16 giugno 2022

Immateriale-Corpo Immateriale – Studio La Linea Verticale

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Studio la Linea Verticale, la nuova white box bolognese, ospita le opere di 7 artisti italiani: Bomben, Colliva, Palmi, Panfolklorica, Paysage, Tritto, Valerio

Alberto Colliva - installation view _ Senza titolo, olio su tela, 30x30 cm cad., 1989. Studio la Linea Verticale

A un paio di settimane dalla chiusura di Arte Fiera, passato il turbine Art City, è tempo di bilanci!
Uno dei pochi plausi spetta alla neo-nata galleria Studio la Linea Verticale che ha dato il via alla propria attività in occasione della kermesse bolognese.
In un panorama di proposte che, purtroppo, si è contraddistinto per poca originalità ed una scarsa cura, la mostra ospitata in via dell’Oro 4B a Bologna spicca ulteriormente.
Lo spazio espositivo fondato da Giovanni Avolio e Vale Palmi si contraddistingue per l’attenzione prestata ad ogni dettaglio: ogni elemento è concepito per rispecchiare la linea di ricerca della galleria, al fine di accreditarne il metodo di studio attento alla pratica artistica. Si invita a riflettere, attraverso le opere, sulle domande fondamentali che accompagnano l’uomo da tutta la sua storia. Chi siamo? Da dove veniamo? Dove andiamo?

installation view Immateriale-Corpo-Immateriale. Studio la Linea Verticale

Studio la Linea Verticale, white box situata nel pieno centro del capoluogo felsineo, ospita fino al 16 luglio le opere di 7 artisti italiani – Ludovico Bomben, Alberto Colliva, Vale Palmi, Armenia Panfolklorica, Quatrième Paysage, Flavia Tritto, Claudio Valerio – collocandole lungo un asse immaginario sul quale, come indica il titolo della collettiva Immateriale-Corpo-Immateriale, si dispongono con i loro corpi più o meno materiali, delineati attraverso i diversi linguaggi del disegno, della pittura, della fotografia, della scultura e del digitale.

installation view Immateriale-Corpo-Immateriale. Studio la Linea Verticale

Ad approfondire i temi trattati tre contributi critici firmati da Tatiana Basso, Antongiulio Vergine e Maria Chiara Wang che riportano diverse chiavi di lettura della mostra. Dall’approfondimento inerente la semiotica del titolo e che indaga le due linee dell’immateriale nell’arte, al metaforico Blue Bus dei The Doors (The End, 1967) per un viaggio oltre i confini del conosciuto, sino ad una riflessione sulla ritualità del corpo come processo di incarnazione. La grande affluenza di pubblico che ha visitato la galleria nei giorni di Arte Fiera e che continua a popolare i suoi spazi è un’ulteriore conferma del buon lavoro svolto dai due giovani fondatori.

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