30 maggio 2024

L’impulso viscerale della pittura per Martha Jungwirth: una storia da riscoprire

di

Unica artista donna dell’Azionismo Viennese, a Martha Jungwirth sono dedicate due mostre alla Fondazione Cini di Venezia e al Guggenheim di Bilbao. Lekha Hileman Waitoller, curatrice dell’esposizione spagnola, ci parla della sua storia

Portrait Martha Jungwirth

Quasi contemporaneamente il museo Guggenheim di Bilbao e la galleria Thaddaeus Ropac in Venezia (presso la Fondazione Giorgio Cini), con una delle più belle ed interessanti collaterali della Biennale in atto, celebrano tardivamente in senso biografico ma opportunamente e tempestivamente in senso estetico, l’arte di Martha Jungwirth.
Nata a Vienna nel 1940, Martha Jungwirth è l’unica artista donna riconosciuta e inclusa all’interno del gruppo dell’Azionismo Viennese. Da questo gruppo apprese a stendere la pittura con forza magmatica e con impulso viscerale, pressandola e imprimendola sulla superficie pittorica, senza mai coprire o negare quest’ultima e non relegandola a funzione di supporto ma riconoscendole una precisa valenza estetica.

Leeres Viertel aus der Serie Jemen

La cultura psicanalitica e psicodinamica non le è estranea. La sua gestualità creativa assevera la forza delle pulsioni e conferma l’insufficienza delle strutture etiche superiori a contenerle e a normalizzarle. Il suo spessore artistico e culturale fu ed è tale da essere sempre riconosciuta da colleghi e da intellettuali pur essendo stata relegata prevalentemente all’ambito geografico di lingua e cultura tedesca.

Oggi Jungwirth, ultraottuagenaria, viene proposta all’attenzione e alla fruizione internazionale proprio con la mostra spagnola e con quella italiana.
Possiamo rilevare come l’artista abbia operato una scelta di campo tra astrattismo e figurazione, tentando di studiare quello spazio indistinto e drammatico che lega la substantia indeterminata ai modi figurativi dell’essere.

OT aus der Serie Hexenflug

Possiamo, quindi, comprendere come sia possibile dire che l’opera della Jungwirth venga presentata all’attenzione internazionale “tardivamente” rispetto alla sua biografia e ciò evidentemente in ragione della sua avanzata posizione culturale e intellettuale. Ella non ha potuto trovare piena accoglienza tra i critici e il pubblico del secolo scorso in quanto questi erano divisi tra sostenitori dell’astrattismo e faziosi del figurativismo.

L’austriaca, invece, ha anticipato la rappresentazione di una pittura della complessità che nelle forme dell’indistinto non separa ma collega figurazione ed astrazione. Non si tratta a ben pensare di una sintesi Hegeliana tra la tesi dell’astrattismo e l’antitesi della figurazione bensì della trasduzione pittorica del principio di indeterminazione di Heisenberg, mutuabile dalla fisica quantistica e tradotto in filosofia come principio della non separatezza dal filosofo francese Edgar Morin.

OT aus der Serie Nausikaa

Non possiamo che concludere asserendo come solo oggi, quando compiutamente il sapere scientifico riabbraccia quello filosofico ed estetico, sia possibile comprendere la profondità di pensiero della Jungwirth e la valenza della sua drammatica forza espressiva. In previsione della mostra del museo Guggenheim di Bilbao che sarà inaugurata il 6 giugno 2024, intervistiamo la curatrice, Lekha Hileman Waitoller.

Australidelphia aus der Serie Triptychon

Martha Jungwirth sembrerebbe aver trovato il perfetto luogo d’incontro tra formale ed informale ed in particolare tra segno, getto di colore impulsivo-compulsivo e forma. Non pensa che questo sincretismo sia il tratto che congiunge il mondo dell’inconscio con la realtà?

«La sintesi di impulsività e pianificazione meticolosa nelle opere di Martha Jungwirth crea effettivamente un ponte tra il subconscio e la realtà. L’uso di spruzzi di colore vibranti e apparentemente incontrollati, accostati a forme deliberate, permette al suo lavoro di trascendere il semplice fascino visivo, coinvolgendo strati emotivi e psicologici più profondi. Questo approccio è una vivida illustrazione della filosofia di Jungwirth, secondo cui un dipinto non è solo un oggetto, ma un evento, un’interazione dinamica tra gli stati interni dell’artista e l’atto fisico della pittura.

L’arte di Jungwirth, caratterizzata da fluidità e apertura, rifiuta la nobiltà a favore dell’esplorazione degli aspetti crudi e non censurati dell’esperienza umana. Il suo lavoro non si limita a rappresentare il mondo visibile, ma lo interpreta e lo trasforma, facendo eco alle profondità del subconscio. Attraverso questo processo, collega esperienze e ricordi vissuti con le loro rappresentazioni astratte, creando così un dialogo tra il mondo interno dei sentimenti e la realtà esterna.

