogeneo il gruppo di artisti, esponenti della diaspora nigeriana e provenienti da contesti diversi. I due artisti più giovani del padiglione sono Adeniyi-Jones e Okoyomon, nati rispettivamente nel 1992 e nel 1993. Okoyomon ha già partecipato alla mostra internazionale della Biennale di Venezia del 2022, con una installazione ambientale composta in parte da piante selvatiche che ha attirato l’attenzione della critica ed è stata apprezzata dal pubblico. Dike e Shonibare, nati nel 1960 e nel 1962, sono invece i veterani della mostra. Tra i nove autori, solo Dike vive e lavora stabilmente in Nigeria, mentre Igwe, Okoyomon e Shonibare hanno sede a Londra, Ojih Odutola, Adeniyi-Jones e Tuggar negli Stati Uniti e Oghobase a Toronto.
Significativo poi l’incremento della partecipazione dei Paesi africani alla Biennale d’Arte: se nel 2022 ne figuravano solo nove, per il 2024 ne saranno almeno 25. Una crescita rilevante ma ancora sottorappresentata, visto che l’Africa, con i suoi 54 Paesi, è il continente con più Stati Indipendenti al mondo. Alla prossima Biennale debutterà poi il Benin, la cui storia si incrocia strettamente con quella della Nigeria e con il suo passato coloniale.
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