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Imprese, Marie Denis e Michele Spanghero – Galleria Alberta Pane
Arte contemporanea
di Silvia Conta
Nella sede veneziana della Galleria Alberta Pane fino al 12 dicembre è aperta “Imprese”, la bipersonale con opere di Marie Denis (1972, Francia) e Michele Spanghero (1979, Gorizia), incentrata sulle loro collaborazioni con le aziende Giovanardi S.p.A. e Lunardelli Venezia, in una partnership in cui l’impresa come azienda contribuisce in modo fondamentale a realizzare le opere degli artisti, intese come impresa d’ingegno. La mostra, a cura di Martina Cavallarin, unisce gli esiti di queste due esperienze.
Martina Cavallarin, curatrice della mostra, ci ha raccontato il progetto espositivo.
Come è nata la mostra e come si colloca nel percorso di ricerca della Galleria Alberta Pane?
«Nel 2019 l’azienda Giovanardi costruisce e produce, con la curatela di Martina Cavallarin e Marco Tagliafierro, il progetto 10 X 100 Fabbrica d’arte contemporanea, luogo dell’incontro tra Arte & Impresa, territorio magico della collaborazione e del dialogo tra Artista & Azienda che, insieme, stabiliscono una rinnovata grammatica della cultura sociale e artistica. Tra i dieci artisti invitati a sviluppare e realizzare un loro progetto, Marie Denis e Michele Spanghero.
A un anno di distanza la Galleria Alberta Pane, che con i suddetti autori lavora da tempo, accoglie parte delle opere prodotte dai due artisti in quel contesto; contesto nel quale si sono andati a creare una magnifica occasione e realizzare una splendida ossessione, per tutti i protagonisti coinvolti.
Senza l’impresa e l’imprenditoria è difficile, per l’artista che lavora con installazioni multidisciplinari e multimediali, poter dare concretezza alla sua idea. “Il contemporaneo è l’intempestivo” (così scrive Roland Barthes negli appunti del Corso al Collège de France, compendio a Unzeitgemasse Betrachtungen (Le Considerazioni intempestive) scritte da Friedrich Nietzsche nel 1874), perché il presente è sempre una sconnessione, una sfasatura. La scommessa di un progetto di questa forma e portata risiede proprio nel coraggio e nella lungimiranza di spostarsi nel tempo – quando l’artista si trovava al centro di un universo multimediale che connetteva ricerca, sviluppo, formazione e la sua visione – e tradurne le metodologie nella contemporaneità. Giovanardi 10 X 100 Fabbrica d’Arte contemporanea ha rimesso al centro – per tradurlo in un rinnovato Rinascimento in chiave contemporanea – un preciso modello di artista: manipolatore di segni che sono già presenti nel mondo, ma che sono di difficile individuazione e che lui e solo lui è in grado d’intercettare e restituire attraverso l’apparizione potente e indipendente dell’opera.
Il corpo di opere presentate in galleria sono il risultato di quella collaborazione e al contempo un suo sviluppo e ampliamento godendo, la pratica espositiva che si sviluppa nella grammatica intrecciata di tempo e spazio, di mancanze come di moltiplicazioni, di traiettorie discendenti come di amplificazioni. Un altro aggancio fondamentale, altra Impresa, è Lunardelli, che ha prodotto il lavoro scultoreo di Michele Spanghero Tuned Volume, che troneggia nel centro della seconda sala, prodotto nel 2016, all’interno di un progetto curato dalla Fondazione Bevilacqua La Masa».
Perchè avete deciso di unire in un unico percorso espositivo i labori di Marie Denis e Michele Spanghero?
«Le opere di Spanghero e Denis sono unite da una temperatura estremamente erotica, godendo di erotismo ed esotismo il lavoro di Marie e di erotismo ed edonismo quello di Michele. Si tratta di esprimere e soddisfare un desiderio, quello di toccare le superfici levigate e parlanti di Spanghero e la pelle rugosa e ambigua di Denis. Trovo che il connubio sia riuscito, un’arma a doppio taglio tra attrazione e investigazione, tra gli Scapoli messi a nudo di duchampiana memoria e tecnologia compositiva sapiente estremamente contemporanea. Non si somigliano Denis e Spanghero, ma si attraggono inevitabilmente, galleggianti opere tra lirico e chirurgico che fanno inciampare lo spettatore in una medesima trappola».
