Processioni silenziose e calate in paesaggi rarefatti, espressioni di meraviglia impresse su volti tagliati da luce e ombra, eventi gelosamente condivisi da comunità ristrette. Per le sensazioni che riesce a evocare, condensate in uno stile allusivo, unico e riconoscibile, Luc Tuymans è considerato un maestro della pittura contemporanea ma la sua ricerca discende da una lunga tradizione. Così, invitato da Donatien Grau, responsabile dei programmi contemporanei del Louvre di Parigi, a intervenire direttamente sulle pareti del museo più visitato al mondo, l’artista belga ha scelto una sala assolutamente non causale, la Rotonde Valentin de Boulogne. Situato al secondo piano, questo spazio ottagonale, spoglio e privo di dipinti, è di solito poco più di una zona vuota e di transizione tra le ali Sully e Richelieu, quindi all’incrocio tra la pittura francese e quella fiamminga. Qui Tuymans ha ambientato L’Orphelin, grande dipinto murale di più di quattro metri di altezza e diviso in quattro parti che, tra un anno, sarà completamente cancellato, per riportare la sala al suo aspetto originario.
Dipinto direttamente sulle pareti con l’ausilio di un proiettore e con vernice ad asciugatura rapida, L’Orphelin ritrae due soggetti. Su tre delle quattro pareti, Tuymans ha riportato una serie di immagini prese da un video YouTube in cui un artista pulisce i suoi pennelli e la sua tavolozza. Come spesso nella poetica dell’artista belga, nato nel 1958 a Mortsel, il soggetto apparentemente banale in realtà – o nell’immaginazione – nasconde un velo di inquietudine e di ambiguità. Si tratta di dettagli enormemente ingranditi che, per Tuymans, sono un omaggio a Van Eyck, maestro fiammingo insuperabile nella rifinitura dei particolari. Per Tuymans, la citazione è anche una questione di orgoglio nazionale: «Tutti vanno a vedere La Gioconda. Forse i fratelli Van Eyck non hanno inventato la pittura a olio, ma l’hanno perfezionata e il metodo è stato rubato da Pisanello, consentendo in realtà a Leonardo di realizzare il suo primo capolavoro», ha spiegato l’artista belga.
Sulla quarta parete è raffigurata una testa apparentemente senza corpo, vista da dietro. L’immagine si basa su un dipinto perduto di Tuymans, intitolato The Orphan (1990), nel quale veniva ritratta la parte posteriore della testa di una bambola. Partendo da una vecchia diapositiva, l’artista ha riportato in vita il dipinto precedente, facendo un riferimento un po’ macabro alla storia di Parigi e in particolare a quella del Louvre. «Il dipinto suggerisce la presenza di una testa decapitata e il momento in cui la ghigliottina fu più utilizzata coincide con il periodo in cui questo spazio diventò pubblico». Nel 1793, durante il Regime del Terrore giacobino, il Louvre passò dall’essere Palazzo reale a istituzione pubblica destinata a esporre i capolavori della nazione, con Jean-Honoré Fragonard nominato tra i primi curatori del museo su raccomandazione di Jacques-Louis David.
In un certo senso, anche la Rotonde Valentin de Boulogne ha una storia “drammatica”, almeno dal punto di vista museale. I visitatori infatti attraversano questo spazio sempre molto velocemente e con distrazione, al punto che, diversi anni fa, i curatori del Louvre decisero di spostare le opere di Nicolas Poussin che prima vi erano esposte. Questo atmosfera di distrazione ha invece affascinato Tuymans: «In questo senso è stato interessante creare questo tipo di ambiente ed ero molto contento che questo fosse uno spazio ottagonale che avvolge lo spettatore quando lo attraversa, disorientandolo e mostrando dettagli che avrebbe potuto vedere in altri dipinti. C’è un elemento di arresto o pausa, sebbene si tratti di uno spazio di transizione».
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