Pirelli HangarBicocca celebra James Lee Byars (Detroit, Michigan, Stati Uniti 1932 – Il Cairo, Egitto, 1997), prima retrospettiva italiana dell’artista dopo la sua scomparsa. Fino al 18 febbraio 2024 gli spazi dell’hangar si riempiono di corpi dorati, opere dell’effimero che mostrano la ricerca artistica di Byars e il suo mondo filosofico che indaga gli aspetti più profondi dell’esperienza umana. La mostra nasce anche dalla relazione con il curatore Vicente Todolí, che precedentemente ha dedicato due mostre personali all’artista, nel 1994 all’IVAM Centre del Carme di Valencia e nel 1997 al Museu Serralves di Porto.
Realizzata in collaborazione con il Museo Nacional Centro de Arte Reina Sofía di Madrid e con il supporto di The Estate of James Lee Byars, la mostra si configura come un percorso espositivo che attraversa miti, riti, misticismi, spiritualità e corporeità, con una selezione di opere scultoree, particolarmente rappresentative ed emblematiche, della visione artistica, filosofica e relazionale di Byars, in cui vengono combinati materiali preziosi a geometrie minimali in un gioco di rimandi simbolici ed estetici. «Probabilmente uno dei momenti filosofici più importanti è quando si realizza che quasi tutto è un grande interrogativo. O perlomeno, in ogni cosa c’è un quesito», affermò l’artista.
Un faro, una colonna di 21 metri, una nuova torre di Babele apre lo spazio. The Golden Tower, un’opera dalle dimensioni monumentali totalmente ricoperta in oro, è un monumento dedicato all’umanità, un mezzo di congiuntura tra la perfezione e i limiti dell’uomo. Non a caso è la prima opera della mostra: segna una rotta ben precisa, un viaggio espositivo tra corpi mistici e carichi di simboli. Attraversando lo spazio, passando da un lavoro all’altro, la sensazione è quella di rimanere in un limbo, in una dimensione atemporale, dove le opere sottolineano la finitudine dell’essere umano e invitano i visitatori a riflettere sulle potenzialità alchemiche e trasformative dell’arte.
Percorrendo la navata ci si imbatte in The Unicorn Horn, un dente di narvalo posizionato su un voluminoso telo di seta bianca che richiama il mondo delle reliquie, dell’estremamente prezioso. Un rimando al mondo antico, mitologico, una falsa testimonianza dell’esistenza degli unicorni che, tuttavia in quella posizione così effimera, celebra la preziosità e la rarità di quel “corno” legato a proprietà mistiche e al rimando di purezza e perfezione che il mitologico animale simboleggia. Sul concetto di perfezione indaga The Hole for Speech, una grande lastra circolare di vetro con un foro dorato al centro. inizialmente accompagnata dalla performance dall’artista, i visitatori erano invitati ad esprimere verbalmente il loro concetto di perfezione attraverso l’orifizio. L’opera oggi diventa un grande orecchio, un esempio del profondo interesse di Byars per la parola, un luogo dove i visitatori possono isolarsi e fare esperienza di “brevi istanti di introspezione”.
In mostra c’è anche The Conscience, una piccola sfera dorata racchiusa in una teca di vetro. Se l’opera precedente ricorda un gigantesco orecchio, questa sembra un piccolo occhio dorato che racchiude un intero mondo. Kevin Power spiega: «Byars trasforma la coscienza dell’artista in una piccola sfera dorata, grande come un bulbo oculare, quasi a voler sottolineare che ciò che possiamo fare è osservare il mondo e porre delle domande».
Il percorso espositivo si conclude con Red Angel of Marseille, opera tra le più iconiche dell’artista. Mille piccole sfere rosse di vetro compongono un simbolo, una figura angelica, mistica, un albero in fiore che riduce la figura umana alla sua essenza. Un’opera in totale opposizione con la prima di questo percorso espositivo. Se la grande torre dorata è un corpo spaziale, estremamente materico e verticale, l’angelo rosso di Marsiglia è un esteso corpo orizzontale con una matericità traslucida. Se la prima opera porta con sé un simbolismo trascendentale, quest’ultima ne palesa un simbolismo figurativo e metafisico.
L’intero percorso è ricco di simbolismi, richiami preziosi, effimeri e mistici che mostrano il distintivo approccio di James Lee Byars verso l’arte, i volumi, la ricerca della perfezione, i dubbi e le domande sui limiti dell’uomo. La mostra invita i visitatori a riflettere sulle potenzialità alchemiche dell’arte e sulla sua capacità di plasmare mondi e realtà.
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