Quali opere di Michele Spanghero avete selezionato e come si collocano nella sua ricerca?
«Michele Spanghero ci trasporta nell’universo multimediale tra oggetto testimoniale e atmosfera sonora. Nell’opera Panacousticon, visibile solo in video perché ancora alloggiata alla Giovanardi, si incontra l’embrione di un’inusitata fenomenologia tra elementi connessi e saldati tra loro; forme – superficie levigata e struttura acustica – rese solidali in virtù della loro forma maestosa. Lavorando in bilico tra la fragilità dei suoi materiali d’elezione e la sperimentazione di tecniche produttive a più alta densità materica.
In mostra l’incontro avviene attraverso l’apparizione della scultura sonora realizzata in collaborazione con Lunardelli. Tuned Volume è una struttura sferica modulare in legno che riproduce le frequenze armoniche delle onde stazionarie acustiche della stanza in cui è esposta la scultura. La presenza massiccia della scultura trasforma così la percezione spaziale della stanza, ma è anche in armoniosa relazione con lo spazio circostante attraverso le onde sonore sintonizzate sulle frequenze della stanza. Il suono quindi correla le proprietà architettoniche e acustiche della stanza, con il volume della scultura e la massa risonante. Alle pareti una mensola di metallo e legno, costruita con mano d’artista, accoglie il prototipo della capsula sonora di Spanghero, nido di sottile rumore costruito, come molti dei lavori di questo autore manipolatore di linguaggi incrociati, sulle proporzioni della sezione aurea. Le fotografie della serie Studies on the Density of White sembrano mettere un punto sul dialogo tra silenzio e suono, grazie a un occhio d’artista che si sofferma su bianchi angoli muti dalla potenza visiva sottopelle ma assolutamente dirompente».
Quali opere di Marie Denis avete selezionato e come si collocano nella sua ricerca?
«Marie Denis, da sempre interessata a sperimentazione, metamorfosi e rielaborazione della sua prediletta natura, è particolarmente affascinata dal carattere effimero del mondo vegetale e dalle potenzialità permanenti che invece nuove tecniche e materiali metallici possono conferire allo stesso. Senza mai perdere il focus sull’essenza peculiare della sua pratica, che prende la forma di Herbier de Curiosités e di collezione botanica, l’artista francese reinterpreta con sensibilità la natura, patinandola, mineralizzandola, scansionandola o intrecciandola.
Nei lavori esposti, facenti parte dell’opera installativa Nella Wunderkammer realizzata grazie anche alla sapienza tecnica e tecnologica di Giovanardi, artificiale e naturale dialogano armoniosamente. In un susseguirsi senza soluzione di continuità, foglie di cocco gigante patinate si alternano a foglie in alluminio serigrafato a mano; loti metallici racchiusi in scatole, fogliame zincato in rame, elementi vegetali pressati e intrecciati sono accolti invece su piedistalli di risme di carta, a creare un peculiare erbario contemporaneo: un universo vegetale che, esistenzializzato, trova nuova linfa nell’interazione con lo spazio in cui viene accolto e con lo spettatore che ne fruisce. Il film Masque(s), anch’esso in mostra, cattura infine tutta l’essenza del lavoro dell’artista».
Una domanda a Alberta Pane: Quali mostre vedremo in galleria, a Venezia e a Parigi, nei prossimi mesi?
Alberta Pane: «Negli spazi della galleria di Venezia nel mese di gennaio verrà presentato l’arazzo di Christian Fogarolli prodotto da Giovanni Bonotto nell’ambito del progetto “A Colletcion” a cura di Chiara Casarin. Nel mese di marzo, sempre a Venezia, ci saranno la mostra personale di Gayle Chong Kwan e la presentazione del progetto Sustainable Art Prize promosso dall’Università Ca’ Foscari di Venezia.
A Parigi dopo la mostra attualmente in corso Instruction pour couper les ficelles, il 22 e 23 gennaio Romina De Novellis realizzerà la sua nuova performance: Si tu m’aimes protège moi, mentre a partire dal 20 febbraio presenteremo la nuova mostra personale di Michele Spanghero.
Per quanto riguarda le fiere ad oggi abbiamo confermato miart che speriamo veramente di poter fare in presenza!».