Con il progetto Mascarilla 19.Codes of Domestic Violence. Otto film d’artista al tempo della pandemia la casa cinematrografica In Between Art Film produce otto film commissionati ad altrettanti artisti: Iván Argote (Colombia/Francia, 1983), Silvia Giambrone (Italia/Inghilterra, 1981), Eva Giolo (Belgio, 1991), Basir Mahmood (Pakistan/Paesi Bassi, 1985), MASBEDO (Italia, Nicolò Massazza, 1973 e Iacopo Bedogni, 1970), Elena Mazzi (Italia, 1984), Adrian Paci (Albania/Italia, 1969), Janis Rafa (Grecia, 1984).
Il progetto, ideato da Beatrice Bulgari, è curato da Leonardo Bigazzi, Alessandro Rabottini e Paola Ugolini e si trova ora in fase iniziale: i film saranno realizzati nei prossimi mesi e mostrati al pubblico in autunno, in un’istituzione museale.
«Il nuovo progetto di In Between Art Film risponde a un duplice impulso: da un lato richiamare l’attenzione su un’emergenza globale – come quella della violenza di genere resa ancora più urgente dal confinamento in cui gran parte del mondo si trova attualmente – dall’altro fornire stimolo e sostegno alla produzione artistica, in un momento storico come questo, caratterizzato da sospensione e incertezza», si legge nel comunicato stampa .
Il titolo del progetto deriva dalla «parola in codice, Mascarilla 19, che in Spagna viene usata dalle donne vittime di violenza domestica per denunciare gli abusi subiti». Gli artisti vengono invitati «a confrontarsi sul tema drammatico e quanto mai attuale della violenza sulle donne e il suo acuirsi nel contesto attuale della pandemia e delle conseguenti misure di contenimento sociale», prosegue il comunicato stampa.
«In Between Art Film nasce nel 2012 dalla mia volontà di esplorare i confini sempre più osmotici che intercorrono tra le arti, unendo la passione per il cinema per il quale ho lavorato a lungo e la passione per l’arte contemporanea.
La mission di In Between Art Film è quella di occupare uno spazio che costituisca una sorta di crinale nel quale l’artista possa muoversi sfidando le barriere che dividono le discipline artistiche rifiutando le catalogazioni e dando vita a nuove forme d’arte.
Mi interessa lavorare proprio in questa intersezione tra cinema, video-installazione, letteratura, fotografia, performance. Per dare agli artisti la possibilità di realizzare un’opera che possa essere fruita nei musei, nelle gallerie e negli spazi preposti per l’arte contemporanea, ma anche lungometraggi che possano accedere ad un pubblico diverso attraverso festival e spazi cinematografici».
«Mi ha folgorato un articolo di un quotidiano che parlava di Mascarilla 19, una parola in codice che le donne possono usare in Spagna per chiedere aiuto, quando sono in una situazione di violenza domestica anche psicologica, rivolgendosi a una qualunque farmacia.
I farmacisti sono allertati e mettono subito in atto un protocollo destinato a raccogliere la richiesta di aiuto e procedere quindi alla protezione della vittima.
Questo progetto è germogliato come una risposta vitale, politica e umana per reagire allo stallo fisico e operativo a cui tutti noi siamo stati costretti.
Ho coinvolto tre curatori Leonardo Bigazzi, Alessandro Rabottini e Paola Ugolini con i quali abbiamo selezionato gli artisti, Iván Argote, Janis Rafa, Silvia Giambrone, Elena Mazzi, Basir Mahmood, Eva Giolo, Adrian Paci e Masbedo».
«La selezione ha voluto dare spazio a un gruppo eterogeneo e internazionale di artisti, alcuni più conosciuti e altri più giovani la cui diversa formazione e poetica darà un contributo importante nell’affrontare ognuno con la propria autonomia espressiva la tematica proposta.
Gli artisti sono chiamati a riflettere sin da ora, in questo momento di blocco produttivo, a concettualizzare una proposta che verrà discussa con i curatori il mese prossimo e poi avranno a disposizione tutta l’estate per consegnare l’opera intorno alla fine di settembre.
Il progetto è quello di realizzare uno screening program di video monocanale che dovrebbe essere presentato nell’autunno del 2020 nel contesto di istituzioni museali».
«La nuova fase coincide con un’inedita formula di produzione per la mia società.
In questi anni, attraverso il format degli screening programs, ho ideato alcune tematiche che sentivo urgenti e ho affidato ad alcuni curatori la selezione di video monocanale già esistenti, partendo in gran parte dall’archivio di In Between Art Film e che in qualche modo potessero coesistere sotto la stessa tematica.
Questo è successo, ad esempio, con alcuni progetti presentati al MAXXI come Silence and Rituals curato da Paola Ugolini, o la rassegna Invisible Cities a cura di Leonardo Bigazzi o come il nuovo screening program curato da Julian Rosefeldt After US in questi giorni online sulla piattaforma digitale del MAXXI.
In questo caso, per Mascarilla 19, ho agito nel senso inverso, ho deciso di agire in prima persona commissionando agli artisti otto video monocanale partendo dalla tematica e producendo ogni lavoro come opera in un numero di edizioni che verrà concordato insieme, nella totale libertà nello sviluppo del loro lavoro, naturalmente le edizioni saranno di proprietà degli artisti, tranne una che resterà di proprietà dell’archivio In Between Art Film».
«Naturalmente, prima di tutto, in termini economici, è essenziale in questo momento dare un’iniezione di fiducia, ripartire e continuare a produrre.
A tale proposito vorrei sottolineare come sia stato per me fondamentale la scelta di non seguire la produzione di video in formato digitale mettendole online, ma dare un segnale importante commissionando otto film d’artista nel contesto di una produzione vera e propria».
«L’Italia, come tanti altri paesi colpiti da questa emergenza, sta affrontando la crisi più drammatica dai tempi della Seconda Guerra Mondiale, le istituzioni pubbliche sono bloccate e non possono creare nuove opportunità.
Penso che in questo momento, soggetti coinvolti nel sistema dell’arte come me, possano fare qualcosa, creare una rete di supporto, sono convinta che ognuno debba fare la propria parte, è necessario mettere risorse in campo a disposizione di chi in questo momento è più in difficoltà: gli artisti e il sistema no-profit».
«Mi sembra già miracoloso essere riuscita ad attivare questo progetto nonostante tutte le difficoltà dell’isolamento che stiamo vivendo!
Poco prima del lockdown ero in procinto di iniziare una nuova produzione di un film d’artista in Sicilia, ho dovuto mettere tutto in stand-by ma spero di poter riprendere questo progetto a cui tengo moltissimo nel corso della prossima estate».
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