Nella delicata armonia della galleria, si crea un forte legame tra i lavori dei due artisti che si incontrano in un dialogo perfetto invitando anche lo spettatore a farne parte.
Il titolo “Incontri sensibili” scelto per la mostra è in grado di far percepire allo spettatore il forte legame che unisce i lavori dei due artisti prima ancora di varcare la soglia di Villa Contemporanea. Note di viola, rosa, verde e blu delineano i confini invisibili tra un’opera e l’altra.
Entrambi classe ’90, Giulia Fumagalli e Luca Petti ricercano, nel loro operare, una percezione visiva ottenuta dal contrasto tra forma e materia. Colori opachi e brillanti fanno rimbalzare sensazioni e percezioni da un muro all’altro. I lavori di Fumagalli hanno come medium principale il plexiglass, la trasparenza di questo materiale unito a colori opachi consente allo spettatore di avvicinarsi a piccoli passi fino ad essere totalmente immerso nei suoi lavori. Le tonalità che si sovrappongono e la concessione data dall’artista di poter sfiorare le opere rendono il fruitore partecipe e parte fondamentale del processo.
In Lasciarsi Eclissare questo aspetto è estremamente evidente: forme circolari che pendono dal soffitto o che vengono sostenute da delle basi di legno creano un percorso invitando lo spettatore a girarci intorno e all’interno. Il fragile equilibrio che si percepisce nell’attraversare l’installazione viene ampliato dalla possibilità di potenziare il movimento dei dischi o bloccarlo. In Chissà come si sente la luna i versi di una poesia sono stampati sulla superficie del plexiglass creando una texture monocromatica che costringe lo sguardo ad avvicinarsi fino a plasmare il proprio riflesso con le parole. L’artista, quindi, sembra concedere al visitatore l’ingresso nella sua sfera intima, guidandolo invece a una riflessione estremamente personale. Dalla magia introspettiva di Giulia Fumagalli si passa al mondo misterioso di Luca Petti. Le sue sculture dalle forme inconsuete e dai colori brillanti catturano all’istante lo sguardo, trasferendo poi l’attenzione sull’interpretazione delle forme che si traduce quasi in un gioco e in una sfida a chi ha più fantasia.
È questo l’effetto di Symbiotic Relationships in cui le forme vengono modellate dal mondo animale e naturale, nucleo primario della ricerca dell’artista. Sembianze del mondo naturale da cui l’essere umano si allontana sempre più quasi da riconoscerne le caratteristiche a stento. Come la natura si prende i suoi spazi, anche i lavori di Petti invadono il perimetro della galleria impossessandosi del balconcino che, dal soppalco, si apre alla sala sottostante. Qui, quasi sospesa, aleggia Albina crestata che racchiude tutta la poetica che scorre tra le mura della mostra. Quest’ultima installazione, infatti, ha come protagonisti due esseri viventi dalle caratteristiche molto rare: il guscio ormai vuoto di una tartaruga albina ritrovata morta nel deserto e una pianta dalla malformazione genetica che si verifica alla nascita di uno su trecentomila esemplari.
I due esseri recuperano nuova vita e forza dalla loro unione, se il guscio assume la funzione di protezione per la pianta consentendole la sopravvivenza, l’elemento osseo acquisisce un nuovo e rinnovato significato. I lavori, quindi, testimoniano una simbiosi costante non solo tra elementi naturali ma anche tra essere umano e ambiente circostante. Curioso inoltre come l’artista sperimenti alcuni materiali senza necessità di governarli, lasciando libertà alle forme come in New solution dove Petti sperimenta la reazione del solfato di cromo su una base di carta di cotone. L’effetto ottenuto contribuisce alla dimensione estatica e immersiva dell’intera esposizione. Quello di Giulia Fumagalli e Luca Petti si rivela quindi un viaggio immersivo e coinvolgente in una dimensione personale e riflessiva, in cui lo spettatore può sentirsi parte del lavoro e del processo cognitivo.
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