La mostra “STORIE DI FILI” costituisce la conclusione di un progetto di ricerca condotto, a partire dal 2020, dalle artiste Claudia Losi, Paola Mattioli e Sissi, progetto curato da Francesca Zanella e Valentina Rossi.
Le artiste si sono ispirate ad alcune importanti collezioni del territorio parmense e hanno realizzato le opere, in parte, con la collaborazione di alcune aziende tessili del territorio. L’esito del percorso è esposto allo CSAC, Centro Studi e Archivio della Comunicazione dell’Università di Parma, fino al 30 settembre 2022 ed è stato realizzato con il prezioso contributo di Fondazione Cariparma.
Le “storie di fili” raccontano un patrimonio complesso collegato al concetto di abito, muovendo da una riflessione legata ai luoghi che hanno fatto da scenario alla ricerca e alla produzione: lo CSAC, l’Orto Botanico, il Museo di Storia Naturale e la Fondazione Glauco Lombardi, questi ultimi facenti parte dei Musei dell’Università di Parma.
Le tre artiste si muovono nell’ambiente della chiesa dell’Abbazia di Valserena attraverso modalità differenti.
Paola Mattioli ha indagato a lungo le raccolte conservate all’interno delle singole istituzioni; il suo è stato un lavoro di lenta osservazione e prelievo. L’obiettivo dell’artista restituisce opere e oggetti in immagini che non li documentano in senso stretto, ma anzi li reinterpretano dando loro una nuova esistenza, come sottolinea la professoressa Cristina Casero all’interno del testo critico in catalogo.
“[…] Così, le Storie di fili che ci racconta si incarnano in una forma originale di catalogo nel quale, nonostante il ripetersi del medesimo formato, ogni fotografia consente di entrare con un proprio percorso in questo prezioso patrimonio conservato allo CSAC, ai Musei dell’Università di Parma e al Museo Glauco Lombardi.”
Paola Mattioli ha infatti realizzato trenta stampe a colori, allestite nelle navate laterali della chiesa dell’Abbazia di Valserena secondo una sequenza espositiva giocata su un rapporto cromatico e dimensionale.
Le idee legate al vocabolo “filo” e le interpretazioni di una tale connessione potrebbero essere molteplici: un filo reale, utilizzato per la tessitura; ma anche un fil rouge che collega tra loro i singoli elementi presi in esame, o ancora come filo della memoria che permette la sedimentazione dei materiali d’archivio e la loro corretta riscoperta e, infine, il filo che fa da legame alle singole fotografie in mostra, responsabile del “montaggio” nell’allestimento.
Claudia Losi inizia la sua ricerca con il menabò di Disegnare un albero di Bruno Munari, pubblicato dalla Casa Editrice Corraini nel 1978 e conservato all’interno del Fondo Munari allo CSAC. Un progetto quindi distante dal mondo della moda, ma necessario al fine di perseguire la tematica al centro della poetica di Losi: il rapporto tra l’uomo e lo spazio in cui abita, considerato naturale, pone qui, infatti, particolare attenzione agli elementi costituitivi e combinatori di una forma albero. Le opere realizzate ed esposte nel corpo centrale della chiesa, calandosi quasi come fronde di alberi, sono il risultato di un workshop condotto all’Orto Botanico con i ragazzi della Cooperativa Eidè; si tratta di sei grandi opere dal titolo Pelle di bosco (2022), realizzate in collaborazione con il Maglificio Nuova Ester. Gli elementi, in seta e cotone, che possono essere indossati data la loro fattura, idealmente si radicano e calano nell’Abbazia di Valserena, dando vita ad un bosco surreale.
Sissi ha attinto direttamente ai fondi Moda presenti all’interno della sezione Media dello Csac, scegliendo fra i materiali di Cinzia Ruggeri, Brunetta e Krizia.
Nella prima fase del progetto biennale, Sissi aveva già prodotto, in collaborazione con le aziende Equipage, Maglificio Nuova Ester del Gruppo Imprese Artigiane di Parma e con Parmamoda, tre abiti scultura, esposti nel 2021 a Palazzo Pigorini nella sezione “Corpi e processi” della mostra dello CSAC Design! Oggetti, processi, esperienze. Sissi realizza abiti che fungano come strumenti di rilettura del proprio passato personale, li costruisce come una narrazione dai caratteri biografici. Gli abiti scultura realizzati da Sissi (Il Cappotto Biomorfo, l’Abito Antelamato e la Tuta Linguale) sono il prodotto di un’attenta analisi sui figurini e sulla poetica delle tre stiliste a cui fa riferimento. In occasione della mostra, Sissi espone per la prima volta anche la serie di disegni Vestirsi nel tempo, realizzati appositamente per la pubblicazione del volume Abitolario: esistenza enciclopedica dell’abito nel verso linguisticato (Il Poligrafo, 2021), nata nell’ambito di “STORIE DI FILI”.
All’interno degli ambienti dell’archivio CSAC sono esposti e visibili al pubblico alcuni documenti progettuali presenti all’interno dei fondi da cui le artiste hanno tratto ispirazione: Walter Albini, Archizoom Associati, Atelier Farani, Gabriele Basilico, Brunetta, Cioni Carpi, Carla Cerati, Mario Cresci, Sorelle Fontana, Cinzia Ruggeri, Mimmo Jodice, Krizia, Dorothea Lange, Eva Marisaldi, Moschino, Bruno Munari, Marcello Nizzoli, Man Ray, Sartoria Farani, Ettore Sottsass jr. e Luigi Veronesi.
Per l’occasione è stato pubblicato il libro Storie di fili, edito da Il Poligrafo, al cui interno sono pubblicati i testi di Cristina Casero (Università di Parma), Giovanni Maria Conti (Politenico di Milano), Marina Gorreri (Musei dell’Università di Parma), Valentina Rossi (Università di Parma), Francesca Sandrini (Fondazione Museo Glauco Lombardi) e Francesca Zanella (Università degli Studi di Modena e Reggio Emilia). Il volume raccoglie una conversazione tra le due curatrici e le artiste, nonché la testimonianza dei partner del progetto: Parmamoda, Equipage, Maglificio Nuova Ester e Cooperativa Eidè.
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