La sua espressione artistica, che affonda le sue radici nel contesto storico e culturale del suo tempo, riesce a catturare l’essenza dei suoi soggetti lasciando contemporaneamente spazio all’interpretazione e al legame personale del pubblico. Questa dinamica è particolarmente evidente nelle sue rappresentazioni astratte, dove il gioco spontaneo di colori e forme sfida l’osservatore a trovare un significato e una risonanza, coinvolgendo così gli elementi inconsci della psiche umana.

Questo sincretismo nelle opere di Jungwirth non è solo una caratteristica stilistica, ma anche un mezzo profondo attraverso il quale lo spettatore è invitato a esplorare la complessa interazione tra il visibile e l’invisibile, tra la realtà e il vasto regno della mente inconscia».

Australidelphia

Come si è evoluta nei decenni l’arte e l’estetica Jungwirthiana?

«L’arte di Martha Jungwirth ha subito una significativa evoluzione nel corso dei decenni, caratterizzata da una continua esplorazione e reinvenzione che rispecchia il suo personale percorso artistico. Partendo dagli esordi influenzati dall’Azionismo viennese e passando per il suo stile astratto unico, Jungwirth ha costantemente spinto i confini delle forme d’arte convenzionali. I suoi primi lavori erano caratterizzati da una qualità viscerale ed emotiva che fondeva elementi dell’Espressionismo astratto con un’intensità espressiva cruda. Questo ha posto le basi per la sua estetica distinta che si sarebbe evoluta nel corso degli anni.

Nel corso del tempo, Jungwirth ha dimostrato una notevole capacità di adattamento, evolvendo il suo linguaggio artistico per includere soggetti diversi, dagli autoritratti introspettivi ai paesaggi e a temi di attualità come la pandemia COVID-19. Questa diversità tematica riflette il suo impegno sia con le esperienze personali che con gli eventi globali, infondendo nel suo lavoro sia una profonda introspezione che un’ampia prospettiva mondiale.

Anche i materiali e i metodi si sono evoluti, come dimostra l’uso di supporti e materiali non convenzionali, da vecchi libri mastri a cartoni scartati e carte fatte a mano. Queste scelte evidenziano il suo interesse per l’interazione tra caso e controllo, un tema che attraversa profondamente il suo lavoro. L’atto del dipingere per Jungwirth è legato all’impegno fisico e alla spontaneità, che le permette di catturare i movimenti dinamici e le intensità emotive che caratterizzano le sue opere successive.

Nel corso degli anni, l’estetica della Jungwirth è rimasta profondamente personale e riflette il suo continuo impegno con l’interiorità e il mondo esterno, mantenendo un dialogo vibrante tra le sue espressioni artistiche in evoluzione e il ricco arazzo delle sue esperienze. Il suo lavoro è una testimonianza del potere duraturo dell’arte di adattarsi, riflettere e trascendere i tempi».

Bukephalos

Nella lingua italiana il termine “eroe” viene declinato al maschile per i soggetti che compiono azioni che superano le possibilità degli altri individui. Per le donne è usato il termine diminutivo di “eroina”, molto spesso per indicare la sofferenza di una donna per amori impossibili. Nel caso di Martha Jungwirth dobbiamo parlare di un vero e proprio eroe in quanto è riuscita nell’Austria degli anni ‘60 ad essere accettata e riconosciuta nel gruppo della Secessione Viennese e da allora è stata sempre più apprezzata come pittrice nazionale anche tramite riconoscimenti di prestigiosi premi dello Stato e grandi esposizione nel suo paese e in Europa. Oggi, nell’arte contemporanea, il gender gap pare superato. È così secondo lei?

«I risultati ottenuti da Martha Jungwirth la collocano certamente come una figura formidabile nel mondo dell’arte, trascendendo le implicazioni spesso riduttive del termine “eroina” per allinearsi più strettamente alla connotazione più ampia e d’impatto di “eroe”. La sua ascesa all’interno del gruppo della Secessione di Vienna, tradizionalmente dominato dagli uomini, durante gli anni Sessanta, un periodo in cui le donne artiste spesso lottavano per essere riconosciute e accettate, sottolinea le sue eccezionali capacità e il suo spirito pionieristico. La sua carriera, segnata da importanti mostre e onorificenze statali, evidenzia il suo ruolo significativo nel plasmare e influenzare la scena artistica austriaca ed europea in generale.

Tuttavia, la questione se il divario di genere nell’arte contemporanea sia stato veramente superato rimane complessa. Sebbene figure come Jungwirth dimostrino progressi significativi, il mondo dell’arte, come molti altri settori, riflette ancora disparità di rappresentazione, riconoscimento e valutazione tra artisti uomini e donne. Studi e rapporti dimostrano costantemente che le donne artiste sono sottorappresentate nelle principali mostre e collezioni, e le loro opere spesso hanno prezzi più bassi sul mercato rispetto alle loro controparti maschili.

Sebbene lo status di Martha Jungwirth come “eroe” dell’arte sia ben giustificato, la sua storia eccezionale evidenzia anche le sfide e le disparità che le donne devono affrontare nel mondo dell’arte. Il suo successo non annulla le questioni sistemiche più ampie che devono ancora essere affrontate per raggiungere una vera parità di genere nelle arti».

Malbuch 2020er Jahre

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui