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Impressioni dalla nuova sede di Galleria Continua a Roma
Arte contemporanea
La Galleria Continua inaugura la sua nuova sede a Roma. Ed è un evento particolarmente significativo, considerando le condizioni della Capitale. Eppure, Mario Cristiani, Lorenzo Fiaschi – che avevamo sentito pochi giorni in questa intervista – e Maurizio Rigillo i tre soci di San Gimignano non sono apparsi mai più consapevoli e decisi come durante la conferenza stampa di presentazione di quella che sarà una impresa a lungo termine e che vedrà svilupparsi progetti e mostre per molti anni. Il luogo prescelto per questa nuova sede di Roma è, come già per le altre sedi, abbastanza inusuale, perlomeno per una galleria importante come Continua. Siamo infatti all’interno dell’Hotel St. Regis Rome, in pieno centro, a due passi dalla stazione Termini.
I tre galleristi hanno avviato questa collaborazione già da qualche anno, ricorderete infatti, tra i tanti, i lavori di Loris Cecchini posizionati all’esterno della facciata dell’albergo. Stavolta, però, si è osato di più, volendo coinvolgere spettatori e ospiti già dalla hall dell’albergo e, soprattutto, all’interno di uno spazio dedicato. Cristiani, Fiaschi e Rigillo hanno raccontato di come l’aperta di questa nuova sede a Roma di Galleria Continua rappresenta solo l’inizio di un rapporto che condurrà poi alla realizzazione di talk, incontri, percorsi educativi e didattici anche per le scuole.
Intanto, per aprire le danze, sono state presentate due mostre, una dedicata al duo cinese Sun Yuan & Peng Yu, l’altra al cubano Jose Eduardo Yaque Llorente. La mostra degli artisti cinesi si sviluppa nella lobby dell’hotel, proprio per cercare un contatto veloce ed efficace con gli ospiti. Già dall’ingresso infatti ci si trova di fronte alle opere, mentre la hall ne è quasi totalmente piena e si tratta di lavori suggestivi e molto presenti. Le opere sono tutte realizzate negli anni scorsi e ricollocate in questi spazi per l’occasione. Se apparentemente possono far sorridere, anche per il senso di straniamento che si prova nel vederle, poi, conoscendone la genesi, si aprono riflessioni dai connotati diversi e più profondi.
Il rinoceronte e il triceratopo che ci accolgono all’ingresso, in un’opera dal titolo I didn’t notice what I’m doing, di fatto è una riflessione su quello che crediamo di vedere ma che spesso non è così. I due animali, spesso messi uno accanto all’altro quasi fossero scientificamente l’uno l’avo dell’altro, in realtà non hanno assolutamente nulla in comune. Solo il fatto di averli posizionati vicini, come accade anche nel famoso museo di storia naturale di Londra, porta spesso le persone a fare questa errata associazione di idee.
Nella hall, due opere, If I died, del 2013, e Teenager Teenager del 2011. Più che lavori unici, come spesso avviene con il duo cinese, le opere sono installative. Teenager teenager trova nella hall dell’albergo un luogo quasi perfetto, considerando il tema delle relazioni umane, il motivo ispiratore dell’opera. Si tratta infatti di sculture di personaggi ben vestiti, eleganti, che vivono in realtà lussuose ma che sono incapaci di comunicare se non attraverso uno schermo, rendendosi di fatto poco credibili. Un masso al posto della testa: incapacità di colloquiare, di farsi vedere, di prendersi le proprie responsabilità.
Un lavoro interessante, ma certamente di difficile comprensione, senza gli strumenti adatti. Stessa difficoltà si può trovare anche nella lettura dell’altro lavoro, If I died, in cui vediamo una scultura di una donna anziana posizionata in alto. La donna rappresenta se stessa nell’aldilà ed è disegnata con gli occhi chiusi, in una posizione disinvolta, mentre sembra stia volando assieme a moltissimi animali. La donna, che ha le fattezze della madre di Peng Yu, tiene con una mano una corona di fiori di pesco mentre con l’altra tiene al guinzaglio una gigantesca manta.